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Economia Meldola

Irst, a fine anno scade il contratto nel settore Ricerca. I sindacati: "Stipendi da 1.300 euro, valorizzare il personale"

Così i sindacati: "Occorre evitare che si perdano professionalità e l’unica strada possibile è quella di una importante valorizzazione del personale tanto in termini economici quanto di stabilità contrattuale"

Il 31 dicembre scadrà il contratto triennale che interessa i dipendenti del settore Ricerca e Tecnostruttura Irst Irccs “Dino Amadori” di Meldola. Lunedì si è tenuta, in conformità con le misure anti Covid-19, la prima assemblea di istituto a cui hanno partecipato oltre 80 persone. "L’ampia partecipazione testimonia l’interesse e l’importanza di questo rinnovo per il personale coinvolto - esordiscono i sindacalisti Monica Collari (Fp Cgil), Maria Antonietta Pedrelli (Cisl Fp Romagna e Michele Bertaccini (Uilfpl) -. Dall’incontro sono emerse chiarissime posizioni e necessità da parte delle lavoratrici e dei lavoratori. È tempo per l’istituto di investire con forza nella valorizzazione del proprio personale".

Proseguono i sindacalisti: "La situazione dell’Istituto meldolese non è certamente tra le più critiche nel panorama nazionale, al contrario, per quanto riguarda gli aspetti contrattuali della ricerca, poggia su scelte valide e condivise che hanno portato nel tempo prima all’abbandono di forme contrattuali atipiche a favore di corretti rapporti da dipendente e poi ad una continua e positiva politica di stabilizzazione del personale precario. Ad oggi, però, la maggioranza del personale ha un inquadramento a cui corrisponde uno stipendio che difficilmente supera i 1.300 euro mensili, inoltre tutto il personale afferente a tale contratto ha conseguito titoli di formazione universitaria e post universitaria e molte lavoratrici e lavoratori percepiscono questo trattamento economico da molti anni. È inutile dire come simili cifre per un personale con così elevate specializzazioni e competenze di nicchia, spesso difficilmente individuabili nel territorio nazionale, che mirano ad obiettivi così socialmente e umanamente importanti come la lotta alle malattie oncologiche, gridano profonda vendetta.

"Il tema rinnovi ha certamente ragioni ben più ampie e di carattere nazionale, ma ad oggi vi sono tutte le possibilità per l’Istituto di investire per un complessivo piano di valorizzazioni e stabilizzazioni del proprio personale soprattutto per arrestare il continuo esodo di personale altamente specializzato, su cui è stato fatto un importante investimento, anche economico, verso altre strutture sia pubbliche che private - continuano Collari, Pedrelli e Bertaccini -. Non vi è solo una ragione di “giustizia” nei confronti di professionisti che meritano maggiore riconoscimento".

"Occorre avere ben chiaro che l’istituto meldolese oggi, e domani più che mai, vedrà una forte concorrenza da parte di altre realtà, tanto pubbliche quanto private, che potrebbero risultare più attrattive tanto per il personale tecnico quanto della ricerca - concludono -. Occorre evitare che si perdano professionalità e l’unica strada possibile è quella di una importante valorizzazione del personale tanto in termini economici quanto di stabilità contrattuale".

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