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Economia

La rivista "Terra del Buon Vivere" onora il bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi

Un’ampia sezione dedicata al forlimpopolese più noto nel mondo, al suo celebre manuale e al confronto tra cucina italiana e francese, è stata curata da Laila Tentoni, Alberto Capatti, storico dell’alimentazione

È stato presentato venerdì il secondo numero di" Terra del Buon Vivere, Forlì, la Romagna, il mondo" - la pubblicazione fa parte delle azioni di marketing territoriale promosse da Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e da Civitas srl con il contributo di Intesa Sanpaolo - pubblicato in italiano e inglese e dedicato alla Romagna e ai suoi valori: la bellezza, il gusto, la convivialità e la storia ma anche l’attenzione al futuro e alla sostenibilità e l’apertura al confronto con altri popoli e culture. Per rendere omaggio a Pellegrino Artusi in occasione del bicentenario della nascita, questo numero ha come filo conduttore la cultura del cibo e si apre con una selezione di immagini del fotografo americano Steve McCurry che, in occasione della sua mostra presso i Musei San Domenico di Forlì, hanno permesso di conoscere i tanti modi diversi con cui il cibo viene prodotto, distribuito, trasformato e consumato nelle varie regioni del mondo.

I testi su Steve McCurry e sulla mostra di Forlì sono di Mario Calabresi, giornalista e scrittore e Fabio Lazzari, che è anche condirettore della rivista, con un intervento dell’economista Raj Patel ospite della edizione 2019 del Festival del Buon Vivere.  Dalla dimensione globale delle immagini di McCurry, il viaggio approda a Forlimpopoli, città natale di Artusi, in cui il messaggio e i valori del grande Pellegrino vengono conservati e tutelati ma anche diffusi nel mondo grazie all’attività congiunta delle istituzioni locali e del centro di cultura Casa Artusi a lui dedicato. Gli approfondimenti sono affidati a Laila Tentoni, Presidente di Casa Artusi, e Paolo Rambelli, giornalista e docente universitario.

Un’ampia sezione dedicata al forlimpopolese più noto nel mondo, al suo celebre manuale e al confronto tra cucina italiana e francese, è stata curata da Laila Tentoni, Alberto Capatti, storico dell’alimentazione e della gastronomia e Massimo Montanari, docente universitario ed esperto di cultura del cibo, con una nota sull’archivio artusiano di Antonio Tolo, responsabile della bilioteca “Pellegrino Artusi”. E da Forlimpopoli si va verso il mare, verso quella riviera che tanto ha contribuito a far conoscere e apprezzare l’ospitalità romagnola e che tra le sue bellezze annovera Cesenatico, borgo marinaro in cui arte e ospitalità si fondono al lavoro dei pescatori che, ogni giorno, chiedono al mare il dono prezioso di una pesca generosa e di qualità. Qui i testi di Bianca Sestini e Maria Suzuki tracciano un inedito asse “Cesenatico-Tokyo” partendo dal porto della città romagnola e arrivando al mercato ittico più grande del mondo.

Il viaggio intorno al cibo si conclude con un ideale attraversamento della Romagna dal mare agli Appennini a cura della giornalista Laura Giorgi, alla scoperta di eccellenze territoriali tradizionali, come la pasta, la piadina e i prodotti della terra e degli allevamenti, a cui si aggiungono elementi di novità, come lo zafferano, di riscoperta, come i vini di montagna, e di particolare valore etico e sociale come la collaborazione tra produttori della Val Bidente e IRST.  Così la dimensione culturale e multidisciplinare del cibo assume evidenza e senso e ci mostra come esso diventa elemento in grado di condizionare, modificare e plasmare il territorio e coloro che lo abitano o lo visitano, dal paesaggio al modo di essere, dalla dimensione dell’ospitalità e del gusto fino agli aspetti sociali ed economici della sostenibilità, della salute e del lavoro.

Il secondo numero di Terra del Buon Vivere si chiude con un omaggio – a cura dell’esperto d’arte Davide Ferri - ad un altro grande personaggio di origini romagnole, Giuseppe Verzocchi, imprenditore e mecenate che seppe raccogliere nell’arco di pochi anni una collezione di pittura ispirata proprio al tema del lavoro, coinvolgendo nella sua impresa quasi tutti i più grandi artisti italiani del secondo dopoguerra. 

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