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Oreficeria, l'Italia entra a far parte del trattato di Vienna: meno barriere all'export per 100 imprese locali

Una volta ratificato l’ingresso, l’applicazione del trattato si tradurrà in minori oneri e barriere all’esportazione per le 7.500 imprese italiane del settore orafo, circa 100 quelle interessate del territorio della Camera di Commercio della Romagna

L’Italia sarà il 22esimo Stato a far parte della Convenzione di Vienna, che ha per oggetto il controllo e la punzonatura degli oggetti in metallo prezioso, e che è un importante strumento di semplificazione delle procedure doganali. Gli Stati aderenti alla Convenzione, infatti, consentono la libera immissione sul proprio mercato dei prodotti orafi senza richiedere ulteriori controlli o marchiature, purché riportino impresso un determinato simbolo che è il Marchio Comune di Controllo (CCM). Per l’Italia il CCM sarà apposto dai Laboratori del Saggio Metalli preziosi del sistema delle Camere di commercio.

Il complesso iter di adesione dell’Italia alla Convenzione di Vienna, che ha per oggetto il controllo e la punzonatura degli oggetti in metalli preziosi, è ormai giunto al traguardo e l’Italia è stata ufficialmente invitata ad aderire al trattato - in vigore dal 1975 - da tutti gli Stati membri. Il nostro Paese sarà il 22esimo Stato a partecipare all’accordo, assieme a: Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Svizzera.

Una volta ratificato l’ingresso, l’applicazione del trattato si tradurrà in minori oneri e barriere all’esportazione per le 7.500 imprese italiane del settore orafo, circa 100 quelle interessate del territorio della Camera di Commercio della Romagna. Il gioiello di provenienza italiana transiterà dalle dogane dei paesi membri senza ulteriori controlli o marchiature, purché visivamente si presenti conforme alle prescrizioni della Convenzione. Ma il beneficio per le imprese esportatrici, non riguarderà esclusivamente il pur vasto mercato rappresentato dai paesi firmatari: il sistema di controllo “sul singolo oggetto” previsto dalla Convenzione, così come la solidità della organizzazione degli Stati membri che vigila sul rispetto degli accordi, sono elementi presi favorevolmente in considerazione anche da altri paesi: si pensi che anche l’Italia riconosceva la libera circolazione agli oggetti marchiati secondo la Convenzione di Vienna, pur non facendone parte.

"L'Italia ha una forte tradizione orafa, con una valenza internazionale molto rilevante, con distretti importanti come Vicenza, Arezzo e Valenza. Anche la Romagna, con le sue 100 aziende è fortemente interessata da questo accordo che consente un notevole passo avanti verso semplificazione e sburocratizzazione - commenta Fabrizio Vagnini, vice presidente della Camera di commercio della Romagna -. Il settore orafo italiano, infatti, è fortemente concentrato sulle esportazioni: l’80% del fatturato delle imprese orafe deriva dall’export, e l’adesione alla Convenzione in prospettiva dovrebbe garantire importanti risparmi sui tempi e sulle modalità di esportazione. Il sistema Camerale si sta preparando da tempo per supportare le aziende del territorio, organizzando il servizio di marcatura e prevedendo un adeguato servizio di assistenza”.

Qual è il contenuto del trattato?

Il documento stabilisce che tutti gli oggetti in metallo prezioso provenienti da uno stato membro, riportino impresso un determinato simbolo che è il Marchio Comune di Controllo (CCM), indicante la percentuale di metallo prezioso di cui è composto (titolo della lega, espresso in millesimi). Il marchio viene apposto solo in seguito al controllo da parte di un “ufficio del saggio”, organismo indipendente istituito presso ciascuno stato membro allo scopo di analizzare la composizione degli oggetti. Per l’Italia il CCM sarà apposto dai Laboratori del Saggio Metalli preziosi del sistema delle Camere di commercio, e sarà accompagnato dal “marchio dell’ufficio del saggio”, che riporta l’immagine di profilo della testa dell’Italia turrita. In questo modo il laboratorio camerale “metterà la propria firma”, garantendo la corrispondenza del contenuto di metallo prezioso presente in ciascun oggetto rispetto al titolo dichiarato.

Il settore orafo italiano è fortemente concentrato sulle esportazioni: l’80% del fatturato delle imprese orafe deriva dall’export, e l’adesione alla Convenzione in prospettiva dovrebbe garantire importanti risparmi sui tempi e sulle modalità di esportazione. Il sistema Camerale si sta preparando da tempo per supportare le aziende del territorio, organizzando il servizio di marcatura e prevedendo un adeguato servizio di assistenza.

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