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Economia

"Più risorse a favore degli investimenti": le richieste di Confartigianato

La quota di cittadini italiani soddisfatti è dei servizi pubblici è del 25%, meno della metà del 54% della media europea

Confartigianato lancia un appello agli amministratori "la politica economica, anche in questa fase difficile, deve guardare lontano. Per sostenere l’economia italiana serve una politica fiscale espansiva che, per contenere il rapporto debito/PIL, massimizzi il tasso di crescita, focalizzando le risorse a favore degli investimenti". Scrive il presidente dell'associazione, Luca Morigi: "L’analisi dell’ufficio studi evidenzia la necessità di interventi fiscali con una composizione degli interventi caratterizzata da una consistente presenza di investimenti pubblici e di incentivi agli investimenti privati, con un elevato moltiplicatore fiscale, in grado di accelerare il tasso di crescita, condizione necessaria per garantire la vitalità del sistema produttivo".

"Interventi sbilanciati sulla spesa corrente, associati a un basso profilo della crescita economica, non porterebbero il rapporto debito/Pil in un sentiero di discesa e, al termine del programma di acquisti della Bce, dopo l'impegno delle risorse di Next Generation Ue e la disattivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di Stabilità e Crescita, aumenterebbe il rischio di una nuova crisi del debito, molto più grave di quella scoppiata nel 2011 - aggiunge -: l’aumento del costo del debito accompagnato da politiche fiscali restrittive spingerebbe l’economia italiana in una spirale recessiva. Senza sottostimare l'impatto dell'attuale crisi: la crescita del debito pubblico è senza precedenti e nel 2020 salirà al 158% del PIL, in prossimità del massimo storico dall’Unità d’Italia. Solo nei primi nove mesi del 2020 il debito della Pubblica amministrazione è salito di 172,6 miliardi di euro, alla velocità –  impressionante – di 7.293 euro al secondo".

Per Confartigianato “per garantire una vitale accelerazione della crescita dell'economia italiana, vanno migliorate le condizioni di competitività delle imprese, allineando alle rispettive medie europee i costi amministrativi e i tempi necessari accedere ai servizi pubblici, gli oneri fiscali e contributivi e i prezzi delle commodities energetiche, sui quali grava una più elevata tassazione". Analizza ancora Morigi: "In ambito europeo il nostro Paese si colloca al 5° posto per pressione fiscale e con la recessione registra un ulteriore ampliamento dello spread di pressione fiscale: il divario si era quasi completamente chiuso (0,3 punti) nel 2018, si è ampliato a 1 punto nel 2019 per dilatarsi fino a 1,6 punti nel 2020. L’Italia, secondo la comparazione internazionale del rapporto Doing Business 2020 della Banca Mondiale, è al 58° posto nel mondo per facilità di fare impresa e al 23° posto tra i 27 paesi dell’Unione europea. Pur a fronte di un alto prelievo fiscale, il nostro Paese precipita, secondo l’ultima rilevazione di Eurobarometro, alla 26esima posizione per la qualità dei servizi pubblici; nell’Unione solo la Grecia fa peggio. La quota di cittadini italiani soddisfatti è dei servizi pubblici è del 25%, meno della metà del 54% della media europea".

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