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Pasqua da tutto esaurito nei ristoranti, ma c'è carenza di personale. "Bisogna agire sul cuneo fiscale"

L'APPROFONDIMENTO - Manca la forza lavoro. Approfondimento con Alberto Zattini, direttore di Ascom-Concfcommercio

Camerieri di sala, cuochi di ristorante e aiuti cuoco, banconieri di bar e di gelateria. Sono solo alcune delle figure che il settore Alimentazione ha difficoltà nel trovare. Il tutto mentre si registra una netta crescita nelle frequentazioni di bar e ristoranti. E la Pasqua ne è un esempio. "I pubblici esercizi hanno avuto un riscontro assolutamente imprevedibile e impensabile - rimarca Alberto Zattini, direttore di Ascom-Concfcommercio -. Le prenotazione sono andate ben oltre il livello pre-pandemia. C'è tanta voglia di socialità, di frequentarsi e di vivere quella normalità che la pandemia ci aveva portato via tra il 2020 e il 2021. Sono tantissimi i ristoranti che hanno dichiarato il tutto esaurito quattro settimane prima delle festività. È un segnale di straordinaria importanza. Erano anni che il settore dei pubblici esercizi non riscontrano questi numeri".  

Tuttavia, come già comunicato da Confcommercio, c'è un aspetto negativo: quello della difficoltà nel reperire manodopera
"Un segnale di controtendenza c'è stato, come ha comunicato il presidente di Fipe Confcommercio Forlì, Andrea Zocca, ma la situazione resta molto complicata. Mancano tanti lavoratori nel mondo della ristorazione e difficilmente si trovano".

Quali sono le figure più difficili da reperire?
"Prevalentemente camerieri".

Ma a cosa sono dovute queste difficoltà nel trovare la forza lavoro?
"Dalle testimonianze degli imprenditori del settore emerge in particolar modo che chi si presenta ai colloqui non sarebbe troppo propenso a lavorare nei fine settimana. Poi c'è un altra questione da considerare".

Quale?
"C'è da capire se il reddito di cittadinanza sia effettivamente un deterrente all'occupazione. La carenza della forza lavoro infatti non riguarda solo il settore dei pubblici esercizi. E c'è anche un aspetto da non sottovalutare nell'analisi".

Vale a dire?
"Nell'ultimo periodo il dato delle dimissioni volontarie, vale a dire di persone che decidono di lasciare il posto di lavoro, è in forte crescita. E' un fenomeno che va analizzato. Probabilmente dietro tutto ciò vi possono essere anche motivazioni di carattere psicologico, riconducibili anche alla pandemia. Dopo esser limitati nelle attività sociali, la gente vuole godersi più il tempo libero e la libertà, abbandonando anche con facilità un posto di lavoro nella speranza di trovarne uno migliore senza preoccuparsi di cosa fare domani". 

Oltre a questi aspetti, anche la retribuzione può incidere sulle scelte. Non trova?
"Non credo. Quello di Confcommercio dei pubblici esercizi è uno dei contratti migliori per la categoria, che prevede quattordici mensilità, maggiorazioni nei giorni festivi e nelle ore notturne. Economicamente garantisce quindi un'adeguata retribuzione al lavoratore. E' ovvio tuttavia che l'inflazione sta erodendo il potere d'acquisto. Ritengo che il contratto dei pubblici esercizi sia quindi solo un alibi". 

Ci può essere tuttavia qualche imprenditore che cerca degli escamotage, offrendo retribuzioni fuori busta per ore lavorative in più
"Confcommercio è per la legalità. Sono operazioni che assolutamente non assecondiamo. Ricordiamoci però che il fiume è sempre fatto di due sponde. Mi spiego meglio. Se ci sono situazioni di questo tipo è perché sono concordate e negoziate dalle parti. C'è chi si presenta ai colloqui rifiutando un contratto di lavoro in regola perché si percepisce la pensione, si è a carico di un familiare oppure fruisce del reddito di cittadinanza. Fortunatamente si tratta di operazioni marginali, come emerge dai rapporti della Guardia di Finanza e delle istituzioni". 

Quali possono essere delle soluzioni per accontentare imprenditori e forza lavoro?
"Bisogna agire sul cuneo fiscale se vogliamo rilanciare i consumi e l'economia. Faccio un esempio: se un imprenditore eroga uno stipendio di 1.500 euro, al datore di lavoro costa il doppio. E' una situazione paradossale che scontenta tutti. Inoltre bisognerebbe agire sulle aliquote Iva, andando ad abbassare i prezzi". 

E' a conoscenza di locali che sono stati costretti a ridurre gli orari di apertura perché senza dipendenti?
"Sì, nel comprensorio ci sono stati di questi casi. A fronte della carenza della forza lavoro alcuni ristoratori hanno dovuto agire di conseguenza". 

Previsioni?
"Col ridimensionamento dei costi delle bollette, possiamo aspettarci una diminuzione dei prezzi. Quello che deve cambiare è il costo del lavoro agendo come ho detto sul cuneo fiscale. Bisogna dare più soldi ai dipendenti, sgravando al tempo stesso le imprese".  

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