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Economia

Stop alle aperture domenicali, contrario Marco Di Maio: "Ma servono maggiori tutele per i lavoratori"

Sempre su Facebook, il consigliere comunale del gruppo misto Lodovico Zanetti ha postato il suo personale ddl sulle aperture domenicali

Negozi chiusi o negozi aperti? Ha scavato tantissime opinioni l'annuncio del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, dell'approvazione entro l'anno della legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l'orario che non sarà più liberalizzato. La proposta è quella di non bloccare le aperture domenicali nelle città turistiche, ha chiarito il ministro dell'Agricoltura e del Turismo, Gian Marco Centinaio.

Di Maio è intenzionato ad accelerare la stretta sulla liberalizzazione delle aperture e degli orari nel commercio, introdotta nel 2011 con il decreto 'Salva Italia'. Un plauso è arrivato dai sindacati, da sempre schierati contro la deregolamentazione. Preoccupata, al contrario, è la grande distribuzione organizzata. Rilancia l'allarme occupazione il presidente di Federdistribuzione, l'associazione che riunisce le aziende della distribuzione, Claudio Gradara, secondo il quale si tratta di un provvedimento di cui "non vediamo la necessità e l'opportunità" e di cui "non si capisce la tempestività".

L'intervento di Marco Di Maio

Interviene su Facebook il parlamentare forlivese Marco Di Maio, secondo il quale "un punto di vista che non viene mai considerato in questa discussione è quello di chi lavora abitualmente nei weekend, ma non lo fa in un centro commerciale o in un negozio: baristi, camerieri, forze dell'ordine e operai". L'esponente dem sviluppa il concetto di lavoro domenicale al giorno d'oggi: "Ci sono 3,4 milioni di italiani che lavorano la domenica come dipendenti (non consideriamo i lavoratori autonomi); nella grande distribuzione la domenica si totalizza il 15% del fatturato settimanale; alla domenica si realizzano 24,5 milioni di ore lavorate in più complessivamente e 400 milioni di euro di compensi aggiuntivi. Tutto questo in ragione del fatto che la domenica fanno acquisti 19 milioni e mezzo di italiani. Anche perché per molti di loro, negli altri giorni, è difficile farlo tra impegni professionali e gestione familiare". 

Prosegue il deputato forlivese nel suo ragionamento: "Se si impedisce per legge di aprire le attività commerciali la domenica, c'è da attendersi un calo di fatturato probabilmente (il che sarebbe un problema relativo se non comportasse altre conseguenze), minor indotto, meno occupazione. Con il “grazie” dei grandi operatori del commercio sul web che diventerebbero il rifugio per chi non riesce a fare acquisti nel resto della settimana". Marco Di Maio si dice così "contrario a vietare per legge le aperture domenicali nel settore del commercio (perchè non lo si dovrebbe fare anche per altri settori? Non sono tutti uguali i lavoratori?), perchè sarebbe un regalo bello e buono a chi già oggi è il principale concorrente dei nostri commercianti: i grandi operatori del commercio on-line. E non risolverebbe i problemi che ci si illude di risolvere impedendo il lavoro domenicale. Sono iper-convinto, invece, che servano una regolamentazione chiara e soprattutto maggiori tutele per i lavoratori. Turni obbligatori, indennità, garanzie e un salario minimo legale sotto al quale nessun lavoratore può essere pagato. Perché diciamo la verità: non è lavorare la domenica - che pure non non piace a nessuno - a togliere dignità al lavoro, ma piuttosto che lo si faccia per una manciata di euro come avviene per troppe persone in troppi settori".

Il "ddl Zanetti"

Sempre su Facebook, il consigliere comunale del gruppo misto Lodovico Zanetti ha postato il suo personale ddl sulle aperture domenicali. "Articolo 1 - scrive -: chiunque abbia una attività commerciale al netto del rispetto della giornata di riposo settimanale, se non utilizza dipendenti, può stare a piacimento chiuso o aperto quando preferisce (tipo i musulmani venerdì, gli ebrei il sabato, i cattolici la domenica, atei e agnostici a tiramento). Articolo 2: "Se si usano dipendenti, a meno che la natura del ruolo (pompieri, baristi, poliziotti e medici) non lo imponga. Il lavoro domenicale deve essere volontario, e la cacciata dal lavoro per mancata adesione a tale mansione costituisce licenziamento senza giusta causa con obbligo di reintegra. Articolo 3: Il salario minimo del lavoro domenicale è il doppio di quello standard. Tale misura può essere aumentata da trattative aziendali a piacimento, ma non ridotta. Per i giorni come Natale e Pasqua si riconosce una tariffa pari a 3 volte quella standard".

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