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Economia

Ripresa economica e tutela dell’ambiente, Confartigianato: "Una sfida possibile"

Luca Morigi, presidente di Confartigianato Forlì chiarisce qualche dato: "Dallo studio emerge quali siano gli interventi per ridurre i consumi energetici"

In Emilia-Romagna su 88.826 micro e piccole imprese, sono ben 57.388 (pari al 64,6%), quelle che, nell’ultimo anno, hanno ridotto l'impatto ambientale. Il dato evidenziato dal report dell’Ufficio Studi di Confartigianato nazionale è stato raccolto alla luce di Next Generation EU, un intervento europeo che mobilita risorse per 750 miliardi di euro, di cui 500 come sovvenzioni e 250 come prestiti accordati agli Stati membri. Il piano degli interventi, oltre a riparare i danni economici e sociali della pandemia, mira a garantire un’Unione europea “climaticamente neutra, digitale, sociale".

Per l’economia italiana le sfide di un recupero da un crisi senza precedenti si legano a quelle associate alla difesa dell’ambiente e alle conseguenze dei cambiamenti climatici. In questa prospettiva è di particolare rilevanza l’orientamento delle imprese alla sostenibilità ambientale. Su un universo di un milione di imprese con 3 e più addetti, esaminato nella rilevazione dell’ultimo censimento permanente delle imprese, vi sono 688mila aziende (pari al 66,6% del totale) che svolgono una o più azioni finalizzate a ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività.  Le micro e piccole imprese presentano una propensione alle azioni green del 66,3%, praticamente 7 su 10. 

Luca Morigi, presidente di Confartigianato Forlì chiarisce qualche dato: "Dallo studio emerge quali siano gli interventi per ridurre i consumi energetici. Per esempio il 39,5 % delle micro e piccole imprese che riducono l’impatto ambientale ha installato macchinari e/o impianti più efficienti, che limitano il consumo energetico e in particolare il 31,9% lo ha fatto senza usufruire di incentivi; il 12,6% ha scelto l’isolamento termico degli edifici e/o la realizzazione di edifici a basso consumo energetico e il 9,2% ha sostenuto la spesa in assenza di incentivi". Più contenuta la quota di imprese fino a 50 addetti impegnate nella produzione di energia da fonte rinnovabile elettrica (6,9%) o termica (4,5%) e nella realizzazione di impianti di cogenerazione, trigenerazione e/o per il recupero di calore (2,6%). Per queste iniziative, circa la metà degli investimenti è stata effettuata grazie all’erogazione di incentivi. Il 4,5% delle imprese del target, nel triennio 2016-2018, ha acquistato automezzi elettrici o ibridi, a fronte di una quota di immatricolazioni per questa tipologia di veicoli del 3,9% nel 2018.

Continua Morigi: "La raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti hanno un peso determinante per l’86,8% delle imprese; seguono, indicati da oltre una impresa su due, il contenimento dei prelievi e dei consumi di acqua (60,3%) la gestione dei rifiuti finalizzata al contenimento e controllo di inquinanti (58,0%), il risparmio del materiale utilizzato nei processi produttivi (52,7%). Altri interventi sono realizzati da quote significative di micro e piccole imprese, in particolare quelli relativi al contenimento dell’inquinamento acustico e/o luminoso (44,2%), alla riduzione delle emissioni atmosferiche (33,8%) e dell’utilizzo di materie prime (21,1%), al trattamento delle acque di scarico finalizzato al contenimento e controllo di inquinanti (20,5%) e al riutilizzo e riciclo delle acque di scarico (7,8%)".

Conclude il presidente: "La sensibilità ambientale è sempre più diffusa, le motivazioni si legano sia alla reputazione, indicata dal 31,9% del campione, sia al desiderio di fare qualcosa per la comunità in cui l’azienda opera, sottolineata dal 16,5% delle realtà; interessante notare che viene valutato residuale il vantaggio per tassazione o sussidi specifici (5%)".

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