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Economia

Ristoranti e bar, caduta libera dei ricavi: Confcommercio lancia l'allarme: "Si prospetta un futuro di grande incertezza"

A fotografare la situazione è il Centro Studi di Fipe-Confcommercio Forlì, Federazione Italiana Pubblici Esercizi

Cresce la preoccupazione tra i titolari di pubblici esercizi in vista del prossimo autunno. Se i flussi turistici interni hanno consentito alle attività delle località costiere di contenere i costi, registrando in alcuni casi il “tutto esaurito” che ha perlomeno salvato la stagione, altrettanto non si può dire per i locali dell’entroterra forlivese. I numeri complessivi incassi al mese di agosto , lasciano pochi dubbi: la flessione media dei ricavi nei pubblici esercizi forlivesi,  rispetto al 2019, si attesta sul 46% con picchi che hanno raggiunto ben il 65%. A fotografare la situazione è il Centro Studi di Fipe-Confcommercio Forlì, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che ha analizzato tutti i comparti di riferimento comparando i ricavi, di circa 30 pubblici esercizi forlivesi, da gennaio ad agosto del 2019 con i ricavi dello stesso periodo del 2020.

Le perdite maggiori in termini di volumi si registrano per ristoranti e bar: il campione esaminato ha registrato nel 2019 incassi totali per circa 3,5 milioni di euro mentre nello stesso periodo del 2020 gli incassi hanno di poco superato la soglia di 1,9 milioni di euro, con una perdita media nel periodo di circa il 46% degli introiti. "Un ragionamento a parte va fatto sul numero complessivo degli occupati che, sempre rispetto al campione esaminato, registrano una media nel periodo di 508 occupati con una flessione di circa il 5% rispetto alla media degli occupati dello stesso periodo dell’anno 2019 (529) - osserva Confcommercio -. Questa marcata differenza tra la flessione negli incassi (46%) confrontata con quella che riguarda il numero degli occupati trova la sua motivazione nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Sono tantissimi infatti gli imprenditori (circa il 60%) che per mantenere immutati i livelli occupazionali, salvaguardando i posti di lavoro esistenti, ha attivato le procedure per accedere alla cassa integrazione". 

"I pubblici esercizi sono uno degli attori principali della filiera turistica e dovrebbero assistere a una crescita della mole di lavoro nei mesi estivi, in particolare ad agosto. Purtroppo quest’anno le cose vanno molto diversamente. L’emergenza sanitaria, le restrizioni e il calo dei flussi turistici hanno inciso, come era prevedibile, in maniera decisa sullo scenario occupazionale - evidenzia il Centro Studi Fipe-Confcommercio -. Il patrimonio di competenze faticosamente accumulato nel corso di anni di lavoro è, mai come ora, a rischio. Dobbiamo necessariamente tutelare un modello di lavoro e, prima ancora, un modello di socialità fondamentale per l’attrattività turistica del nostro Paese. Purtroppo si prospetta un futuro di grande incertezza: con l’arrivo della stagione autunnale-invernale,  gli spazi allestiti all’aperto saranno in gran parte  non più utilizzabili mentre quelli esistenti all’interno del locale, nel rispetto delle regole di distanziamento, potrebbe rilevarsi ampiamente insufficienti per una equilibrata gestione economica del locale. Non di secondaria importanza il ruolo degli ammortizzatori sociali: molte imprese li hanno attivati per mantenere inalterato l’organico ma cosa succedere quando si arriverà alla scadenza del 31.12, peraltro data ultima entro la quale non sono possibili i licenziamenti?".
 

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