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Economia

Primo novembre, i sindacati contro le aperture festive: "Sciopero dei commessi"

Cgil, Cisl e Uil ricordano che "sulla base delle norme contrattuali vigenti, e alla luce delle recenti sentenze della Cassazione potranno rifiutarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività"

Nonostante siano trascorsi otto anni dal decreto "Salva Italia" che eliminò ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali, si continua a discutere sulla necessità di una nuova legge. Per la festività del primo novembre Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs-Uil invitano "i lavoratori del commercio privato e cooperativo e gli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali ad astenersi dal lavoro festivo". Ricordano i sindacati: "Dopo la propaganda da parte dei Governi e le promesse di intervento legislativo,  tenendo conto che ci sono oggi, depositate in commissione, diverse proposte di legge sulla materia, Cgil, Cisl e Uil hanno più volte avanzato proposte di modifica alla attuale deregolamentazione del commercio derivante dal decreto "Salva Italia", coinvolgendo le istituzioni e promuovendo iniziative, mobilitazioni e campagne di comunicazione in occasione delle festività".     

I sindacati chiedono "di porre un limite alle aperture incontrollate che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del commercio; di escludere la possibilità di aprire in occasione delle festività nazionali, restituendo a questi giorni il valore civile e religioso che è patrimonio della nostra storia e della nostra cultura; di restituire agli Enti locali congiuntamente alle parti sociali la prerogativa di definire la regolamentazione delle aperture territoriali; ed infine di riconsegnare agli Enti locali anche la prerogativa di determinare quali e quanti nuovi insediamenti commerciali è possibile avviare, infatti questi anni di liberalizzazioni indiscriminate hanno inevitabilmente contribuito ad aumentare i metri quadri di area vendita generando una concorrenza selvaggia i cui costi si stanno scaricando sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro". Cgil, Cisl e Uil ricordano che "sulla base delle norme contrattuali vigenti, e alla luce delle recenti sentenze della Cassazione potranno rifiutarsi di effettuare prestazioni lavorative in tutte le festività, senza perdere la retribuzione e incorrere in alcuna sanzione".

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