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Sciopero generale contro la legge di bilancio, Cgil e Uil compatti: "Fisco e previdenza, servono risposte concrete"

La mobilitazione riguarderà l'intero mondo del lavoro ad esclusione della sanità e degli appalti in sanità impegnati nella campagna vaccinale e nella gestione dell'emergenza

Cgil e Uil si preparano a scendere in piazza contro la legge di bilancio. Le due sigle sindacali invitano i lavoratori a scioperare, astenendosi dal lavoro il 16 dicembre. Inoltre Cgil e Uil di Forlì saranno a Roma: per prenotare il posto sul pullman telefonare è possibile contattare la Cgil al numero 0543453711 (partenza dal Palafiera alle 2.30) o la Uil 0543710011 (con partenza alle 3 dal Palafiera).

I sindacati, spiegano i segretari generali di Cgil e Uil Maria Giorgini ed Enrico Imolesi, chiedono "risposte concrete in particolare sul fisco e sulla previdenza, ma anche sulle promesse fatte in riferimento alla non autosufficienza, al contrasto alle delocalizzazioni e su una chiara piattaforma che chiede stabilità in un mercato del lavoro fortemente precario che penalizza in particolare i giovani e le donne".

La mobilitazione riguarderà l'intero mondo del lavoro ad esclusione della sanità e degli appalti in sanità impegnati nella campagna vaccinale e nella gestione dell'emergenza. Lo sciopero è confermato e sarà posta attenzione ai settori segnalati dall'Autority sui servizi pubblici essenziali. Entrano nel dettaglio Giorgini ed Imolesi: "Sul fisco siamo davanti ad una manovra iniqua, la rimodulazione dell'Irpef proposta dal Governo non risponde ai bisogni dell’85% di lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate che hanno un reddito che non supera i 35.000 euro e da questa riforma prenderanno solo le briciole mentre saranno i redditi più alti a beneficiare della riduzione delle aliquote".

"Sulle pensioni chiediamo l’aumento delle risorse previste per la previdenza non è accettabile un ritorno alla Fornero, non è accettabile condannare i giovani ad andare in pensione a 71 anni di età - continuano i sindacalisti -. Il sindacato confederale da tempo chiede al Governo una vera riforma della previdenza che, superando l’impianto della legge Fornero, renda più equo e solidale il sistema. Quota 102 è una misura inutile , è necessario allargare la platea dei lavori gravosi e usuranti sia per l’Ape sociale che per i Precoci, bisogna abbassare il requisito contributivo per accedere all’Ape sociale per le attività gravose dai 36 ai 30 anni, a partire dall’edilizia e dall’agricoltura, bisogna riconoscere ai disoccupati di lunga durata la possibilità di accedere all’Ape sociale e alla norma sui Precoci, bisogna consentire alle donne di accedere alle prestazioni con requisiti più favorevoli e che riconoscano il lavoro di cura e la maternità".

"Sulla sanità l’incremento previsto del Fondo Sanitario Nazionale non è sufficiente - attaccano -. La pandemia ci insegna che servono più risorse per sostenere e strutturare l’assistenza sanitaria territoriale, per ridurre le liste d’attesa e per garantire in tutto il paese l’accessibilità ai servizi pubblici e il diritto alla cura. Corriamo il rischio del default in sanità. E’ quindi inaccettabile il taglio dell’Irap alle imprese, una misura che nuovamente penalizza la sanità regionale. Anche sulla non autosufficienza tante promesse ma senza risorse. Serve subito una legge quadro per dare risposte alla fascia di popolazione anziana e alle famiglie che necessitano di servizi pubblici e di qualità".

"Infine un accenno ad un grande tema - proseguono -: Abbiamo chiesto una legge contro le delocalizzazioni, basta dare soldi pubblici alle imprese (dal 2015 al 2021 hanno ricevuto sgravi per 185 miliardi di euro ) senza vincolarle al rispetto dei contratti e degli investimenti sul nostro territorio. E’ necessario creare un quadro di politiche industriali e di sviluppo in grado di frenare i processi di delocalizzazione e di deindustrializzazione del Paese, investendo per affrontare le transizioni ambientale, energetica, digitale, tutelando il lavoro. Il lavoro che si genera è quasi tutto precario. Diciamo basta con tempi determinati di breve o brevissima durata, finti stage e tirocini che sostituiscono lavoro, lavoro autonomo occasionale senza alcuna copertura contributiva. Occorre valorizzare il lavoro buono e stabile. Le donne stanno pagando, ancora una volta, un prezzo troppo alto: bassi tassi di occupazione, part time involontario, gap salariale".

"Occorrono misure specifiche per ridurre i gap e sostenere l’occupazione femminile e giovanile - concludno -. Serve una riforma del mercato del lavoro per abbattere la precarietà vero male di questo paese e rilanciare con forza il potere d’acquisto di salari e pensioni, anche attraverso i rinnovi di tutti i contratti pubblici e privati ancora in attesa di risposte, intervenendo per contrastare il dumping contrattuale".
 

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