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"Mercoledì non accettiamo i buoni pasto": le ragioni della protesta di bar, ristoranti e supermercati

A questa iniziativa aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata

"Mercoledì 15 giugno non accettiamo i buoni pasto". E' il cartello che è comparso in questi giorni in molti supermercati della città. Si tratta dell'iniziativa messa in campo da FederDistribuzione, che ha deciso di mettere in campo questa forma di protesta per far arrivare alle istituzioni l’appello per una strutturale riforma di un sistema che, per via di commissioni al 20%, non è più considerato economicamente sostenibile. A questa iniziativa aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata.

In sostanza per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare, il ristorante o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati gli oneri di gestione e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%. In poche parole, ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro. Nel Forlivese, stando ai dati sommari a disposizione della Confcommercio, circa l'80% dei pubblici esercizi accetta i buoni pasto. "Vogliamo difendere questo importante strumento per i lavoratori e renderlo sostenibile - si legge nella motivazione della protesta -. Chiediamo una riforma del sistema dei buoni pasto che ci consenta di continuare ad offrire questo servizio". 

La Fipe Confcommercio ha sottoscritto, assieme ad altre associazioni, un manifesto nel quale chiede la riforma del sistema dei buoni pasto. Due i punti fondamentali: la salvaguardia del valore nominale dei titoli - un buono da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente - e la definizione di tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici.  Per il direttore Alberto Zattini, si tratta di una protesta "giusta e legittima. Una battaglia che facciamo per tutelare gli interessi delle imprese forlivesi ma anche per salvaguardare gli utenti utilizzatori dei buoni pasto".

"Questa tassa occulta che lo Stato scarica direttamente sulle imprese del nostro settore - spiega Andrea Zocca  presidente di Fipe-Confcommercio  Forlì - è inaccettabile. Da anni stiamo lavorando per sensibilizzare le istituzioni chiedendo una radicale modifica del sistema che salvaguardi il valore del buono pasto lungo tutta la filiera, ma finora siamo stati inascoltati. L’adesione allo sciopero di 24 ore indetto per domani cresce di ora in ora ed è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara Consip del valore di 1,2 miliardi di euro".
 

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