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Edilizia e casa, il blocco del Superbonus preoccupa: "Imprese destinate al fallimento e rischio contenziosi"

Sabrina Procicchiani, amministratrice condominiale di Forlì, commenta così la decisione del governo di bloccare i crediti relativi al Superbonus in edilizia

"Trentaquattro mesi e quattro governi sono stati necessari per comprendere che il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura, così come concepiti con il Decreto Rilancio del maggio 2020 non potevano funzionare. Per non parlare delle oltre trenta modifiche apportate alla norma in appena un biennio, segno inequivocabile di una Legge concepita male ed attuata peggio". Sabrina Procicchiani, amministratrice condominiale di Forlì, commenta così la decisione del governo di bloccare i crediti relativi al Superbonus in edilizia.

"In un paese storicamente e tradizionalmente, sin dai tempi degli antichi romani, pieno di “furbetti”, prima di mettere in campo una norma del genere si sarebbero dovuti prevedere gli scenari cui si rischiava di andare incontro, come peraltro puntualmente verificatosi - è l'opinione di Procicchiani -. Seppur animato dalle migliori intenzioni – con occhio attento al rilancio di uno dei poli portanti dell’economia del paese, in un momento di crisi determinato dallo sciagurato avvento della pandemia – il disposto normativo in questione ha subito la miopia di un governo che, sanza tenere conto delle più che fondate osservazioni degli addetti ai lavori, e ignorando totalmente i protagonisti principali, gli amministratori di condominio, non è riuscito a immaginare quanto sarebbe accaduto. E da lì in poi è stato tutto un susseguirsi di modifiche alla normativa nel tentativo di “aggiustare il tiro”".

Col decreto legge numero 11 del 16 febbraio il governo Meloni ha disposto lo stop – con effetti immediati – alle cessioni del credito e allo sconto in fattura per tutti i bonus edilizi esistenti, fatti salvi i procedimenti già iniziati e in corso. Non solo: ha disposto anche il divieto per tutte le Pubbliche Amministrazioni di rilevare dai cessionari i crediti di imposta legati ai vari bonus come già fatto da alcune regioni ed allo studio di altre per compensare con lo Stato propri adempimenti e concedere capienza a banche e intermediari finanziari che sarebbero potute tornare ad accettare crediti disincagliando una situazione ormai bloccata da troppo tempo. "Anche questo era facilmente prevedibile - commenta l'amministratrice condominiale -. La norma sin dall’inizio vietava alle Pubbliche Amministrazioni di fruire dei bonus; non era però previsto per gli Enti Pubblici il divieto di acquistare i crediti. Quindi, nel paese dei “furbetti”, se si trova la porta chiusa si entra dalla finestra".

E adesso? "Imprese destinate al fallimento, crisi occupazionale nel settore (indotto incluso), ma soprattutto rischio concreto di contenziosi a mai finire della cui portata non si riesce neanche ad avere immaginazione. Alla fine gli unici che ci guadagnano sono gli avvocati - attacca Procicchiani -. Nel frattempo l’Europa ci dice che fra 10 anni, nel 2033, non potremo vendere ne affittare gli immobili in "classe energetica E". E solo auto elettriche che dovremo alimentare da qualche parte. Mentre nel 2050 addirittura 0 emissioni. E l’Italia ha preso impegni per la lotta all’inquinamento che mi domando come intende fare, senza una seria riqualificazione degli immobili. Gli italiani non hanno i fondi per questi lavori e se continuiamo così nemmeno per la spesa. E’ necessario un progetto serio che coinvolga almeno i prossimi 10 anni, così da non ingolfare il mercato, che non crei problemi di mancanza di ditte, che spinga ad investire sulla formazione del personale necessario, e che ricostruisca la fiducia fra Stato e cittadini".

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