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Tassa sulle sigarette elettroniche, i rivenditori sono in rivolta

L'ipotesi di una tassa sulle sigarette elettroniche, che potrebbe essere inserita nel decreto sui debiti della Pubblica amministrazione, sta già facendo discutere. Un mercato quello dedicato agli 'svapatori' che si è espanso in maniera impressionante anche a Forlì

L'ipotesi di una tassa sulle sigarette elettroniche, che potrebbe essere inserita nel decreto sui debiti della Pubblica amministrazione, sta già facendo discutere. Un mercato quello dedicato agli 'svapatori' che si è espanso in maniera impressionante anche a Forlì, con quasi una decina di negozi aperti in pochi mesi. Forlitoday ha chiesto un parere al titolare del negozio “Ovale” di Corso Mazzini. Roberto spiega che l'azienda chiede un tavolo di confronto con il governo “perchè se si vuole introdurre una regolamentazione, non può essere unilaterale”.

La proposta di questa novità vorrebbe applicare l'accisa anche su prodotti contenenti nicotina o sostanze sostitutive del consumo di tabacco. “Sembra un controsenso tassare un prodotto che aiuta a smettere di fumare, è molto strano che si colpisca un prodotto che non è un succedaneo del tabacco. Inoltre questo mercato sta diventando trainante nell'economia. A questo punto si darebbe un ingiusto vantaggio alle lobby del tabacco andando a colpire nuovamente gli interessi dei cittadini”.

Il provvedimento generale libera 40 miliardi per i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, all'interno del quale la norma sulle sigarette elettroniche  ha davvero un peso insignificante, potendo contribuire al massimo con qualche milione di euro di gettito. Ma gli addetti ai lavori si preoccupano. Oggi, infatti, sull'acquisto delle ricariche per le sigarette elettroniche viene pagata l'Iva, ma non è applicata l'accisa prevista invece per il tabacco e i prodotti da fumo.

La copertura verrebbe introdotta con un emendamento, presentato congiuntamente dal relatore di maggioranza al decreto (Marco Causi, Pd) e da quello di minoranza (Maurizio Bernardo,Pdl), che prevede un ampliamento degli spazi finanziari che le Regioni avrebbero all'interno del proprio Patto di Stabilità per girare a Comuni e Province con la finalità di pagare investimenti, il cosiddetto 'Patto di stabilità verticale'.

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