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Un anno di coronavirus, Zattini (Confcommercio): "Dissero che si sarebbe risolto in sei mesi. Imprese esasperate"

Così il direttore di Ascom-Confcommercio, Alberto Zattini, che fotografa la situazione del commercio a circa un anno da quando le imprese hanno iniziato a conoscere gli effetti, non solo sanitari, della pandemia

"Siamo purtroppo estremamente preoccupati dal livello di esasperazione di molte nostre imprese che a distanza di un anno dall’inizio della pandemia non chiedono più ristori, non chiedono contributi ma chiedono prima di tutto di poter lavorare, in sicurezza, ma di poter lavorare". Così il direttore di Ascom-Confcommercio, Alberto Zattini, che fotografa la situazione del commercio a circa un anno da quando le imprese hanno iniziato a conoscere gli effetti, non solo sanitari, della pandemia.

"Era il 31 gennaio quando venne proclamato lo stato di emergenza e da più parti arrivavano rassicurazioni rispetto al fatto che tutto si sarebbe risolto in sei mesi - sottolinea Zattini -. Erano i giorni nei quali veniva veicolato il messaggio “andrà tutto bene” che molti di noi  facevano  fatica a comprendere alla luce delle centinaia di morti che causava quotidianamente il virus. Il bilancio ancora oggi è pesantissimo, in primo luogo per le perdite umane subite e per tanta sofferenza. E poi, sul fronte economico, per tante  di imprese che hanno chiuso per sempre e per le molte che sono fortemente a rischio".

Il settore che rappresenta Confcommercio, cioè il terziario di mercato, è quello che sta pagando il prezzo più alto alla crisi Covid. "Tuttavia, a volte, abbiamo l'impressione che non ci sia ancora piena consapevolezza del disastro epocale che stiamo affrontando. A livello locale stimiamo una perdita di ricavi per qualche miliardo di euro - prosegue il direttore di Ascom-Confcommercio -. Tutta la filiera del commercio, turismo e servizi locale  è rimasta travolta da questa crisi,  con gravissime ripercussioni economiche. Per alcuni settori la situazione è addirittura   drammatica e tra questi ci sono i pubblici esercizi (bar e ristoranti) con un meno 35%, gli albergatori con un  meno 62%, il commercio al dettaglio dei prodotti di abbigliamento, calzature (in particolare tutto il settore Moda)  con un  meno 30%  e le Agenzie di viaggio e tour operator  con un meno 65%. Solo per citare alcuni esempi".

Altra problematica che pone in evidenzia Zattini riguarda gli aiuti: "Di fronte a crolli di fatturato così devastanti i ristori finora sono stati insufficienti. E per molte imprese non sono mai arrivati. Il decreto Rilancio del governo basa gli indennizzi solo sul mese di aprile. E i successivi decreti Ristori sono stati legati ai codici Ateco penalizzando diverse attività non riconosciute. Aspettiamo il Ristori Quinquies, che dovrebbero prendere in considerazione le perdite di fatturato del 2020 anche se si parla solo di parziale rimborso dei costi fissi. Se si continuasse sulla strada delle “chiusure forzate”, allora assumono  un ruolo vitale i risarcimenti, un tema che richiede tempestività ed adeguatezza".

Zattini accende i fari su un'altra questione: "In una situazione di emergenza epocale come quella che stiamo vivendo ci preoccupa questo “crisi politica” perchè ogni decisione rinviata rischia di ripercuotersi in modo drammatico sulla vita delle persone. L'appello alla responsabilità di tutti che in passato suonava come un auspicio rituale oggi diventa realmente un'esigenza vitale per il Paese. Nell’incontro con il presidente incaricato Mario Draghi, Confcommercio ha sottolineato la situazione drammatica delle imprese del commercio e della ristorazione, del turismo e della cultura, dei servizi e dei trasporti. Rischiamo la chiusura di un numero enorme di imprese. Quindi ristori tempestivi ed adeguati alle effettive perdite di fatturato e proroga della Cassa Covid senza contribuzione addizionale e senza distinzioni dimensionali. E una rapida campagna vaccini, per ripartire in sicurezza. Gli imprenditori non aspettano che ripartire.
Occorre  far la nostra economia locale".

"Da parte sua il Comune di Forlì, per le categorie maggiormente penalizzate, è intervenuto sia con provvedimenti di  riduzione della fiscalità locale ma anche  con contributi erogati alle imprese - ricorda Zattini -. Un grande segnale di attenzione nei confronti del sistema produttivo locale. Ma senza un deciso sostegno del governo sarà molto difficile rimettersi in piedi. A partire dalle risorse, necessarie  per ridurre o azzerare la pressione di imposte e tributi locali  fino ad arrivare  alla gestione di   un piano di ripresa che sia accompagnato da una stagione di riforme e di spazio a progetti di rilancio di commercio e città, dei trasporti e della accessibilità territoriale, dei servizi e della filiera turistica, dalla cui qualità e sostenibilità dipendo lo stesso Made in Italy".

"L'idea di una Forlì post Covid deve infine coinvolgere tutta la nostra società - conclude -. Come Confcommercio abbiamo dato vita a una campagna “compro sotto casa”, pensata per stimolare i consumi verso le  imprese locali. Tutti noi abbiamo visto, in questo anno, come  sarebbe la città con le luci delle vetrine spente o  con i tavoli dei ristoranti e dei bar vuoti. Se ancora ci piace il nostro mondo, se ancora amiamo le nostre città e se ancora abbiamo desiderio di socialità abbiamo una sola strada: sostenere le nostre imprese, le imprese del nostro territorio".

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