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Spazio a "Un altro Teatro": visioni contemporanee con le migliori compagnie italiane

Da "Societas" a "Bello Mondo": 5 spettacoli di teatro contemporaneo per dare spazio a danza, poesia e drammaturgia moderna

La Stagione Teatrale 2018/19 del Teatro Diego Fabbri di Forlì prosegue nel suo obiettivo e impegno di consolidare, accrescere e valorizzare il Teatro come un punto di riferimento centrale nella vita culturale della città.
Conclusa la prima parte di Stagione, il Fabbri allarga ora il suo dinamismo e i suoi orizzonti con il lancio di una nuova sfida: Un altro teatro, la stagione di teatro contemporaneo.

Un altro teatro ospiterà alcuni dei più pregevoli artisti di caratura nazionale e internazionale, in grado di proporre visioni e ascolti attraverso la danza, la poesia, la scena che si fa soggetto pittorico, le forme più interessanti della nuova drammaturgia. Un teatro che è dunque avventura all’interno dei mezzi espressivi e avventura all’interno di se stessi. Avventura nello spazio-tempo e nella scena allusiva, virtuale, reale del futuro.

I protagonisti di questa avventura: Societas Raffaello Sanzio e Istituto di Ricerca di Arte applicata Societas cui è affidata l’inaugurazione – a ingresso gratuito – lunedì 15 aprile; La Corte Ospitale e Danio Manfredini; Teatro Koreja e la Compagnia Teatropersona di Alessandro Serra; Kepler-452 e Nicola Borghesi; Teatro Valdoca e Mariangela Gualtieri.

Il programma degli spettacoli

L’appuntamento inaugurale di Un altro teatro è affidato a Societas Raffaello Sanzio e Istituto di Ricerca di Arte applicata Societas con Scritto di presentazione di “All’inizio della città di Roma” – Ballo con gli Attori del Corso di Alta Formazione “Il ritmo drammatico” con coreografia firmata da Claudia Castellucci.
La coreografia chiama in causa l’inizio di una delle più estese civiltà europee: quella romana. L’accento, però, è posto sugli albori di un vivere sociale organizzato e non sull’enfasi della conquista territoriale successiva. È qui posta in luce, in termini coreografici, dunque in base a movenze, tragitti e atteggiamenti, la necessità di conoscere il comportamento umano naturale e di porre regole di rispetto verso le persone e le cose in base a un accordo stabile e imparziale. Le decisioni essenziali che originano alcuni moti dell’agire sociale, soprattutto quelli che contraddistinguono le forme iniziali della vita in comune sono qui ripercorse in base a scansioni ritmiche e schematiche di una danza, che sarebbe preferibile chiamare ‘ballo’, per il suo richiamo folklorico di movimento collettivo e comunitario (lunedì 15 aprile ore 21 – ingresso gratuito).

Vocazione de La Corte Ospitale, ideato e diretto da Danio Manfredini, è il viaggio di un artista nelle sue paure, desideri e consapevolezze legati alla pratica del suo mestiere. L’artista prende ispirazione da frammenti di opere teatrali dove protagonisti sono gli attori di teatro e da frammenti del suo stesso repertorio di autore.
Nel microcosmo del palcoscenico, ritrova nella condizione di altri attori che prima di lui hanno preso la strada del teatro, l’inquietudine dell’uomo: paura del fallimento, della follia, desiderio di evasione, domande sulla propria motivazione, vocazione, paura di perdersi nelle dinamiche relazionali umane, di buttare uno sguardo verso il momento del proprio tramonto e il momento dell’addio alla propria passione (venerdì 19 aprile ore 21).

Frame, terzo appuntamento di Un altro teatro portato in scena da Teatro Koreja – in co-produzione con Compagnia Teatropersona - e ideato e diretto da Alessandro Serra, si ispira all’universo pittorico di Edward Hopper. Ogni sua opera è stata trattata come un piccolo frammento di racconto dal quale distillare figure, situazioni, parole. Una novella visiva senza trama e senza finale, una porta semiaperta per un istante su una casa sconosciuta e subito richiusa. Di Hopper interessa la capacità di imprimere sulla tela l’esperienza interiore. Ricrearla in scena. Farla vedere, anche solo per un istante. Nei suoi quadri non vi è alcuna intenzione morale o psicologica, egli semplicemente coglie il quotidiano dei giorni. Opere straordinarie compiute attraverso l’ordinario. Quanto più consuete sono le ambientazioni, abitate da figure semplici, tanto più si rivela la magia del reale… (martedì 30 aprile ore 21).

Dopo Il giardino dei ciliegi – Trent’anni di felicità in comodato d’uso, si rinnova la collaborazione tra ERT Fondazione e Kepler–452 con la nuova produzione F. Perdere le cose, regia di Nicola Borghesi, una seconda foto mossa scattata lungo la via Emilia dalla compagnia bolognese. 
Se nel Giardino dei ciliegi la perdita riguardava un luogo fisico, in questo secondo spettacolo lo smarrimento si fa più ampio, pervasivo. Il fulcro del lavoro di Kepler-452 è, da sempre, il rapporto con la realtà e con i cosiddetti “attori-mondo”, non professionisti del teatro coinvolti sulla scena non in virtù delle loro abilità teatrali, ma in quanto portatori di un mondo, di una storia.
F. Perdere le cose è una nuova indagine intorno a una biografia e un nuovo tentativo di coinvolgere sul palco il protagonista della storia. F., infatti, è un protagonista che non può entrare in scena, che non può nemmeno essere nominato per intero, ma indicato da una sola iniziale puntata: F., appunto. F. è una storia che nasce da un incontro avvenuto ai margini del tessuto urbano, là dove tende a sfrangiarsi, a farsi rarefatto e oscuro (domenica 12 maggio ore 21).

L’ultimo appuntamento in programma sarà Bello Mondo del Teatro Valdoca, rito sonoro di e con Mariangela Gualtieri. In Bello Mondo la Gualtieri cuce versi tratti da Le giovani parole (Einaudi) e da raccolte precedenti, al fine di comporre una partitura ritmica che passa dall’allegretto al grave, dall’adagio fino al grande largo finale, col suo lungo e accorato ringraziamento al bello mondo, appunto, con la sua ancora percepibile meraviglia. La natura e le potenze arcaiche della natura sono in primo piano, con un io in ascolto delle minime venature di suono, con un tu al quale vengono rivolte parole d’amore, senza tuttavia trascurare la fatica del tenersi insieme. Una sezione particolarmente intensa è dedicata alla madre, in uno scambio in cui i ruoli sbiadiscono e si invertono, in uno sbigottimento di fronte all’inspiegabile disimparare il mondo, allo scolorire dei connotati nella feroce e dolce vecchiaia, al suo insegnamento (martedì 21 maggio ore 21).

Biglietti

Prevendite e prenotazioni telefoniche (0543 26355): dal martedì al sabato dalle ore 11 alle ore 13 presso la biglietteria diurna del Teatro Diego Fabbri (Via Dall’Aste). Nelle sere di spettacolo la biglietteria serale di Corso Diaz aprirà alle ore 20.

Prezzi (Vocazione, Frame, F. Perdere le cose, Bello Mondo): 10 euro (intero); 7 euro (ridotto per over 65, ArtCard e Romagna Visit Card); 5 euro (ridotto per under 19, studenti universitari e YoungERcard).

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