“Multiple sembianze” in mostra all'Oratorio di San Sebastiano
L'Oratorio San Sebastiano, in piazza Guido da Montefeltro, ospiterà dal 18 al 28 aprile la mostra di pittura e fotografia “Multiple sembianze” con dipinti e carboncini di Rosaria Delton e fotografie di Roberta Lotto. La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Presenta la mostra Annalisa Bernacci: "Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei” scriveva Niccolò Machiavelli nel 1513 in "Il principe". La mostra “Multiple Sembianze” si illumina in questa citazione, perché assumibile come chiave di lettura per comprendere il percorso espositivo. Non credo che Machiavelli pensasse alla figura femminile nello scrivere questo epigramma, ma indubbiamente è la donna che ai giorni nostri più incarna la dicotomia del vivere tra l’apparire e l’essere. Questo aspetto è ciò che maggiormente ha interessato le due artiste in questo progetto, ideato e concepito un pomeriggio di agosto a un tavolino all’aperto del G.A.M. di Bologna. Una sfida dunque, due amiche e due artiste diverse per estrazione e per tecnica unite da un fine comune: Roberta Lotto fotografa padovana, fino a quel momento dedita alla Street Photography e ai reportage di viaggio e Rosaria Delton, pittrice meldolese, sempre attenta ai temi sociali e artista pasionaria. Nell’evoluzione di questo progetto, ho assistito al nascere di dubbi, resistenze, incertezze e al successivo loro dipanamento, lasciando all’entusiasmo lo spazio necessario perché germinasse questo lavoro, al quale sono stata chiamata, con mio orgoglio e gioia, a collaborare. Intriso di sudore e dolore, si tratta di un percorso simile a quello analitico, in cui la persona è costretta a sviscerare tutto di sé, a combattere le proprie celate debolezze, gli aspetti meno edificanti del proprio carattere e quelli inaccettabili: una sofferenza portatrice di crescita. Sono stati nove mesi di analisi collettiva da parte di tutti i soggetti coinvolti: per le due artiste, per le modelle chiamate a partecipare attivamente, a prestare con timidezza o prepotenza il proprio mondo interiore all’obiettivo di una macchina fotografica, alle setole di un pennello o alla punta di un carboncino. Tutto è stato sezionato e discusso, anche le certezze che intimamente ognuna credeva di possedere. Il mondo femminile, generalmente così sensibile all’introspezione, si presta a questo lavoro. Ma ancora più delle differenze di sesso, il messaggio si focalizza altrove: l’essere non è immobilità, bensì divenire. La nostra vita è un continuo movimento, quindi tutto rappresenta un momento, un preciso istante di vita vissuta, un attimo che mentre si presenta non è più o non è mai stato, perché un fotogramma o un dipinto immortalano esclusivamente un frammento, che inganna e non corrisponde al vero sentire nella totalità. Picasso domandava: “Dobbiamo dipingere la facciata, dentro la facciata o cosa sta dietro?”… e io me lo immagino con noi quel pomeriggio di agosto a quel tavolino all’aperto… gli avrei risposto: “Pablo, dipingi quello che vuoi, tutto è verità, tutto è falsità, tutto è parziale, solo l’insieme è l’autentico”.