Al Testori "Albania casa mia": una storia di migrazione e lontananza
Il 7 marzo, alle 21, al Teatro Testori di Forlì Aleksandros Memetaj, farà entrare nella sua vita. La vita di uno dei tanti migranti giunti in Italia dall'Albania; la storia di un figlio, e con lui di un padre, costretto a fare i conti con due diverse realtà: quella dell'amara terra abbandonata e quella del Paese estraneo a cui si è approdati. Siamo al 25 febbraio 1991, nell'Albania di quegli anni, uno Stato in cui il regime comunista è collassato e il malcontento del popolo si esprime con manifestazioni, distruzione dei simboli dittatoriali ed esodi di massa, per primo quello di Brindisi. E proprio a Brindisi sbarca il trentenne Alexander Toto, scappato da Valona a bordo del peschereccio Miredita ("Buongiorno" in albanese), a cui si accompagna un bambino di soli 6 mesi, Aleksandros Memetaj, appunto. Un figlio che vivrà in Veneto, lontano dalla terra natia, un padre che cercherà in ogni modo di crescerlo evitandogli la miseria di uno Stato che non esiste più. È la lontananza il sentimento che forse maggiormente caratterizza le parole di questo appassionante monologo, al contempo divertente e commovente. Lontananza non solo dalla propria terra, geograficamente lontana, ma anche da un modo di intendere la vita, quello italiano, ormai spoglio dei valori che persistono nella madrepatria. Una cultura che non darà mai pienamente un senso di appartenenza al protagonista. La ricerca dell'identità, e ancora di più la ricerca di normalità e integrazione, sono i temi portanti di tutta la vicenda, in un racconto universale e catartico che non può lasciare indifferenti.