All'anfiteatro del Parco di Via Dragoni incontro con lo scrittore Quinto Cappelli
Continuano gli incontri promossi dalla Coop Sociale Paolo Babini e l'associazione Il Parco dei Ragazzi, in collaborazione con Piada 52 e Il Ponte Vecchio Editore, nell'anfiteatro del Parco di Via Dragoni a Forlì. Lunedì 12 luglio, alle 20.45, lo storico e giornalista Quinto Cappelli presenterà "Che si chiama Acquacheta Suso. Dante work in progress sull’Alpe di San Benedetto tra Firenze e Ravenna". Letture sceniche a cura della poetessa Valentina Rossi
Che cosa sia questo libro, nei suoi percorsi molteplici e multanimi, è detto acutamente nella presentazione di Franco Cardini, che così tra l’altro sottolinea: «Quel che mi ha appassionato per non dir affascinato in questo libro, e lo dichiaro volentieri, è il taglio: la tecnica di narrazione che non si basa su alcuna vera e propria forma di costruzione letteraria, la diaristica compresa, ma che procede in realtà esattamente in analogia con la mente umana, attraverso “libere” associazioni mentali. Certo che c’è un “filo del discorso”: una narrazione. Ma grazie a Dio non è un filo vergine e continuo. È il filo più volte lacerato o tagliato e quindi riannodato della vita».
Passano nelle rievocazioni di Cappelli – arricchite da un patrimonio sterminato di immagini a colori e dalla ricerca continua di legami tra storia e leggenda – le coinvolgenti memorie di Dante e dell’Acquacheta, e insieme si portano sulla scena, per non dire d’altro, i contadini dei Romiti; Leonardo da Vinci, al servizio di Caterina Sforza signora di Forlì, che al Muraglione apre un protolaboratorio fotografico; le città tra i boschi e i dirupi dell’Appennino tosco-romagnolo; le valli e i pastori della Romagna aerea; l’ipotesi che Dante abbia scritto alcuni passaggi dell’Inferno nell’abbazia di San Benedetto di Biforco o nell’eremo dell’Acquacheta; e poi «una serrata raccolta di leggende dantesche», la prima delle quali riguarda l’incontro amoroso fra Dante e Beatrice a Portico di Romagna, patria della famiglia di lei: un incontro – ricorda Franco Cardini – «che i cantastorie tosco-romagnoli hanno lungamente celebrato». In sintesi, un libro documentatissimo, denso e avventuroso, disteso lungo le stesse vie di Dante, dall’Acquacheta alla Ravenna luminosa dei mosaici, e dunque dalle selve oscure dei monti alla luce dei paesi di paradiso [rc].
Quinto Cappelli
Toscoromagnolo di Portico di Romagna, insegnante a Milano e in Romagna, storico e giornalista di «Avvenire» e del «Resto del Carlino», è laureato in teologia (baccalaureato) alla Pontificia Università Lateranense di Roma e in pedagogia alla Cattolica di Milano. È autore di libri di poesia, di ricerche giornalistiche e di saggi storici, fra cui Non uccidere la colomba (con prefazione di Carlo Cassola), Mopoeita, 1984; Giuda I papa papà (romanzo), Edizioni Segno, 2001; Un vescovo fra il Concilio di Trento e il Vaticano II. Antonio Ravagli nel centenario della nascita (1907-2007), 2007; Negli oratori l’oratorio (con introduzione di Dionigi card. Tettamanzi), Anspi-Quiriniana, 2007; I Fiori di Dio. Caterina Savini una vita per gli ultimi dello Zimbabwe (firmato da papa Francesco), 2013; L’ultimo popolo di montagna, 2016; Le radici di una vocazione. I primi maestri del card. Bassetti: don Pietro Poggiolini e don Giovanni Cavini (con presentazione di Erio Castellucci), San Paolo, 2021