"Oh quanti belli colori" nel Cappuccetto Rosso di Bruno Munari
L’ultimo appuntamento prima della pausa estiva con “Il Sabato dei Ragazzi”, la rassegna teatrale promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì insieme all’Amministrazione comunale e ad 8 associazioni culturali del territorio nell’ambito del cartellone degli “Appuntamenti a Palazzo Talenti”, sarà con una produzione dei Teatri Comunicanti tratta dal celeberrimo "Cappuccetto Rosso Verde Giallo Blu e Bianco" di Bruno Munari.
Piazza Saffi ospiterà infatti sabato alle 18.30 “Oh quanti belli colori” di Marco Renzi, con Oberdan Cesanelli su musiche originali di Rodolfo Spaccapaniccia, scene, figure ed oggetti di Paolo De Santi, Corrado Virgili e Simona Nicheli, costumi di Maria Luce Martini e Sauro Marinelli, per la regia di Paolo De Santi e Marco Renzi. Un Attore-Imbonitore, Giullare e Cantastorie, un tavolo lungo lungo , un mucchio di oggetti, un libro di incredibile e fantastica visione, una storia nota a chiunque, una pentola piena di colori, un mestolone di legno... Tempo di cottura 60 minuti ed ecco pronto lo spettacolo, unica premura, servire ben caldo.
Bruno Munari anni or sono prende una delle storie più semplici e popolari che esistano, "Cappuccetto Rosso" e, con la sua inesauribile fantasia, pensa di dare al cappuccio una serie di colori diversi dal classico Rosso, così Cappuccetto diventa Verde, Giallo, Blu e anche Bianco. Ogni volta che il cappuccio cambia colore cambiano anche i connotati della celebre storia. Nel Verde del bosco sono le rane che aiutano Cappuccetto Verde a salvarsi dalle fauci del Lupo. Nella versione Gialla il bosco è una metropoli contemporanea intasata di traffico e rumori, il Lupo è un tassista e sono i canarini ad aiutare Cappuccetto Giallo a raggiungere la casa della Nonna. Il bosco del Blu diventa il Mare, la Nonna abita su un'isolotto nelle cui acque si muove il terribile Squalo\Lupo. Nel Bianco tutto è coperto di neve; alberi, case, strade, tutto, non si vede altro che bianco, ed è forse proprio in questa storia che Munari raggiunge un piccopoetico grazie anche, alla collaborazione nella stesura, del famoso musicista americano John Cage, autore di quel celebre brano musicale che oramai è parte della storia della musica moderna, "Silenzio", brano in cui non si sente assolutamente nulla.
Lo spettacolo è giocato da un personaggio che assume in se le caratteristiche di più figure; il bagatto delle carte, il giullare delle corti, l'imbonitore delle fiere, è lui, solo lui a condurre la narrazione e il viaggio attraverso i colori delle storie. Sopra un tavolo lunghissimo figure strane, derivate dalla nostra quotidianità, prendono vita e diventano imprevedibili personaggi delle varie storie. Proprio così, ad ogni colore e ad ogni versione del racconto è stato avvicinato un materiale; legno per il Verde, metallo per il Giallo, plastica per il Blu, stoffa per il Bianco. E' con queste materie che l'attore gioca, supportato da una scenografia musicale espressamente scritta per lo spettacolo, ne conduce il racconto, ne interpreta i ruoli, le voci, gli ambienti, conducendoci in un viaggio all'insegna della creatività e della semplicità.