Al San Luigi la proiezione 3D del film “Addio al Linguaggio” di Jean-Luc Godard
La Sala San Luigi propone una nuova iniziativa culturale con la proiezione 3D del film “Addio al Linguaggio” di Jean-Luc Godard, in programma per mercoledì alle 21. Un film d’autore, complesso quanto stimolante, sulle tematiche del cinema nel cinema, dei mass-media e della visione della società; un’esperienza estetica e sensoriale unica.
La trama è la seguente: una donna sposata e un uomo single si incontrano, si amano e litigano. Parlano di vari argomenti, mentre un cane si aggira vicino a loro. Quando appaiono esausti, è il momento di porre fine a quella storia e cominciarne un'altra. Poche righe possono bastare per raccontare quello che si vede. Ma forse è proprio questo il punto di forza di un film che da subito trova lo slancio per dichiarare la propria voglia di allontanarsi, di nascondersi, di giocare con ruvidità, durezza e aspra dialettica con ciò che resta del piacere di fare cinema. L'addio è quello al linguaggio per come fino ad oggi lo abbiamo conosciuto e visualizzato. Ma il cinema del terzo millennio può avere un senso (ammesso che lo abbia) solo se continua a navigare nel vuoto dell'inafferrabile, se coltiva l'utopia di un traguardo mai toccato prima.
Addio al passato allora, e avanti con il 3d, l'ultima perversione si potrebbe dire: grazie alla quale Godard è in grado di polverizzare le ultime parvenze di racconto e di ridicolizzare il falso trionfalismo di chi pensa di fare un bel film solo perché usa il tridimensionale. Addio al linguaggio, se quello che arriva è un coacervo di frammenti di storie, visioni, giornali, echi disordinati e dispersi di labirinti visivi non apparentabili. Addio al linguaggio per mettere a nudo quel brutto cinema che si vorrebbe far passare per nuovo; a storie disperse e sgraziate, a situazioni che insistono su una provocazione non più praticabile; alla ricerca di scandali fini a se stessi e del tutto afoni.
La percezione é dissociata, la comprensione si allontana. Addio alla finzione che nasconde scopiazzature e assenza di idee. Godard, senza maschere nè infingimenti va incontro alla propria distruzione. Ma non è arretrato di una virgola rispetto al meraviglioso sbandamento/esordio di "Fino all'ultimo respiro" (A bout de souffle, 1960). Ancora più scarno e estremo di "Inland Empire" di David Lynch, 2006, Godard resta moderno. A introdurre il film, per fornire alcune chiavi di lettura per la visione dell’opera, sarà presente Rocco Ronchi, apprezzato filosofo di origine forlivese, critico e saggista, insegna presso l'Università dell'Aquila.