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Cultura Via Giovanni Pacchioni

Il genocidio armeno a Coriano dalla viva voce di Antonia Arslan

"Armenia: la patria perduta, il genocidio negato", è il titolo dell'atteso incontro pubblico con Antonia Arslan, in programma sabato, alle 21, in via Pacchioni, nella chiesa parrocchiale di Coriano

“Armenia: la patria perduta, il genocidio negato”, è il titolo dell’atteso incontro pubblico con Antonia Arslan, in programma sabato, alle 21, in via Pacchioni, nella chiesa parrocchiale di Coriano. Scrittrice di fama mondiale, la Arslan è balzata alla ribalta internazionale nel 2004 per il bestseller “La Masseria delle Allodole”, da cui tre anni dopo è stato tratto anche l’omonimo film dei fratelli Taviani. Il merito di aver portato a Forlì la grande saggista italo-armena è del vicario parrocchiale di Coriano don Mauro Ballestra.

Il sacerdote si sta impegnando da alcuni anni con intensità e passione, per far conoscere la tragedia del popolo armeno e il vergognoso silenzio della comunità internazionale sul genocidio. “La mia – dichiara il presbitero – è una battaglia di giustizia. E’ intollerabile che, per ragion di stato e di convenienza, da ormai un secolo sia stata stesa una coltre di oblio sull’annientamento di ben due milioni di persone. Se si continua a negare il primo genocidio del XX secolo, nonostante l’ampia documentazione presente, chiunque potrà mettere in discussione tutte le altre efferatezze similari, a cominciare dall’Olocausto ebreo”. Don Ballestra si è imbattuto nella vicenda armena alcuni anni fa, quasi per caso. “Avevo deciso di scrivere un racconto incentrato sull’esperienza religiosa, dopo “Il Vangelo annunciato ai ragazzi” e “Il senso religioso vissuto coi bambini”, scaturiti entrambi dal bel percorso avviato in parrocchia col Gruppo Scout Forlì 11”. Poi, nel corso di una gita a Venezia con una coppia di amici, il presbitero fa un salto anche all’isola di San Lazzaro, nel cuore della Laguna, per visitare il monastero dei Padri Armeni. “Quello è stato l’incipit di tutto, compreso il desiderio di conoscere personalmente la grande scrittrice armena”.

Nel 2009 il sacerdote dà alle stampe per CartaCanta Editore, il racconto “Incontrando Testimoni”, con prefazione affidata proprio ad Antonia Arslan. Più che riferire gelide cifre di morti, sabato sera la saggista denuncerà il terrificante quadro di connivenze che ha portato le potenze occidentali a tacere sulla follia perpetrata nel 1915 dalla Turchia ottomana, pienamente coinvolta nel primo conflitto mondiale. Anche il nuovo stato turco, scaturito dalle ceneri dell’impero, continua a negare, insistendo sul fatto che il “presunto” genocidio armeno in realtà fu dovuto ad un guerra civile accompagnata dalla carestia e dalle malattie. La storia comincia a presentare il conto: nel 1991, la dissoluzione dell’impero sovietico ha fruttato la rinascita politico-amministrativa dell’Armenia, piccolo stato nel cuore del Caucaso, l’unico dichiaratamente cristiano in Asia Minore, anche se autonomo e slegato da altre chiese, compresa quella cattolica. Negli ultimi anni, il gran lavoro culturale di intellettuali esuli del calibro di Antonia Arslan, ha portato molti stati dell’Occidente ad aprire gli occhi sulla tragedia negata dell’Armenia, a cominciare proprio da Francia e Italia

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