"Archeologia a Fuoco": la mostra fotografica fa tappa a Forlimpopoli
"Archeologia a fuoco: parchi, aree e musei archeologici della provincia di Forlì-Cesena". Questo il titolo della mostra fotografica che sarà presentata sabato alle 16,30 a Forlimpopoli al Maf. Avviato nel 2013 con l’obiettivo di valorizzare i beni di interesse archeologico del territorio e di promuovere il Sistema di parchi, aree e musei archeologici nella provincia di Forlì-Cesena, il progetto ha coinvolto 17 fotografi raccolti intorno all’esperienza di Savignano Immagini in una vasta campagna sulle emergenze archeologiche dell’età romana e tardo antica di sette comuni e dell’area centuriata con l’intento di interpretare e restituire visivamente un aspetto di eccellenza del territorio romagnolo.
Dopo l'inaugurazione, la mostra sarà visitabile ogni venerdì dalle 9 alle 13 e ogni sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30. La mostra è inoltre occasione per visitare il museo, con un unico biglietto da 4 euro (info 0543 7480071 o www.maforlimpopoli.it) Della mostra “Archeologia a fuoco” è disponibile anche il catalogo omonimo, che raccoglie gli scatti su “Parchi, aree e musei archeologici della provincia di Forlì-Cesena” edito da Pazzini Editore. Prossima tappa della mostra sarà, tra dicembre e gennaio, la città di Cesenatico, seguita da Cesena (gennaio-febbraio 2016), Sarsina (luglio-agosto 2016) per terminare a San Giovanni in Galilea, comune di Borghi (ottobre 2016).
Approfondimenti
"Archeologia a fuoco ha inizio del luglio 2014 con un ciclo di conferenze organizzate nel museo del Compito con lo scopo di preparare il gruppo di fotografi che avrebbero partecipato alla campagna fotografica vera e propria - spiega l'assessore alla cultura di Savignano, Maura Pazzaglia -. Gli incontri, aperti al pubblico, hanno toccato temi quali la Fotografia e beni archeologici e del Paesaggio contemporaneo in fotografia oltre a approfondimenti specifici sui Musei e paesaggio archeologico del territorio di riferimento. Iniziative come il progetto Archeologia a fuoco non sono delle novità per la città di Savignano sul Rubicone che della fotografia ha fatto la propria missione. Nel corso dell’anno si organizzano eventi ed iniziative dove la fotografia è protagonista: mostre, workshop, incontri con autori, pubblicazioni, organizzazione di campagne fotografiche, ecc. Fino ad arrivare all’appuntamento di settembre del SI Fest Savignano Immagini Festival, che giungerà nel 2015 alle XXIV edizione, uno dei festival di fotografia più importanti in Italia e conosciuto a livello europeo".
"In un clima simile, è relativamente semplice raccogliere un gruppo di fotografi, diciassette nel caso di Archeologia a fuoco, attorno ad un progetto vede l’abbinamento di fotografia e archeologia - continua Pazzaglia -. Lo sguardo contemporaneo della fotografia si volge a interpretare l’antico, attingendo a rispettive esperienze e tensioni creative, scegliendo modalità e tecniche diverse per restituire visioni personali al di là di propositi e intenti documentari. Se lo specifico approccio ai luoghi archeologici si è configurato per molti quale esperienza nuova, ciascuno dei fotografi coinvolti vi è giunto comunque con un retroterra di percorsi e sperimentazioni che hanno avuto per molta parte come riferimento e fucina la costante attività ultraventennale di Savignano Immagini e del suo festival. Da questo contesto nasce il connubio virtuoso di Archeologia a fuoco che, oltre agli esiti di produzioni autoriali, ci lascia il valore di un’esperienza che ha coinvolto enti territoriali, istituzioni ed enti locali, regionali, europei, operatori dei beni culturali, associazionismo, in una modalità progettuale che mi auguro sia di incentivo a proseguire nel futuro dei nostri territori e della nostra regione, guardando all’Europa.
"Il progetto Archeologia a fuoco ha voluto evidenziare la funzione critica della fotografia - spiega Paola Binante, coordinatrice della campagna fotografica -. Le immagini, infatti, pur nell’eterogeneità dei linguaggi adottati, non s’accordano che marginalmente alla funzione storico documentaria della fotografia archeologica, e nulla a quella più propriamente scientifica, utilizzata, ad esempio, nei lavori di scavo, di restauro e di ripristino. I diciassette fotografi, professionisti e non, impegnati nella rilettura del Sistema di Parchi e Aree Archeologiche situati nel territorio della provincia di Forlì-Cesena, si sottraggono a punti di vista consolidati. La campagna fotografica Archeologica a fuoco valorizza attraverso l’uso di un linguaggio fotografico innovativo le emergenze archeologiche presenti nel territorio fornendo alla collettività nuove chiavi di lettura per comprendere un patrimonio storico da tutelate".
"Il progetto Archeologia a fuoco si può annoverare tra gli esempi di una fotografia di impegno civile in difesa dei parchi e delle aree archeologiche, parte di un territorio, quello italiano, esposto a disastri ambientali, favoriti dall’incuria e dalla speculazione - continua -. La fotografia ha avuto un ruolo importante nello strenuo impegno profuso da molti a contrastare questa tendenza, e non è un caso, quindi, che Istituzioni, come, nel nostro caso, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, il Comune di Savignano sul Rubicone e Savignano Immagini, abbiano visto nella fotografia il più opportuno strumento di analisi critica e un efficace mezzo di comunicazione. La fotografia, come ormai in diversi ambiti disciplinari si ritiene, è uno strumento di indagine; lo scatto dell’autore contribuisce alla nostra comprensione visiva e spaziale delle tracce dell’antico, offrendoci la possibilità di intraprendere un percorso di conoscenza del nostro passato".
"Si devono però rilevare le novità di Archeologia a fuoco: in primis il carattere di laboratorio fotografico e work in progress, quindi, più di ogni altra cosa, l’estensione alla fotografia archeologica, genere tradizionalmente assai codificato, di un modello di committenza aperto all’apporto autoriale. Credo che in questa scelta assai coraggiosa abbia pesato l’esperienza di Savignano Immagini. SI Fest Savignano Immagini Festival - prosegue -. Appare chiaro che il progetto Archeologia a fuoco intende aprire un’altra strada, diversa da quella della fotografia archeologica scientifica tradizionale; i partecipanti “mettono a fuoco” un altro sguardo, rifiutano lo stereotipo ad uso del turismo di massa, e attivano uno sguardo che rileva il rapporto tra le tracce di antiche memorie e il nostro paesaggio in rapida trasformazione.
Come ho già rilevato precedentemente, i progetti differiscono tra loro sia nella scelta del linguaggio fotografico sia nei riferimenti metodologici e teorici. Il rapporto fra l’autore, il soggetto e lo spettatore è il filo che lega i progetti di Archeologia a fuoco, che potremmo sintetizzare attraverso le parole di Luigi Ghirri sul ruolo del fotografo. La posizione del fotografo in fondo non è diversa da quella degli altri, di chi compare nelle fotografie, piuttosto che di coloro che le guardano o le giudicano. Non è nemmeno una prerogativa di “generi” fotografici. Perché non si tratta di una questione di ruoli o di etichette, ma di sguardi che per cogliere la realtà autentica devono essere vigili, attenti, inquisitori sul mondo e sui suoi meccanismi di rappresentazione. E il vedere autentico non risiede nel mirino di una fotocamera, ma è proprio dell’occhio umano".