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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Inaugura la mostra su Boldini: "Forlì parte integrante del circuito nazionale delle città d’arte"

La decima rassegna consecutiva allestita al San Domenico - interviene il sindaco Drei - mi convince sempre di più del fatto che Forlì ha scoperto la sua vocazione: ora siamo parte integrante del circuito nazionale delle città d'arte"

“Sarà la più grande esposizione su Boldini mai allestita in Italia”. La certezza del curatore della mostra Fernando Mazzocca fa il paio con la dichiarazione del presidente della Fondazione della Cassa dei Risparmi di Forlì Roberto Pinza: “Le grandi mostre forlivesi continueranno, a cominciare da quella del 2016 di cui abbiamo già messo a bilancio il budget necessario e sottoscritto le convenzioni col Comune per l’utilizzo degli spazi museali”. All’insegna dell’ottimismo la vernice di “Boldini. Lo spettacolo della modernità”, la nuova grande rassegna internazionale in onda al San Domenico di Forlì a partire dal 1° febbraio.

Inaugurata la mostra su Boldini (foto di A.Salieri)

Tutti i relatori che si sono alternati al microfono della sala refettorio del contenitore museale di piazza Guido da Montefeltro, dal coordinatore Gianfranco Brunelli al presidente Pinza, dai curatori Fernando Mazzocca e Francesca Dini al sindaco di Forlì Davide Drei, hanno manifestato piena fiducia nella nuova iniziativa culturale varata dalla Fondazione in accordo con il Comune. “La decima rassegna consecutiva allestita al San Domenico – interviene il sindaco Drei – mi convince sempre di più del fatto che Forlì ha scoperto la sua vocazione: ora siamo parte integrante del circuito nazionale delle città d’arte".

Boldini, l'inaugurazione della mostra (foto Frasca)

"Tra l’altro – continua il primo cittadino – la proposta culturale su Giovanni Boldini è la prima che valica l’orizzonte forlivese, per andare ad agganciare sinergicamente altre grandi realtà espositive. La prima in elenco è Ferrara, la città natale dell’artista”. E’ bastata una rapida occhiata alle sale della mostra, per condividere le attese dei promotori: le 240 opere ammirabili al San Domenico, in gran parte boldiniane (almeno 20 sono inedite), danno veramente l’idea del bello, o meglio, della Belle Epoque. Giusto il tempo per Gianfranco Brunelli di confermare la felice intuizione di 10 anni di mostre di qualità allestite al San Domenico (ad aprile, la grande rassegna su Wildt andata in scena nel 2012 a Forlì, sarà riproposta al Musee d’Orsay di Parigi), che inizia lo show dialettico-culturale di Fernando Mazzocca. “La mostra su Boldini non racconta solo l’eccezionale parabola artistica di un grande interprete, forse il più estroso pittore italiano del ‘900, ma delinea i tratti di un’epoca”.

Uno dei punti di maggior forza di “Boldini. Lo spettacolo della modernità”, sarà la sua prima stagione di lavori, quella fiorentina, che spazia dal 1864 al 1870, trascorsa a stretto contatto con i Macchiaioli. “Boldini è artista straordinario e uomo di grande intelligenza che sa cogliere le occasioni importanti, il treno del successo che passa”. Eccolo quindi a Parigi, la capitale della modernità, dove trascorse gran parte della sua lunga vita fatta di relazioni, salotti buoni e donne bellissime e altolocate. Sono gli anni dei ritratti più luminosi, in cui immortalò le donne del bel mondo parigino. Boldini incantava per bravura e dinamicità pittorica, ma anche per capacità relazionale. Il San Domenico non esibirà solo dipinti, ma disegni, acquerelli e incisioni. “Grande curiosità – dichiara Francesca Dini - susciterà sicuramente il confronto fra Boldini e gli altri artisti italiani attivi a Parigi, come De Nittis, Corcos, De Tivoli e Zandomenenghi.

Si farà poi un confronto fra i dipinti di Boldini e le sculture di Paolo Troubetzkoy, senza dimenticare Amedeo Modigliani e la sua grande opera “Madame Modot”, proveniente da collezione privata”. In fondo alla vernice inaugurale di “Boldini. Lo spettacolo della modernità”, riecheggiano i buoni propositi del presidente Pinza: “La grande cultura che sta andando in scena al San Domenico dal 2005 ad oggi si sta rivelando un volano fondamentale per lo sviluppo economico del nostro territorio”. Ora che anche la chiesa di San Giacomo è pronta, balza sempre più all’occhio l’assoluta qualità dell’intervento, uno dei più importanti recuperi monumentali mai operati in Italia, a totale disposizione delle rassegne cultural-artistiche più imponenti. Sono tutte condizioni per far dire in coro ai vari Brunelli, Pinza e Drei: “Non ci fermeremo, statene certi”.

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