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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Si apre il festival "Forlì Soglie": cinema, dialoghi, mostre, spettacoli

I lavori partono sabato 4 dicembre, alle 11.00, presso ExAtr, (via Ugo Bassi 16), con il filmmaker e artista visivo spagnolo Carlos Casas, che in dialogo con i videoartisti Davide Mastrangelo e Francesca Leoni, illustra Archive Works, progetto transculturale che dal 2021 raccoglie lavori dedicati ai finis terrae (Patagonia, Mare di Aral, Siberia, Pamir)

Si apre la prima edizione del festival “Forlì.Soglie”, organizzato da Area Sismica con Forlì Open Music; Città di Ebla con il Festival Ipercorpo; Masque teatro con Crisalide Festival; Sedicicorto con Sedicicorto Forlì International Film Festival; Spazi Indecisi con il progetto In Loco; Sunset con Meet The Docs! Film Fest e Vertov Project con Ibrida Festival.

I lavori  partono sabato 4 dicembre, alle 11.00, presso ExAtr, (via Ugo Bassi 16), con il filmmaker e artista visivo spagnolo Carlos Casas, che in dialogo con i videoartisti Davide Mastrangelo e Francesca Leoni, illustra Archive Works, progetto transculturale che dal 2021 raccoglie lavori dedicati ai finis terrae (Patagonia, Mare di Aral, Siberia, Pamir). Archive Works è una serie di ricerche che partono da materiale d'archivio, found footage e film classici, per confluire nella realizzazione di film sperimentali. Con Archive Works Casas sperimenta un nuovo approccio al found footage e all'esplorazione dell’esperienza sonora, ibridando più codici tra di loro (ingresso gratuito / prenotazioni: ibridafestival@gmail.com).

Alle 16.00 l’incontro a cura di Lorenza Pignatti, Pratiche Cartografiche Sperimentali: dialoghi sulle molteplici possibilità di narrare i territori, attuate da artisti, geografi e collettivi nazionali e internazionali. Mappe, atlanti, topografiesono entrati a pieno titolo nell’immaginario visivo contemporaneo. Utilizzati non solo da geografi, urbanisti, topografi e architetti, ma anche da artisti, designer, NGO, giornalisti. Nel corso dell’ultimo decennio sono apparse mappe di ogni genere. Scienziati e ricercatori hanno realizzato quelle del genoma umano, mentre geologi hanno sviluppato quelle del campo magnetico terrestre. Grazie a telescopi e a sistemi di rilevazioni satellitari sono stati mappati e monitorati movimenti di merci e di individui, flussi migratori e frammenti di vita di comuni cittadini. È stata quindi ridefinita la nozione di cartografia, per indagare e suggerire istanze critiche, ideologiche, esistenziali, come dimostra l'importante lavoro di mappatura compiuto dall'Associazione Spazi Indecisi. Lorenza Pignatti è docente del corso di Fenomenologia dell'arte contemporanea alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. È autrice di Mind the Map. Mappe diagrammi e dispositivi cartografici (Postmedia books, 2011), un'indagine su vari campi del sapere nei quali la mappa è intesa come panorama, travelogue, archivio, diagramma cognitivo e strumento di sperimentazione artistica (ingresso gratuito / Prenotazioni: info@spaziindecisi.it).

E a seguire, alle 18.00 (stesso luogo), Città di Ebla, Spazi Indecisi e Sunset presentano 'Spazio Presenza Azione. dialoghi spontanei sullo spazio pubblico', esperimento con cui Claudio Angelini, Francesco Tortori e Matteo Lolletti creano speciali condizioni atte a stimolare fra i presenti un dialogo relativo alla forma e alla sostanza dello spazio pubblico nel contesto odierno. Per aprire le porte del dialogo sarà necessaria una partecipazione attiva dei presenti. L'evento è, a tutti gli effetti, un esperimento "in vivo", pur avendo un impianto concettuale preparato "in vitro". Ci si sente cavie rispetto a un invito alla partecipazione di questa natura? Niente paura. È la condizione di questa epoca” (ingresso gratuito / prenotazioni: info@cittadiebla.com). 

Alle 19.30 ci si sposta al Teatro Felix Guattari (Ex filanda Maiani - via Orto del fuoco 3): ultima occasione per visitare Corpo Macchina, mostra fotografia del noto fotografo di scena Enrico Fedrigoli a cura del critico Simone Azzoni. Fedrigoli questa volta rivolge il suo banco ottico al teatro, alle sue stanze; ciò che lo interessa non è più l’attore e il suo movimento scenico, ma l’architettura dove tutto ciò avviene o potrebbe avvenire. Le stanze, i vestiboli, i dietro le quinte e il dietro palco diventano un corpo macchina, quella camera oscura entro cui si s’impressionano le immagini. Se il palcoscenico è la scatola delle meraviglie, altrettanto lo è la scatola nera del banco ottico, che raccoglie ciò che può accadere, ciò che può manifestarsi negli spazi del teatro. Il teatro fisico diventa così negli scatti di Fedrigoli, un labirinto mentale, un puzzle di spazi scomposti, non più contigui. La platea, il palco, il foyer sono ora organismi di un sistema connesso. Gli scatti incorniciati dentro i passe-partout sono a loro volta specchi che rimandano come doppi ai luoghi fotografati. Entro le finestre delle inquadrature gli spazi reali diventano immaginari in uno straordinario gioco di rimandi. Anche gli oggetti che i Masque adoperano in scena o appoggiano come suppellettili, acquistano valor metaforico, si fanno nature morte per la scena e quindi passibili di recepire nuovi significati (ingresso gratuito).

A seguire, alle 21.00 "Kiva", ultimo lavoro teatrale della compagnia Masque Teatro, in scena Eleonora Sedioli, regia, ideazione, luci e macchine di Lorenzo Bazzocchi.  Kiva, nome con cui gli indiani Pueblos designavano, ancora agli inizi del XX secolo, la stanza segreta delle iniziazioni, è la trasposizione coreografica del viaggio che il grande storico dell’arte Aby Warburg intraprese, sul finire del secolo diciannovesimo, presso gli indiani Hopi del New Mexico. Ed è proprio dalle suggestioni raccolte da Warburg – che pone l’accento sul potere psichico delle immagini – che trae vita la visionaria performance di Masque Teatro: un’indagine sul movimento in cui ogni azione scomposta e reiterata si traduce in energia, volontà, presa di coscienza. Una danza voluttuosa e incantatrice al confine labile tra l’umano e l’animale, tra l’imitazione magica e il sacrificio, tra il sé, il simulacro del serpente e l’energia vitale racchiusa nel rettile. “Kiva”- si legge nelle note di regia- “da camera segreta delle iniziazioni, diviene un luogo mentale. In essa si addensano gli spettri di un’umanità che sembra ritornata alla vita dopo anni di dimenticanza… quello che ci lega al Nachleben warburghiano è la sua vicinanza al concetto di “rimozione” e “ritorno del rimosso”, che sentiamo prioritario ogniqualvolta dal nulla ci si avvicina al luogo della creazione, con tutto il suo portato di elementi consci ed inconsci, di sopravvenienze e dimenticanze, di certezze anticipate e di abbandoni…. Non si tratta di concepire il movimento della figura come una modifica o l’attualizzarsi di uno stato, ma come il manifestarsi sincronico di energie multiple condensantesi sul corpo, che infine cessa di esistere. Al pari del corpo dell’uomo su cui Étienne Jules Marey aveva apposto il bottone d’argento, destinato a lasciare di sé sulla lastra fotografica solo una traccia luminosa, la nostra creatura abbandona gli abissi e diviene luce, pura energia in movimento (ingresso 5 € / prenotazioni: masque@masque.it). 

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