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Masque Teatro porta lo spettacolo "Kiva" al Periferico Festival di Modena

Nella città emiliana viene anche allestita la mostra ES di Enrico Fedrigoli, con scatti di Eleonora Sedioli negli stage della compagnia forlivese

Masque Teatro presenta lo spettacolo "Kiva" a Periferico Festival, l’evento promosso dal collettivo Amigdala al Drama Teatro di Modena. Lo spettacolo alza il sipario venerdì 16 e sabato 17 ottobre 2020 alle ore 21.00 e 18.00. Kiva è il nome con cui gli indiani Pueblos designavano, ancora agli inizi del XX secolo, la stanza segreta delle iniziazioni. Luogo sotterraneo, inaccessibile se non ai capi clan dell’antilope e del serpente, la kiva accoglieva e custodiva i serpenti a sonagli catturati vivi nel deserto e qui chiamati a partecipare a quello che Aby Warburg chiamò "Il rituale del serpente".

"Kiva", ultima produzione di Masque, è una indagine sul movimento. L’azione viene scomposta nella somma di eventi singolari all’interno della medesima sequenza ritmica. La parcellizzazione dell’azione in cluster isolati permette, a chi osserva, di cogliere gli istanti iniziale e finale delle micro-azioni producendo una sorta di diffrazione dei corpuscoli di movimento elementari. Lo spettacolo ha come protagonista Eleonora Sedioli, l’ideazione, le macchine e le luci sono di Lorenzo Bazzocchi. 

Dal 16 ottobre al 4 dicembre, negli spazi del MOP, Modena Ovest Pavillion (Via Emilio Po, 164, Modena), appartamento dimesso rivitalizzato tramite progetto di rigenerazione urbana a base culturale e trasformato in piccola galleria d'arte, sarà allestita poi la mostra ES di Enrico Fedrigoli. Il percorso si snoda tra le tavole fotografiche che ritraggono la figura di Eleonora Sedioli negli stage dei recenti spettacoli di Masque Teatro. 33 ingrandimenti in bianco e nero stampati dallo stesso autore che cura personalmente la stampa opere lavorando con un banco ottico Linhof 10×12, su carta baritata di alta qualità. Accanto due teche contenenti 12 immagini l'una, in bianco e nero.

“Il tempo è il primo strumento per manovrare il banco ottico. - afferma il fotografo - Ogni tempo di esposizione è come una pennellata e corrisponde ad una qualità di colore. Il banco ottico è come un cervello. Un contenitore con un buco. Nient’altro. Attraverso un tempo di osservazione e di esposizione volevo capire che cosa ci fosse dietro alla raffigurazione, ciò che l’occhio non riusciva a vedere. Così ho cominciato a lavorare sull’invisibile”.

"Un buio impenetrabile si impossessa di te, - spiega Eleonora Sedioli - poi un fiotto di luce lambisce la scapola, la gamba, la caviglia. La figura emerge lentamente come da un gorgo ed è in questi chiaro-oscuri che assumi, tu, nuovo essere primitivo, nuova forma. I muscoli si contraggono pronti allo sforzo, il tempo si dilata, tutto il tuo stato è esattamente lì, in allerta, intriso di una nuova presenza, poi scatta qualcosa; ora il tuo sguardo volge lontano, il corpo è ancorato a terra, e col passare dei minuti la tua mente ti abbandona e galleggia tre metri sopra tutto, e ti guarda. Poi tutto ritorna in stato di quiete, pronti per un altro scatto".

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