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Meldola, presentazione del libro "Ceppo e mannaia. Anarchici e rivoluzionari romagnoli nel mondo"

Venerdì 9 dicembre ore 20,30, a Meldola, nella Sala Versari, piazza Felice Orsini 3, sarà presentato il libro “Ceppo e mannaia. Anarchici e rivoluzionari romagnoli nel mondo”, di Gianfranco Miro Gori. 

Venerdì 9 dicembre ore 20,30, a Meldola, nella Sala Versari, piazza Felice Orsini 3, sarà presentato il libro “Ceppo e mannaia. Anarchici e rivoluzionari romagnoli nel mondo”, di Gianfranco Miro Gori. La serata, organizzata dal Comune di Meldola in collaborazione con l’ANPI di Meldola, sarà introdotta da Michele Drudi, assessore alla Cultura, e vedrà l’intervento dell’autore del libro, che ricostruisce la storia della Prima Internazionale e delle sue origini in Romagna, che hanno un precursore nel rivoluzionario meldolese più famoso al mondo: Felice Orsini.
 
Il libro di Gianfranco Miro Gori Ceppo e mannaia – titolo che riproduce un motto di saluto degli anarchici romagnoli di quel periodo – racconta le storie di tredici anarchici romagnoli. Alcuni molto noti, come Andrea Costa e Amilcare Cipriani, altri giustamente riesumati dall'oblio come Pietro Cesare Ceccarelli e Carlo Valdinoci, tracciando allo stesso tempo un ritratto del movimento anarchico italiano del quale i romagnoli furono, all'origine, e non solo, grandi protagonisti.
La prima di queste storie è dedicata a Felice Orsini, nato a Meldola il 10 dicembre del 1819 dipinto come un precursore dell'anarchia. Cioè qualcuno che, pur non aderendovi in maniera diretta, ne anticipa la prassi sopratutto attraverso la teoria e pratica della propaganda del fatto sostenuta dal primo anarchico italiano Carlo Pisacane, accanto al quale Orsini combatté nell'estrema difesa della Repubblica romana. La loro convinzione, detta in estrema sintesi, era che un fatto esemplare poteva insegnare molto più di anni di azioni. Così Orsini maturò l'idea di colpire il punto più alto della gerarchia: l'imperatore Napoleone III e si costruì allo scopo una bomba definita appunto “alla Orsini”. L'attacco fallì. Ma Orsini splende ancora come esempio illustre di ribelle votato a un'ideale e per questo disposto a giocarsi la vita. Gli stessi inquirenti nel processo che dopo l'attentato decretò la sua condanna a morte ne scrivono con una certa ammirazione: “Orsini e di altezza media, vestito di nero, i tratti nobili e distinti, una bella fronte alta, occhi neri e focosi ma di un ardore contenuto. Il naso leggermente arcuato con una punta aguzza, si distingue per le narici mobili ed espressive, mentre la bocca dalle labbra sottili, esprime efficacemente lo sdegno. I capelli via via più radi e bianchi sulle tempie, sono buttati indietro ad arte e le basette nere contrastano armoniosamente col pallore dei tratti. Le mani, coperte da guanti neri, sono piccole e ben fatte”.
Orsini, le cui mosse partirono dalla natia Meldola, resta nel pantheon degli eroi e dei martiri del Risorgimento e pure dei precursori della rivoluzione sociale.

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