Luce e ombre: mostre al Palazzo del Monte di Pietà
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì - Mostre a Palazzo del Monte Luce e ombra, personale di Alfonso e Nicola Vaccari a cura di Silvia Arfelli. L'esposizione sarà allestita in C.so Garibaldi, 37 dal 5 settembre al 5 ottobre. Alfonso e Nicola Vaccari sviluppano una simbologia urbana che interpreta la dimensione del movimento, in una universalità di situazioni quotidiane spesso filtrate dall'interno dell'abitacolo di un automobile, nuova barriera di separazione che l'uomo contemporaneo ha frapposto fra sé e il mondo. Il mondo scorre anzi oltre il vetro come la sequenza di un film muto, e che il vetro sia quello di un'automobile, battuto dalla violenza della pioggia o quello di una finestra aperta dalla quale una figuretta femminile sembra attendere qualcosa di ignoto e indefinito, poco importa; il dentro e il fuori diventano un alterno procedimento fra vasi comunicanti che mutano il contesto, non il senso di sospesa solitudine e di astratta ricerca di qualcosa o di qualcuno che incombono misteriosamente.
Quasi a compensare i contesti urbani caratterizzati dall'assenza della figura umana, la produzione dedicata alle immagini femminili registra una consapevole presenza del corpo, delle sue forme, in contesti che richiamano l'assunto hopperiano non privi di reminiscenze vermeeriane (i Maestri, come i grandi amori, o si uccidono o restano latenti, che piaccia o no). Corpi adagiati di giovani donne, avvolte da un'atmosfera onirica e magica, inondata di un silenzio che profuma di metafisica, in un tempo sospeso nell'infinità degli attimi, nel protrarsi delle attese. Pose influenzate da una sensualità giocosa, che rivendica un proprio protagonismo soprattutto all'interno dei meccanismi malati di una società squilibrata, che confonde il ruolo della donna con il ruolo utilitaristico del corpo femminile, piegato al marketing o al voyeurismo.
Ma oltre la quotidianità disillusa di Hopper, i Vaccari dipingono invece adolescenti assorte che esprimono una inconsapevole femminilità, oppure calcano il terreno di un'ambiguità tangibile; l'occhio segue la traiettoria di un'estetica spazio-corpo indispensabile per assorbire l'eleganza di questi ambienti privati in cui la figura domina incontrastata su una sorta di palcoscenico ideale, dove gli artisti inseriscono pochi elementi: un letto in ferro, il riquadro di una finestra, qualche oggetto sparso a richiamare piccoli ricordi, un pesante tendaggio, ideale sipario di momenti chiusi in se stessi.