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McCurry arriva a Forlì: storie di donne e di vita attraverso i capolavori del fotografo

E' lo stesso McCurry a presentare la mostra: "Le immagini che vedrete sono la raccolta di 40 anni di fotografie, di donne che hanno ispirato mio lavoro e che hanno un valore molto forte per me"

Sguardi che racchiudono una vita, colori che raccontano un mondo. Lui sa catturare sapientemente ogni sfumatura con il suo obiettivo e nelle opere (perchè non si può parlare solo di fotografie) esposte ai Musei San Domenico, Steve McCurry regala centinaia di storie racchiuse in ogni scatto.  L'esposizione di Forlì, da sabato fino al 10 gennaio 2016, con apertura straordinaria venerdì sera dalle 20 alle 23, racconta una storia che si snoda attraverso le sale dei musei, mettendo al centro il visitatore, che diventa protagonista di questo viaggio.

E' lo stesso McCurry a presentare la mostra: "Le immagini che vedrete sono la raccolta di 40 anni di fotografie, di donne che hanno ispirato mio lavoro e che hanno un valore molto forte per me". “Icons and women”, come il titolo stesso mette in evidenza, è una selezione di 180 immagini del fotoreporter, che segue due filoni, quello delle icone, dalle immagini delle guerre a quelle dei suoi viaggi in India, Birmania, Afghanistan, che si intreccia con un modo tutto femminile, dal famoso ritratto della bambina afgana Sharbat Gula, del 1984, a quello di Aung San Suu Kyi. La mostra, attraverso un allestimento teatrale, in uno spazio che vuole apparire senza confini e costrizioni, mette al centro di questa potente esposizione solo le immagini con i loro protagonisti e colui che le ammira, che si trova ad attraversare un palcoscenico.

Lunga fila per McCurry (foto di Alessandra Salieri)

La curatrice Biba Giachetti, infatti, afferma: "Questa è forse una delle più belle mostre di Steve che abbiamo fatto. Ci mettiamo al servizio dei visitatori, che devono sentirsi liberi di interagire con le immagini, che parlano sempre e parlano a tutti.  Si tratta di una selezione nuova con fotografie mai viste. L'intenzione, come ogni volta, è di porre l'accento sui diritti civili, su quello che nel mondo sta succedendo e sulla condizione della donna, con personaggi noti come appunto Aung San Suu Kyi e fotografie di denuncia che sottolineano i principi della dignità e del rispetto verso qualunque esponente del genere umano e più in particolare nei confronti dell’universo femminile qualunque sia la latitudine, la razza e la condizione sociale. Valori non negoziabili, da affermare con determinazione, come ci insegnano gli sguardi colti dall’inconfondibile genio di McCurry”. L'allestimento è stato curato da Peter Bottazzi: "Questa edizione si snoda in uno spazio molto particolare, dove abbiamo creato una mostra cucita su misura, con un approccio che vuole rendere il visitatore parte di questo racconto,  in un rapporto molto intimo. Stanza per stanza,  è stata cerata come fosse una colonna sonora, con zone corali, di assoli o silenzi".

Steve McCurry a Forlì (Fotoservizio Alessandra Salieri)

Il presidente Roberto Pinza, spiega perché la Fondazione Carisp ha deciso di portare a Forlì questa mostra: "Una grande iniziativa come questa riesce ad attirare tantissimi visitatori, anche tra i giovani. La bellezza e l'arte hanno un potere trascinante e il contatto con esse rende le persone migliori, e noi lavoriamo sulla qualità delle persone". Il vicepresidente Monica Fantini ricorda come "i giovani riconoscono negli scatti di Mc Curry il modo di vivere il nostro tempo". Per l'assessore alla Cultura, Elisa Giovannetti, si tratta di "un'opportunità incredibile per una città che non ha mai avuto grandi mostre fotografiche nei propri spazi e che ci permette di collegare questi straordinari ritratti femminili con la nostra Ebe. E' stato possibile fare questo, perché il nostro complesso museale è di grandissima qualità". Alla presentazione è intervenuto anche il direttore di Civita, Alberto Rossetti: "Questa mostra è l'ottava di una serie dedicata a Steve McCurry, una diversa dall'altra, ognuna con una sua personalità, creata attingendo ad uno straordinario archivio di foto, partendo da un nucleo composto da quelle più conosciute, per poi raccontare una storia attraverso immagini inedite”. Una battuta anche dal Giornalista Riotta: "C'è una continuità tra i valori che esprime nella sua arte e nel suo lavoro e la persona che è". 

TUTTE LE INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

BIOGRAFIA -  Nato nei sobborghi di Philadelphia, McCurry studia cinema e storia alla Pennsylvania State University prima di andare a lavorare in un giornale locale. Dopo molti anni come freelance, McCurry compie un viaggio in India, il primo di una lunga serie. Con poco più di uno zaino per i vestiti e un altro per i rullini, si apre la strada nel subcontinente, esplorando il paese con la sua macchina fotografica. Dopo molti mesi di viaggio, si ritrova a passare il confine con il Pakistan. Là, incontra un gruppo di rifugiati dell'Afghanistan, che gli permettono di entrare clandestinamente nel loro paese, proprio quando l'invasione russa chiudeva i confini a tutti i giornalisti occidentali. Riemergendo con i vestiti tradizionali e una folta barba, McCurry trascorre settimane tra i Mujahidin, così da mostrare al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, dando finalmente un volto umano ad ogni titolo di giornale. Da allora, McCurry ha continuato a scattare fotografie mozzafiato in tutti i sei continenti. I suoi lavori raccontano di conflitti, di culture che stanno scomparendo, di tradizioni antiche e di culture contemporanee, ma sempre mantenendo al centro l'elemento umano che ha fatto sì che la sua immagine più famosa, la ragazza afgana, fosse una foto così potente.

McCurry è stato insignito di alcuni tra i più importanti premi della fotografia, inclusa la Robert Capa Gold Medal, il premio della National Press Photographers e per quattro volte ha ricevuto il primo premio del concorso World Press Photo. Il ministro della cultura francese lo ha nominato cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere e, più recentemente, la Royal Photographic Society di Londra gli ha conferito la Centenary Medal for Lifetime Achievement. McCurry ha pubblicato molti libri, tra cui The Imperial Way (1985), Monsoon (1988), Portraits (1999), South Southeast (2000), Sanctuary (2002), The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003), Steve McCurry (2005), Looking East (2006), In the Shadow of Mountains (2007), The Unguarded Moment, (2009), The Iconic Photographs (2011), Untold: The Stories Behind the Photographs (2013), From These Hands: A Journey Along the Coffee Trail (2015), and India (2015).

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