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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Primo ciak per 'Espero': al via il film del regista forlivese Alessandro Quadretti

La trama, sospesa nel tempo e nello spazio, si svolgerà prevalentemente su una barca a vela. Dopo le due settimane al largo della costa romagnola, la troupe farà tappa in Salento

Iniziano lunedì, al largo di Cesenatico, le riprese di “Espero”, il primo lungometraggio di fiction del regista forlivese Alessandro Quadretti, prodotto da Officinemedia in collaborazione con il produttore milanese Paolo Soravia. Dopo aver dedicato gli ultimi anni prevalentemente alla realizzazione di documentari (“4agosto '74. Italicus, la strage dimenticata”, è stato proiettato nelle sale delle principali città italiane, oltre che in Francia e Svizzera) e all’insegnamento universitario, Quadretti ha scritto la sceneggiatura a quattro mani con il giovane drammaturgo Federico Bellini, anch’egli forlivese e già autore di spettacoli teatrali rappresentati in Italia e all’estero.

Il direttore della fotografia sarà il milanese Matteo De Martini, mentre le musiche saranno a cura del musicista forlivese Gianluca De Lorenzi, con un contributo originale del chitarrista Antonio Gramentieri. Gli interpreti principali del film sono Savino Paparella (protagonista di “Ubu Roi” di Fortebraccio Teatro), Aferdita Arapi, il cesenate Alberto Baraghini e, singolarità di questa produzione, un detenuto in semilibertà attivo da anni nei teatri delle carceri.

La trama, sospesa nel tempo e nello spazio, si svolgerà prevalentemente su una barca a vela. Dopo le due settimane al largo della costa romagnola, la troupe farà tappa in Salento, nei pressi di Gallipoli, per alcuni giorni di riprese sulla terraferma.

“Questo – dichiara Alessandro Quadretti - è per me un appuntamento fondamentale: il mio primo film lungometraggio non documentario. Sarò affiancato da amici professionisti che credono fortemente nel progetto e questo mi permette di affrontare con più serenità le difficoltà e gli imprevisti di una piccola produzione. Credo però fermamente nel fatto che oggi fare cinema in Italia abbia senso soprattutto se si opera in modalità indipendente, con la spontaneità e soprattutto l’impagabile libertà che queste produzioni consentono”.

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