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"Una vôlta in Rumâgna": un'altra commedia dialettale della Cumpagnì Dla Zercia su YouTube

Il testo prende in considerazione il periodo storico che va sotto il nome di Risorgimento, dove si rende omaggio a quelle forti passioni e alle idealità che hanno visto coinvolti in prima fila proprio i romagnoli

Dopo l'inserimento su YouTube delle riprese della commedia in dialetto romagnolo "La sumara ad Tugnara" il gruppo teatrale forlivese "La Cumpagnì dla Zercia" mette a disposizione di tutti un altro lavoro rappresentato in passato con successo. Si tratta delle riprese di "Una vôlta in Rumâgna", con la regia di Claudio Tura; due tempi liberamente tratti da “I temp ad Landon” di Umberto Maioli, messi in scena nel gennaio 2007 nel teatro comunale di Cervia su adattamento di Giovanni Spagnoli (per motivi tecnici su YouTube sono divisi in cinque parti). 

Il testo prende in considerazione il periodo storico che va sotto il nome di Risorgimento, dove si rende omaggio a quelle forti passioni e alle idealità che hanno visto coinvolti in prima fila proprio i romagnoli (memorabile il salvataggio di Giuseppe Garibaldi nel 1849) e la città di Forlì con personaggi come Piero Maroncelli, Aurelio Saffi, Giorgina Crawford Saffi, Achille Cantoni, Giovita Lazzarini, Carlo Matteucci, Antonio Fratti, Alessandro Fortis. "Una vôlta in Rumâgna" propone una piccola ma significativa storia ambientata negli anni 1846/49 che si sviluppa in un tempo e in uno spazio ridotti rispetto agli avvenimenti complessivi del periodo risorgimentale, eppure riesce a dimostrare che il teatro, anche quello dialettale, può svolgere la funzione di memoria storica per aiutare ad affinare gli strumenti del sapere, per comprendere e interpretare gli avvenimenti. In questo caso si assiste al dissolvimento di un settore della società, quello dell'aristocrazia, dovuto alla staticità del modo di pensare, di essere, di interpretare (o, meglio, non interpretare) il divenire delle cose, nonostante l'Incalzare della Storia. Il tutto in linea col concetto che ribadisce che solo la conoscenza del passato offre la possibilità di elaborare a fondo il presente. 

Si tratta di una rappresentazione corale degli interpreti: Ezio Battistini, Loretta Fiumana, Giovanni Garoia,  Franco Montanari, Vittorio Pretolani, Eleonora Balestra, Dario Favati, Carmen Matturro, Irene Baruzzi Giuseppe Brunelli, Luigi Cangini, Arde Benzi, Sara Benzi, Francesca Borsetto, Lorenzo Pieri (voce fuori campo) e dei collaboratori della compagnia, come il rammentatore Floriano Focacci, il macchinista Gino Ravaioli, i curatori delle scenografie Leonardo Lucchi e Gino Erbacci e del direttore di scena Giorgio Barlotti. Tutti i protagonisti in scena indossano costumi d'epoca che furono realizzati e curati dalla compagnia stessa. La visione della commedia dà la possibilità di rivedere all'opera l'attore Ezio Battistini (1928 - 2008), che per decenni è stato uno dei protagonisti del teatro dialettale romagnolo. Uno straordinario attore che esordì nel 1952 nella farsa intitolata “Occhio di lince”.

Poi tra lavori strutturati e farse inserite a latere Battistini acquisì sempre maggior dimestichezza con il palcoscenico, spazio per il quale dimostrò fin dall’inizio una immediata sintonia. A Battistini non importava che si recitasse in italiano o in dialetto, anzi meglio ancora se in vernacolo. Nel 1957 interpretò il reboante "Cagnèra" nella commedia "Cla bèla famiulena " di Eligio Cottignoli. Un personaggio che si fa notare per la sua esuberanza soprattutto attraverso la sonorità della sua parlata ed Ezio si adattò così bene a questo soggetto al punto che "Cagnèra" divenne la sua seconda identità che l'accompagnò per sempre, tanto che divenne il suo soprannome.

"Nel teatro dialettale dove le occasioni qualificate per affinare una formazione artistica, soprattutto a quei tempi, non erano molte e quasi tutto era lasciato in mano all’iniziativa dell’attore, un talento naturale come Battistini emerse in modo prorompente - spiega nella presentazione della commedia, Gabriele Zelli -. Esuberante e vocalmente colorito entrò in perfetta simbiosi con certi tipi di personaggi del mondo dialettale e, col trascorrere del tempo, la sua presenza scenica assunse una “naturalità” impareggiabile".    

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