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Eventi Dovadola / Piazza Guglielmo Marconi

A Dovadola brucia "e' zöch 'd Nadêl": sarà acceso fino all'Epifania

Com'è nata l'idea di riproporre la consuetudine dell'accensione del ceppo in piazza, quando un tempo avveniva nel focolare delle case, soprattutto quelle contadine, lo ricorda Pier Luigi Toledo

Dalla vigilia di Natale in piazza Marconi, a Dovadola, brucia "e' zöch 'd Nadêl" (il ceppo di Natale) che rimarrà accesso fino al giorno dell'Epifania. Ad alimentare il fuoco e a preparare le cene durante il corso di tutte le serate del periodo (cene aperte a tutti a prezzi modici) si alterneranno le associazioni dovadolesi: Pro Loco, Protezione Civile, Historich Val Montone, Chi burdel ad Dvedla, Real Dovadola, Associazione Genitori in collaborazione con i cacciatori, e Associazione Ciclistica Dovadolese. Per il 31 dicembre la festa di fine anno sarà organizzata dal Circolo Azzurro e dal ristorante La Scaletta.

Com'è nata l'idea di riproporre la consuetudine dell'accensione del ceppo in piazza, quando un tempo avveniva nel focolare delle case, soprattutto quelle contadine, lo ricorda Pier Luigi Toledo, storico medico del paese nonché cultore della storia locale. "Simbolo di unione fraterna - scrive in una nota inviata al sindaco Gabriele Zelli -forse non tutti sanno chi fu il primo pioniere del fuoco di Natale in piazza a Dovadola".

"Lo accese - prosegue Toledo - con la sorpresa di molti, alla mezzanotte di Natale di tantissimi anni fa Tebaldo Samorì (scomparso da tempo ndr). Tebaldo possedeva una Mercedes che com'è noto era dotata di un porta bagagli molto ampio. Lo riempì di ogni bene: salsicce, costole di maiale, aringhe e quant'altro servisse per far festa. Sul sedile anteriore dell'auto troneggiava una damigiana di vino sangiovese. Il fuoco fu sistemato su di un braciere traballante tanto che la pentola del vin brulè rischiava di rovesciarsi. Si ebbero delle noie con gli abitanti delle case prospiciente piazza Marconi per colpa del fumo".

"Alcuni generosi - prosegue nel ricordo Toledo - si prestarono a dare una mano, forse perché golosi di ciò che Tebaldo aveva sistemato sulla graticola. Gran successo ebbero le aringhe, viatico propiziatorio al sangiovese delle Casacce, il podere allora coltivato da Tebaldo Samorì. Qualcuno propose di effettuare un'offerta libera per concorrere alle spese sostenute. La risposta di Samorì fu: "Neanche per idea...sa vut fe paghè e Nadêl? (Vuoi forse far pagare per Natale?)". "Il colpo di volano - conclude il racconto Toledo - fu procurato, gratuito e spontaneo. Il ceppo di Tebaldo portò calore al cuore e al palato dei Dovadolesi". Da allora l'iniziativa è proseguita e ogni anno è stata migliorata la logistica.

Quest'anno gli stand sono più accoglienti e anche i menù delle proposte gastronomiche sono più vari. Si può cenare a partire dalle ore 19.00 a prezzi convenienti. L'alto afflusso di persone provenienti anche da fuori non consente più di non far pagare. Ma l'accoglienza e l'ospitalità dei Dovadolesi è proverbiale, quindi, tempo permettendo, l'invito che parte dal paese del tartufo è rivolto a tutti coloro che vogliono condividere un momento di allegria attorno al fuoco

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