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Da rifiuti a materie prime, "C’è ancora tanto da fare verso l’economia circolare"

Importanti esperti hanno partecipato al convegno sul tema della sostenibilità organizzato da Confindustria Forlì-Cesena in collaborazione con la Fondazione Cariromagna

L’associazione degli Industriali di Forlì-Cesena ha organizzato un convegno dai contenuti tecnici elevati e di interesse comune. Tema dell’appuntamento è stato la visione lungimirante di 20 anni fa, che rende Edo Ronchi uno dei pochi politici che ad anni di distanza può ancora ricordare gli obiettivi raggiunti e quelli da raggiungere con la legge che porta il suo nome, norme ancora attuali nonostante sia stato emanato il Testo Unico sulla materia nel 2006. Lo stesso Ronchi ha evidenziato "la modernità del tema, sottolineando l'esigenza di competenze specifiche e conoscenze tecniche, senza facili banalizzazioni".

Il confronto, viene evidenziato, "ha messo in risalto come l'Italia, a volte,  non sappia riconoscere i propri risultati green, neppure quelli già raggiunti  quando ci si compara agli altri Stati, a partire dalla Germania, di cui invece si parla dando per scontate le buone performance, a prescindere dalle verifiche. Stimolati dal professor Stefano Colombari, che doveva moderare, ma che ha interpretato il ruolo con spirito propositivo e critico, Ronchi e gli altri relatori hanno esaminato i risultati ottenuti applicando buone pratiche, come ad esempio nel caso della Campania, che oggi non è quel fanalino di coda che si crede. Certo, il sud è ancora in ritardo nella raccolta differenziata, che rimane il primo passo per una riduzione della quantità dei rifiuti in discarica. C’è ancora tanto da fare verso l’economia circolare che parte dalla trasformazione dei rifiuti in materie prime, rendendole preziose per altri cicli produttivi".

È stata sottolineata l'esigenza di "modificare il principio di territorialità, che vorrebbe che le strutture di riciclo e quelle di smaltimento siano sempre vicine alla produzione, mentre già si dovrebbe pensare ad un numero ridotto e più efficiente di grandi impianti. Certo non si può rinunciare a collocare gli impianti stessi in tutta Italia e non solo nel nord del Paese". Inoltre, si è parlato di sottoprodotti e del bisogno di definirli in modo univoco in tutta Europa, meglio di quanto finora fatto, e richiedendo un maggiore impegno da parte di ciascuna nazione. Maurizio Pernice del Ministero per l'Ambiente ha ripercorso la storia dei mercuriali, della carta da macero e degli illeciti internazionali a cui si fece fronte col decreto Ronchi e delle difficoltà per introdurre il tema della raccolta differenziata con le resistenze che ci furono. Il sistema di gestione virtuoso che ne conseguì ha poi consentito la crescita dei controlli e delle buone pratiche e la definizione di responsabilità del produttore, come primo interlocutore nel ciclo dei rifiuti.

Infine, si è toccato il tema degli scarti alimentari, il costo della gestione, gli impegni del Conai per gli imballaggi, la prevenzione. A tal riguardo HerAmbiente, attraverso il suo amministratore delegato Carlo Galli, ha illustrato i risultati ottenuti grazie ai progetti innovativi per il riuso che hanno permesso di ridurre la produzione di rifiuti di circa 11 milioni di tonnellate e la lotta allo spreco alimentare, in particolare  con gli interventi sulla frazione umida. "Hera - ha evidenziato - sta contribuendo in modo determinante alla concezione del rifiuto come risorsa e presto darà anche l’avvio  ad un nuovo impianto di produzione di biometano che contribuirà al trattamento di 100 mila tonnellate di rifiuti organici". Alla luce delle considerazioni emerse, i relatori hanno ribadito che l'economia circolare non è solo un tema di rifiuti, ma anche di prodotti, del loro design, dei materiali, dell'usato. Insomma, un vero e proprio ciclo nel quale siamo tutti personalmente coinvolti, anche sul piano culturale.

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