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Inverno meteorologico, la bocciatura è sonora: "Il terzo più mite dal 1950. Ma almeno non sono mancate le piogge"

L'INTERVISTA - A tracciare un'ampia disamina è Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti)

Il primo marzo ha segnalato l'inizio della primavera meteorologica. E lo ha fatto in un contesto dal sapore invernale, con la neve caduta a quote molto basse, imbiancando le vallate oltre i 250-300 metri. Ma che trimestre ci lasciamo alle spalle? A tracciare un'ampia disamina è Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti). 

Risposta secca, da appassionato che voto dà a questo inverno meteorologico?
"Diciamo che la media (come si adottava molto tempo fa a scuola) è tra 1 in merito alle temperature medie e 6 per le precipitazioni, quindi 3,5, e forse sono anche generoso".

Perchè?
"Sotto il profilo termico siamo di fronte al terzo inverno più mite dal 1950, ma almeno le piogge, specie in confronto ad altre regioni del nord Italia, non sono mancate, anche se temporalmente mal distribuite con un mese esatto senza precipitazioni (dal 25 gennaio al 25 febbraio). Il “voto” quindi è particolarmente severo per le temperature, che di invernale hanno avuto solo un periodo tra il 7 e il 12 febbraio".

La stagione è andata secondo quanto elaborato dai modelli di previsione?
"Se guardiamo alle anomalie termiche medie stagionali sì, anche se esse sono risultate ancora superiori a quelle previste in autunno in ottica invernale. Tuttavia, c’è stata la sovrastima di una fase fredda che avrebbe dovuto interessare la prima parte dell’inverno, che c’è stata (specie a dicembre) ma che anziché interessare quasi tutto il continente europeo, si è limitata a coinvolgere il nord e parzialmente il centro. Migliore è stato il riscontro sulle precipitazioni, che sono state discrete dalla Romagna verso sud e scarse sulle nostre regioni più settentrionali e sulla fascia alpina".

Che inverno meteorologico è stato? 
"Come prima accennato si è trattato del terzo inverno più mite dal 1950, con un’anomalia di temperatura media in Romagna di ben +2,7°C rispetto alla norma 1981-2010 (anomalia altissima se considerata su un trimestre), preceduto solo dalla stagione 2013-2014 (+3,0°C) e da quella 2019-2020 (+2,9°C). Si è trattato anche del decimo inverno consecutivo mite o molto mite, dato che l’ultimo che si possa definire freddo (anche se solo lievemente) è datato 2012-2013. Da notare pochissime gelate notturne in dicembre e gennaio (circa 10 giorni in due mesi), mentre sono un po’ aumentate in febbraio quando si è avuta l’unica ondata di freddo di questo non inverno, con qualche valore assoluto intorno a -7/-8°C tra i giorni 10 e 11 febbraio, valori che oggi possono apparire gelidi, ma che negli inverni dell’ormai lontano passato erano comuni anche nelle zone di pianura".

E sul fronte delle precipitazioni? Il deficit è stato recuperato?
"E' andata meglio, con un’anomalia stagionale del +37% che non è male in considerazione delle stagioni precedenti che erano state assai secche. Buoni apporti sono arrivati in gennaio, con circa il doppio delle precipitazioni rispetto alla norma, mentre dicembre 2022 è stato normalmente piovoso o solo leggermente eccedente la norma. Febbraio ha invece visto un parziale recupero solo negli ultimi giorni del mese, fino a piovosità superiore alla norma su cesenate e riminese, mentre è rimasto ben al di sotto sul ravennate, Nel complesso il deficit sul breve periodo è stato recuperato, ma non sul lungo: se consideriamo i 12 mesi da marzo 2022 a febbraio 2023 il bilancio è ancora negativo, per cui se le precipitazioni dovessero arrestarsi nelle prossime settimane riemergerebbero subito i problemi a livello di disponibilità idrica dei suoli, mentre per quanto riguarda gli invasi direi che siamo in condizioni pienamente recuperate".

Si sono visti almeno tre episodi nevosi in collina ed uno in pianura. Meglio degli altri anni pare…
"Diciamo che nella prima metà della stagione la situazione era drammatica sul nostro Appennino, poi tra metà gennaio e soprattutto febbraio, le condizioni sono migliorate con buoni apporti nevosi, anche se principalmente sul comparto appenninico delle province di Forlì-Cesena e Rimini, meno sul ravennate. Peraltro, la neve in pianura ha interessato solo una ristretta fascia di territorio tra il cesenate e il riminese, ma è sostanzialmente mancata sul resto del territorio, quindi in questo caso il bilancio stagionale è ampiamente negativo".

Il primo marzo segna il via della primavera meteorologica. Che stagione dobbiamo attenderci?
"Il segnale sulle anomalie medie stagionali mostra una buona probabilità di temperature medie superiori alla norma ma non di molto, espressamente sul nord Italia, mentre le anomalie termiche positive sarebbero più consistenti al centro-sud. Il segnale sulle precipitazioni stagionali è più incerto, ma prevale una maggiore probabilità che esse siano nella norma o leggermente superiori, e questa sarebbe una buona notizia, se non fosse che in questi casi l’incertezza è sempre elevata nonostante i progressi compiuti nell’ultimo quinquennio siano evidenti".

Si legge sul web di uno "sconquasso" del vortice polare. Quali conseguenze per le nostre latitudini?
"C’è stato un riscaldamento a carico del vortice polare stratosferico che si è parzialmente propagato anche ai livelli inferiori. Questi eventi tardivi di norma producono effetti poco duraturi rispetto a quelli che si hanno nella fase centrale dell’inverno, ma non per questo meno vistosi. Le ripercussioni sembrano riguardare un “displacement” (dislocamento) del vortice polare dalla sua sede naturale, il che implicherebbe fasi di tempo freddo o molto freddo sul nord e parzialmente sul centro Europa, molto meno al sud e in area Mediterranea, laddove però potrebbero esserci riflessi positivi sul piano delle precipitazioni. In ogni caso è possibile che la circolazione, per brevi periodi, possa assumere caratteri ancora invernali, anche se su scala continentale, su quella regionale gli impatti potrebbero essere molto meno evidenti oppure di minima durata".

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