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Martedì, 23 Aprile 2024
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E' stato un inverno anonimo, ma non il più mite in assoluto. "Primavera? Occhio agli estremi termici"

L'INTERVISTA - Il mese più mite è stato certamente febbraio con un’anomalia di temperatura media di +2,4°C, mentre dicembre 2021 e gennaio 2022 si sono “fermati” a +0,9°C

Un sole frizzante ha accolto l'inizio della primavera meteorologica, che ci traghetterà fino a fine maggio verso l'attesa estate. L'inverno meteorologico si è congedato con il passaggio di una veloce perturbazione che lo scorso weekend ha portato la neve a quote molto basse. Ma guardando a ritroso, analizza Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti), "l'inverno è stato “anonimo” e poco dinamico, a parte qualche episodio nel corso di dicembre 2021 e nella prima decade di gennaio 2022". Insomma, latitante "come oramai è diventata tradizione nel nuovo millennio a parte qualche isolata eccezione".

Randi, quali sono le ragioni?
Principalmente un’ostinata persistenza di aree di alta pressione sull’Europa occidentale e sul bacino del Mediterraneo per gran parte del trimestre, con vistose anomalie bariche positive tra Spagna, Francia ed Italia (specie occidentale). In tal modo le onde depressionarie e le perturbazioni atlantiche sono state costrette a seguire una traiettoria che le portava dall’oceano al nord Europa ed in seguito in discesa verso l’area balcanica orientale, risparmiando quasi sempre il settore mediterraneo centro-occidentale e la nostra Penisola. Solo il versante adriatico è stato in qualche caso interessato da veloci impulsi perturbati, specie in dicembre 2021, ma con scarse ripercussioni sia sul campo termico che su quello pluviometrico.

Anche la Nina ha le sue responsabilità?
In parte sì. La fase negativa di Enso (El Nino Southern Oscillation), chiamata comunemente Nina, ovvero il fenomeno inverso rispetto a El Nino, comporta un anomalo raffreddamento delle acque superficiali equatoriali del Pacifico, e questo aspetto si ripercuote anche sulla circolazione atmosferica con un effetto domino che si trasmette dalle zone tropicali e quelle temperate delle medie latitudini, anche se più attenuato a mano a mano che ci si allontana dalla zona di origine del fenomeno. Tuttavia, analisi statistiche che considerano un cinquantennio di osservazioni, indicano una prevalenza di anomalie bariche positive invernali sull’Europa centro-occidentale durante fasi di Nina; insomma una maggiore probabilità di alte pressioni in quelle zone, aspetto che in effetti si è manifestato anche quest’anno.

Si sperava in piogge e nevicate per equilibrare il deficit idrico. Invece la situazione resta critica…
Infatti, nonostante l’inverno appena concluso non sia stato tra i più secchi in assoluto, almeno in Romagna, ancora paghiamo l’eredità del secchissimo 2021, per cui la situazione non è affatto migliorata. Se consideriamo l’anomalia pluviometrica percentuale, la stagione non è stata drammatica, con un 8% in meno delle precipitazioni indicate dalla climatologia 1981-2010 (nel 2019-2020, ad esempio, il deficit fu di oltre il 30%), e con gennaio 2022 che ha visto accumuli addirittura superiori alla norma (+33%) anche se concentrati nella prima decade. Solo febbraio 2022 ha tradito completamente le attese, con un ammanco di piogge del 50% circa. Questo dato ha poi avuto inevitabili ripercussioni sul deficit stagionale, che, sia pure di poco, è risultato negativo.

Sul fronte temperature qual è stata l'anomalia?
L’inverno 2021-2022 ha confermato un trend oramai consolidatosi, presentando una temperatura media ben al di sopra della norma (trentennio 1981-2010), con un’anomalia su base trimestrale di +1,4°C (Romagna). Generalmente, quando le anomalie stagionali superano il grado cominciano ad essere rilevanti, anche se la stagione appena conclusa non risulta tra le più miti in assoluto, occupando l’undicesimo posto dal 1950. Il più mite in assoluto fu l’inverno 2013-2014 con un’anomalia di temperatura media di ben +2,7°C. Il mese più mite è stato certamente febbraio con un’anomalia di temperatura media di +2,4°C, mentre dicembre 2021 e gennaio 2022 si sono “fermati” a +0,9°C. Anche in questo caso febbraio è stato il mese più anomalo condizionando l’intera stagione.

Tirando le somme, l'inverno ha seguito lo schema delle previsioni stagionali?
Sostanzialmente sì. Gli scenari indicavano una prima parte dell’inverno più “dinamica” e meno calda, e lo si può verificare dal fatto che dicembre e metà gennaio sono stati più vicini alla norma sia sotto il profilo termico che sotto quello pluviometrico, mentre era pronosticata una seconda metà più mite e “statica” confermata dall’andamento della seconda metà di gennaio e del mese di febbraio. Possiamo quindi affermare, dati alla mano, la buona abilità di previsione degli scenari formulati nell’autunno scorso, confermando il progresso compiuto negli ultimi anni, in termini di affidabilità, di questo tipo di previsione.

Inizia la primavera meteorologica. L'incubo è che possano esserci incursioni fredde, come accaduto due anni fa con gelate che hanno causato danni irreparabili al comparto agricolo. C'è questa possibilità?
La possibilità esiste, se non altro perché si proviene da un periodo ben poco dinamico che difficilmente potrà proseguire per l’intera primavera. Già per la prima metà di marzo gli scenari d’insieme ipotizzano questa possibilità, naturalmente al netto dell’incertezza che non va mai tralasciata. Il vortice polare si appresta ed entrare della fase di fisiologico indebolimento stagionale, e questo, sotto certi aspetti, amplifica le possibilità di una circolazione più disturbata con aumento degli scambi termici meridiani o con regimi di blocco meteorologico, che spesso preludono a discese fredde, anche se il target delle stesse è sempre di difficile collocamento a lunghe distanze temporali. Non è affatto matematico, ma non si può escludere. Aggiungiamo il fatto che, data la fase fenologica notevolmente anticipata a carico delle colture arboree, una discesa di aria fredda provoca una condizione di maggiore sensibilità a prescindere dalle temperature raggiunte.

Cosa possiamo attenderci nel prossimo trimestre?
Gli scenari indicano una maggiore probabilità di un trimestre più caldo del normale a livello di temperatura media, ma con elevata probabilità che si abbiano estremi termici significativi, sia in senso negativo che positivo. Questo significa che, a fronte di un decorso medio trimestrale moderatamente caldo, potrebbero manifestarsi, con un buon livello di confidenza, brevi periodi anche assai freddi, specie nella prima parte della stagione. L’aspetto poco incoraggiante riguarda le precipitazioni: esse sarebbero ancora inferiori alla norma in marzo-aprile, mostrando una ripresa solo in maggio (qui con incertezza elevata). Chiaramente sul fronte della piovosità l’abilità di previsione è nettamente inferiore, anche perché nella primavera hanno inizio in genere i fenomeni convettivi (temporali) che sono di breve durata e limitati spazialmente, quindi mal si prestano ad essere considerati adeguatamente da questo di tipo di modelli (stagionali o sub-stagionali).

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