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Gelo e altra neve in arrivo, tutto quello che c'è da sapere: "Non aspettiamoci un 2012"

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Meteocenter - Emilia Romagna Meteo, fa il punto su quello che accadrà nei prossimi giorni

La Romagna, alle prese in queste ore con nevicate anche in pianura, piomberà nel gelo. L'inverno meteorologico si chiuderà con una severa ondata di freddo, tra le più crude degli ultimi decenni. I termometri subiranno una decisa picchiata a partire da domenica, quando si comincerà a far sentire l'alito freddo siberiano. La colata fredda, irrompendo nel bacino mediterraneo, potrebbe determinare la formazione di un minimo depressionario, dalla cui localizzazione dipenderà la distribuzione delle precipitazioni, che, per effetto delle temperature, assumeranno ovunque carattere nevoso. Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Meteocenter - Emilia Romagna Meteo, fa il punto su quello che accadrà nei prossimi giorni.

Dopo il maltempo arriva il gelo: c'è una conferma?
Oramai le probabilità che una forte ondata di freddo di matrice artica continentale e proveniente dalla Siberia abbia luogo indicativamente tra lunedì e venerdì della prossima settimana sono piuttosto elevate, anche se rimane una incertezza di fondo sulla reale intensità e durata di tale fase. In ogni caso, anche considerando il periodo stagionale, ovvero all’uscita dell’inverno meteorologico, sembra possa essere piuttosto severa.

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Cosa ha innescato questo risveglio del Generale Inverno?
Ci sono diversi fattori, tra cui un repentino riscaldamento su area stratosferica polare (stratwarming) occorso nei giorni scorsi, che talvolta prelude a severe colate di aria gelida nell’emisfero nord a causa di uno “split” (suddivisione) del vortice polare, il quale viene letteralmente perforato dal riscaldamento con anticiclone annesso, e con due poli freddi ai lati dell’anticiclone che scendono verso sud. Sembra che il polo freddo siberiano sia destinato a raggiungere l’Europa ed anche l’Italia, specie centro-settentrionale. Questo tipo di evento è più comune verso la fine dell’inverno, anche se non sempre porta le masse d’aria artica proprio su di noi. Un altro fattore risiede nel modello di circolazione tropicale nei pressi dell’Equatore (Madden Julian Oscillation) che si è portato in posizione favorevole (8-1 in letteratura) allo sviluppo di alte pressioni di blocco alle alte latitudini. Sovente quando queste due forzanti agiscono in simbiosi si hanno scambi termici meridiani molto accentuati, con spinte di aria calda verso le alte latitudini e conseguenti discese molto fredde verso le medie latitudini.

Si parla anche di Burian: è corretto?
Il termine corretto sarebbe “Buran” che è un vento accompagnato da aria gelida, spesso molto intenso, caratteristico delle steppe della pianura sarmatica, ad ovest degli Urali e che si propaga da est-nord est verso ovest sud ovest. Di norma è associato ad irruzioni di aria polare continentale e non artica continentale come potrebbe accadere nei prossimi giorni, quindi in senso stretto non si potrebbe parlare di Buran vero e proprio. Un caso tipico di Buran fu quello del dicembre 1996 (26-28 dicembre) con venti ad oltre 100 km/h ed aria estremamente secca. A voler essere pignoli il Buran per definizione non arriva sui nostri territori, ma si ferma molto prima essendo un vento locale. Colloquialmente si parla di Buran, ma in realtà non arriva proprio, arriva un suo "emissario".

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Facendo corso ai dati storici, a quale ondata di freddo è possibile paragonarla?
Considerando il periodo stagionale potremmo ritenerla similare a quella di fine febbraio-inizio marzo 2005, anche se allora si trattò di una irruzione estremamente veloce, ma quanto basta per far scendere le temperature minime fino a –7/-10°C sulle pianure romagnole, specie tra faentino, lughese e forlivese, e massime di poco sopra lo zero. Quella in arrivo sembra leggermente più duratura, ed anche l’estensione della nassa d’aria fredda sembra essere maggiore.

Si parla di gelo e inevitabilmente si torna indietro al 2012. Quali sono gli effetti che possiamo attenderci?
L’evento del 2012 fu molto lungo e si articolò in almeno tre distinte fasi; il prossimo appare più breve ed anche di intensità inferiore. Peraltro nel 2012 si vennero a creare le condizioni per intense nevicate in regione (molti record superati su forlivese e cesenate), causa profonde depressioni mediterranee. Nel caso in di venire l’evoluzione sembra meno incline ad innescare intensi vortici depressionari sul Mediterraneo, per cui potrebbe fare piuttosto freddo, ma con nevicate che al momento non sembrano poter assumere intensità di rilievo.

E' possibile già indicare una durata?
Indicativamente dai 3 ai 5 giorni, ed in ogni caso la prossima settimana sarà comunque assai fredda.

Lo stratwarming condizionerà anche il prosieguo della primavera?
Non è ancora dato sapersi, ma c’è un segnale su una prima decade di marzo che potrebbe avere temperature leggermente al di sotto della norma, e quindi risentire della situazione venutasi a creare in precedenza anche se non con irruzioni fredde come quella attesa per la prossima settimana. Tuttavia in passato è successo che anche la stagione primaverile risentisse, almeno in parte, di condizioni stratosferiche particolari ereditate dal precedente inverno.

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