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Nel pieno dell'emergenza coronavirus il colpo di coda dell'inverno: freddo e rischio gelate

La prossima settimana si annuncia particolarmente fredda, con le temperature diurne di circa dieci gradi inferiori rispetto a quelle rilevate in questi giorni

Colpo di coda invernale in arrivo nel pieno dell'emergenza coronavirus. La prossima settimana si annuncia particolarmente fredda, con le temperature diurne di circa dieci gradi inferiori rispetto a quelle rilevate in questi giorni. La flessione sarà meno sensibile nei valori minimi poiché le nottate serene dell’ultimo periodo hanno mantenuto questo parametro su valori non poi così elevati. Ma anche la colonnina di mercurio nelle ore notturne e nel primo mattino punterà verso il basso, in particolare a partire da martedì.

Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e Meteocenter e vicepresidente dell'associazione Ampro, l'inverno prepara il suo tardivo colpo di coda. E' confermato?
Sì, direi che oramai vi sono pochi dubbi sull’arrivo di una massa d’aria molto fredda per il periodo; naturalmente dobbiamo considerare che siamo nella terza decade di marzo, quindi gli effetti non potranno essere quelli tipici del pieno inverno, ma le temperature sono destinate a subire una sensibile diminuzione nella prossima settimana, principalmente nei valori massimi.

Di che natura sarà l'aria fredda?
L’origine sarà di tipo artico marittimo, ed in queste ore dall’Artico sta già invadendo la Scandinavia; poi l’afflusso si scinderà in due rami a causa dell’intrusione di un cellula di alta pressione a latitudini molto elevate, ed il secondo ramo scenderà con moto retrogrado verso sud-ovest pilotato dall’alta pressione stessa, scorrendo quindi sulle aree continentali della Russia e delle repubbliche baltiche. Infine irromperà da nord-est attraverso i paesi danubiani presentandosi ancora molto fredda, specie in quota, ma con valori di tutto rispetto anche nei bassi strati.

Cosa dobbiamo attenderci?
In primo luogo un sensibile calo delle temperature, inizialmente più avvertito nei valori massimi, i quali, tra lunedì e giovedì, faranno fatica a raggiungere i 10°C. Le temperature minime invece scenderanno in modo deciso eventualmente solo a partire da martedì o mercoledì, con rischio di gelate notturne, anche se molto dipenderà da vento e nuvolosità. In linea di massima i valori medi giornalieri potrebbero attestarsi su anomalie negative di 6/7°C rispetto alla norma del periodo, specie tra lunedì e giovedì, anche se vi è ancora un po' di incertezza.

Con una possibile fase instabile c'è il rischio di nevicate anche in pianura?
Al momento sembra possa trattarsi di un ingresso di aria molto fredda, ma sostanzialmente secca con prevalenza di pressione alquanto elevata e con minimi depressionari nei bassi strati sufficientemente lontani dalla nostra regione, per cui per ora non ci si attendono particolari fenomeni. Tuttavia le miti temperature nei bassi strati di questi giorni potranno contribuire, nelle prime fasi dell’irruzione fredda, al manifestarsi di fenomeni di instabilità a causa dell’elevato gradiente termico verticale, con possibilità di qualche rovescio sparso che farebbe, nel caso, comparire brevi rovesci di neve anche a quote molto basse. Inoltre le correnti da nord-est sospingeranno l’aria fredda ad accumularsi sopravvento ai nostri rilievi appenninici, obbligandola a salire e determinando nuvolosità da stau con qualche nevicata sul nostro Appennino.

Si tratta di una toccata e fuga o il freddo persisterà per alcuni giorni?
Considerando il periodo stagionale la fase fredda non sembra essere brevissima; il campo termico medio potrebbe rimanere al di sotto della norma dal 23 al 28-29 marzo con picco di intensità tra i giorni 24 e 26, quindi occupare una buona parte della prossima settimana. Normalmente questi “ritorni di freddo”, che sono tipicamente primaverili, hanno una durata media di 2-3 giorni, mentre quello in divenire sembra poter essere un po' più prolungato, anche se l’attendibilità della previsione scende sensibilmente dopo il 26 marzo.

Un duro colpo quindi per l'agricoltura.…
Indubbiamente è un rischio reale, anche se la probabilità di gelate, ma soprattutto la loro intensità e durata, si potrà prevedere con la necessaria accuratezza solo tra 2 o 3 giorni. In linea di massima si rischiano dapprima gelate “da avvezione”, ovvero principalmente per l’effetto dei venti freddi da nord-est con repentino calo termico in quota, sulle zone di media ed alta collina nella prima fase dell’episodio. In seguito, indicativamente tra martedì e giovedì, aumenterà il rischio di gelate da “irraggiamento radiativo” sulle pianure, facilitate da eventuali rasserenamenti ed attenuazione del vento dopo che la massa d’aria fredda si sarà ben sedimentata nei bassi strati. Nella fase intermedia non si esclude che possano aversi entrambi i tipi di gelata contemporaneamente. Dobbiamo poi tenere presente che, causa un inverno molto mite, le piante da frutto si trovano in una fase fenologica molto anticipata, con risveglio vegetativo assai precoce, che le sottopone ad una maggior sensibilità a parità di temperature raggiunte.

A quale onda di freddo si può paragonare?
In riferimento allo stesso periodo, ovvero la terza decade di marzo, un episodio severo si ebbe nel marzo 1998, con valori in libera atmosfera simili a quelli previsti per la prossima irruzione, ma si ebbe frequente nuvolosità, ed i valori minimi, per scendendo sotto lo zero, lo fecero di poco (sui -2/-3°C sulla Romagna interna). Un secondo evento simile si ebbe tra il 20 ed il 23 marzo 2009, con valori minimi nella pianura occidentale fino a -3/-4°C, così come nel marzo 1995. A livello di temperature minime al suolo, l’evento più severo risale al 27-31 marzo 1993: tra i giorni 29 e 30 si toccarono valori minimi fino a -5°C nelle campagne del lughese, faentino e forlivese, anche se in quel caso le colture si trovavano in una fase meno anticipata rispetto a quella attuale. I danni furono comunque sensibili a molti fruttiferi.

Quali sono gli scenari per la primavera?
Lo scenario al momento più probabile sembra essere quello caratterizzato da temperature leggermente superiori alla norma, ma con piovosità in aumento, specie in ottica aprile e maggio, il che non sarebbe una cattiva notizia data la scarsità di precipitazioni in questo primo trimestre del 2020. Ovviamente l’incertezza aumenta sensibilmente con l’aumentare della profondità dello scenario in termini temporali, per cui massimo beneficio di inventario. Come sempre specifichiamo che si tratta di “scenari di anomalia” e non di previsioni, che sono un’altra cosa.

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