rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Clima

Le follie del clima, l'estate in pieno inverno e il 2021 tra i più secchi dal 1935: "Questa è la nuova normalità"

L'INTERVISTA - Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti), descrive il 2021 climatico in Romagna

E' il calendario a dirci che siamo nel bel mezzo dell'inverno. Ma meteorologicamente parlando non si direbbe. Perchè il 2022 esordisce all'insegna di un anomalo campo di alta pressione, di quelli che in piena estate ci farebbero boccheggiare e soffrire. Ecco spiegate le temperature schizzate all'insù sull'entroterra e sul crinale, con la colonnina di mercurio oltre i 10°C, capaci in pochi giorni di cancellare la neve caduta abbondante nei primi di dicembre. 'Scherzi' di un clima che di normale non ha nulla, ma che di fatto è la nuova normalità.

C'è quindi poco da stupirsi se nel giro di pochi giorni si passa da un'improvvisata estate (sui rilievi, perchè a mitigare gli effetti del mostro anticiclonico in pianura ci pensano foschie e nebbie) al pieno inverno. C'è poco da meravigliarsi se il 2022 eredità un 2021 tra i più secchi degli ultimi 87 anni, malgrado piogge a carattere alluvionali erroneamente portano ad immagiare il contrario. "Indubbiamente stiamo pagando gli effetti del cambiamento climatico che si attua non solo attraverso una variazione delle temperature medie (al rialzo) e delle precipitazioni (in calo e peggio distribuite nel tempo e nello spazio), ma anche tramite un incremento degli estremi, sia termici che pluviometrici", scandisce Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti).

Randi, il 2021 ha lasciato in eredità a questo inizio di 2022 un possente anticiclone di matrice africana. A cosa è dovuta questa forte anomalia?
Si tratta di un anticiclone sub-tropicale dai connotati praticamente estivi, che ha trovato terreno fertile per una notevole rimonta a tutte le quote sull'Europa sud-occidentale e sul bacino del Mediterraneo. Le condizioni favorevoli dipendono in massima parte dalla presenza di un profondo canale depressionario esteso dalle regioni artiche al medio Atlantico per la persistenza di un blocco secondario di alta pressione isolato in posizione anomala sulla Groenlandia. In questo modo l'aria artica affonda con moto retrogrado in pieno oceano, e come risposta dinamica si attiva una sensibile rimonta di aria calda sub-tropicale che alimenta l’anticiclone sui nostri cieli. Non è un evento così raro, ma nel caso attuale è notevole la persistenza del regime di circolazione e l'entità della risalita di aria molto calda.

Un anticiclone di questa potenza che effetti avrebbe avuto nel cuore della stagione estiva?
Probabilmente avrebbe portato una severa onda di calore, dapprima sull’Italia nord-occidentale, ma in seguito anche sulla nostra regione; inizialmente con caldo torrido (secco) ed in seguito con caldo afoso (umido).

Si tratta indubbiamente di uno dei tanti esempi dei cambiamenti climatici in atto…
Se si trattasse di un evento isolato o con magnitudine meno consistente, potrebbe rientrare negli episodi meteorologici che anche in inverno possono manifestarsi e che sono legati alla variabilità naturale. Ma siccome questo tipo di anomalia tende a presentarsi sempre più spesso e per periodi più lunghi, l'attribuzione al cambiamento climatico è plausibile. Non certo per l'evento in sé, quanto per il segnale che si sta manifestando soprattutto nel nuovo millennio, che in termini di frequenza è preoccupante.

Siamo in una fase di accelerazione del riscaldamento globale?
Indubbiamente. Anche se gli ultimi due anni non sono stati tra i più caldi in assoluto; ma occorre considerare che si sono manifestati due episodi di Nina (il fenomeno inverso del Nino), che in genere provoca un leggero raffreddamento, o un riscaldamento più attenuato, su vaste aree dell'emisfero nord. Se però consideriamo solo le annate con Nina, queste ultime due sono le più calde in assoluto, e questo la dice lunga sull'influenza del riscaldamento globale, che ormai sovverte anche le forzanti legate alla variabilità naturale, o se non le sovverte le limita alquanto.

Torniamo al 2021. Che anno è stato meteorologicamente parlando?
Un anno estremamente secco ma non straordinariamente caldo, almeno se rapportato ad alcuni di quelli più recenti.

Dal punto di vista termico?
In Romagna la temperatura media annua è stata di +0,6°C superiore alla norma (trentennio 1981-2010), vale a dire l’ottavo anno più caldo dal 1950. Come si può notare non è nei primissimi posti (e questa è già una notizia), ma si tratta comunque di un'annata calda anche se non estrema come altre recenti. In questa speciale classifica primeggia il 2014 con un'anomalia di +1,4°C (notevolissima) seguito dal 2019 e 2018 (+1,1°C), e dal 2020, 2017 e 2015 con +1,0°C. Dopo quattro anni consecutivi con anomalia di temperatura media annua uguale o superiore a +1°C, nel 2021 siamo tornati sotto, ma molto probabilmente si tratterà solo di una parentesi. Alla determinazione di un’annata non estremamente calda ha contribuito in massima parte una primavera fredda (anomalia di -0,6°C) con un picco più consistente di -1,4°C in aprile, ovvero il nono aprile più freddo dal 1950, prova ne siano le intense gelate occorse nelle prime due decadi del mese con gravi danni alle colture. Molto caldo l'inverno scorso (anomalia di +2,1°C, ovvero il quarto più caldo dal 1950), e piuttosto calda l'estate, con un'anomalia di +1,4°C (la sesta più calda dal 1950).

E sotto il profilo delle precipitazioni?
E qui arrivano note ben più dolenti. Il 2021 è stato un anno estremamente secco con precipitazioni molto scarse. In Romagna l’anomalia media della precipitazione annuale cumulata, mostra un percentuale del -39% rispetto al valore climatologico di periodo 1981-2010, cioè oltre un terzo in meno. Questo dato colloca il 2021 come il secondo anno più secco dal 1935 (86 anni di osservazioni) dopo il 1988, il quale ebbe un deficit del 41%. Come si può notare le due annate sono comunque molto vicine con 2 punti percentuali di differenza testimoniandone l’eccezionalità. Occorre poi considerare che anche lo scorso anno si ebbero ben poche piogge con un deficit del 22%, quindi ci trasciniamo un biennio estremamente avaro di precipitazioni. Peraltro, per alcune località della regione il 2021 è effettivamente l'anno più secco della serie storica considerata, come ad esempio per Bagnacavallo e Lugo nel ravennate, e per Rimini; tutte località che non hanno raggiunto i 400 millimetri a fronte di un valore normale compreso tra i 650 e i 700 millimetri (1981-2010), quindi con un deficit di quasi il 50%.

Quali sono stati i mesi con i maggiori eccessi?
I mesi più secchi sono stati febbraio (-73,4%), marzo (-79,2%); giugno (-77,5%) e agosto (-52,5%). Solo settembre è stato un poco più piovoso rispetto alla norma (+4,2%) ma essenzialmente per il contributo offerto da forti piogge occorse sul ravennate settentrionale  (ove in due episodi piovosi si sono superati i 100 mm). Per otto mesi consecutivi la piovosità stata sempre sensibilmente bassa, e il 2021 è stato particolarmente secco nella prima metà dell'anno.
Il mese più anormalmente caldo in assoluto è risultato febbraio, con un'anomalia di ben +3,1°C (il quarto più caldo dal 1950). Otto mesi su 12 sono risultati più caldi della norma; solo tre più freddi (aprile, maggio e ottobre, ma non accadeva da molto tempo), e uno in perfetta media climatologica (marzo). Non ci sono stati particolari eccessi termici, specie considerando ciò che era accaduto in tempi recenti, tuttavia vale la pena di sottolineare le forti gelate di aprile (fino a -4°C il giorno 8 in diverse zone di pianura delle province di Ravenna e Forlì-Cesena), e la forte onda di calore intorno ferragosto che sulle zone interne del riminese ha portato le temperature massime a toccare i 40°C (tra il 15 e il 16 agosto); fortunatamente essa è stata piuttosto breve.

Tornando al presente, quando torneranno condizioni più consone per il periodo?
La fase anormalmente mite (eccetto anomalie più contenute nelle zone di pianura per effetto delle inversioni termiche), si protrarrà fino al 4/5 gennaio; dopodiché il transito di una veloce perturbazione nord-atlantica, seguita da aria moderatamente più fredda, dovrebbe porre fine al periodo pseudo-primaverile con un rientro nella norma dei valori termici.

Insomma, di normale c'è proprio poco.…
Indubbiamente stiamo pagando gli effetti del cambiamento climatico che si attua non solo attraverso una variazione delle temperature medie (al rialzo) e delle precipitazioni (in calo e peggio distribuite nel tempo e nello spazio), ma anche tramite un incremento degli estremi, sia termici che pluviometrici. Oramai la nuova normalità è questa e ha ben poco a che fare con quella “vecchia” con tutte le conseguenze del caso. Un esempio relativo al 2021 conferma questo aspetto: sul ravennate settentrionale nel corso dell'anno sono caduti circa 450 mm di pioggia; ebbene, di questi, circa 150 millimetri (oltre il 30%) sono caduti in due eventi piovosi (21 e 26 settembre) della durata complessiva di circa 3 ore. In pratica, su queste zone, oltre un terzo della piovosità annua è caduto in sole 3 ore (insomma, dalla siccità estrema agli allagamenti): una specie di “manifesto” del cambiamento climatico in atto.
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le follie del clima, l'estate in pieno inverno e il 2021 tra i più secchi dal 1935: "Questa è la nuova normalità"

ForlìToday è in caricamento