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Il freddo dall'Artico è un'ottima notizia per la diga di Ridracoli: continua la scalata alla quota della tracimazione

Le correnti fredde, di provenienza artica marittima, che stanno investendo l'Italia sono un autentico toccasana per la diga di Ridracoli

Ha sofferto i capricci di un Giove Pluvio che non aveva alcuna voglia di aprire i rubinetti. Ha patito tanta sete, scendendo fino a quota 521,59 metri, con un volume di 8,2 milioni di metri cubi. Poi da metà novembre in avanti è arrivata la tanto auspicata inversione di tendenza. Le correnti fredde, di provenienza artica marittima, che stanno investendo l'Italia sono un autentico toccasana per la diga di Ridracoli. Le precipitazioni che da domenica sera stanno interessando l'Apppenino stanno gonfiando il volume dell'invaso, aggiornato mercoledì sera al 75,8% della capienza totale.

In numeri, un volume di circa 25 milioni di metri cubi d'acqua. La portata massima è di 33 milioni di metri cubi, che si raggiunge quando il livello della diga arriva a quota 557,3 metri. Alla tracimazione mancano poco meno di nove metri. Martedì il "Gigante della Romagna" ha guadagnato poco più di due metri, mentre mercoledì quasi un metro e mezzo, complice le piogge e le nevicate delle ultime ore. Ed altre precipitazioni sono attese nelle prossime ore. La pioggia si trasformerà in neve, perchè le correnti in quota si faranno via via sempre più fredde. La natura è pronta a regalare un magico tocco di bianco. 

L'incubo siccità sembra alle spalle, ma è un dato di fatto che i cambiamenti climatici riguardano il presente e non più il futuro. Nei giorni scorsi la vicepresidente della Regione con delega all’Ambiente, Irene Priolo, ha convocato un incontro di aggiornamento della Cabina di regia sulla criticità idrica, attivata con la dichiarazione dello Stato di emergenza nazionale, lo scorso 4 luglio, e prorogata al 31 dicembre 2023. Il 2022 in Emilia Romagna è stato caratterizzato da piogge scarse e temperature elevate (con una media regionale che ha registrato il nuovo valore più alto dal 1961).

Sono caduti complessivamente circa 670 millimetri d’acqua rispetto ai circa 900 millimetri di media registrati nel periodo 1991-2020. Quello appena concluso è stato, dunque, tra i 5 anni più siccitosi a partire dal 1961 (con 1983,1988, 2011, 2021). Per tutto il 2022 le precipitazioni si sono mantenute vicine o inferiori ai record minimi precedenti (1991-2020), in particolare da luglio a metà agosto e nel mese di novembre. La temperatura media regionale (14.1°C) dello scorso anno ha registrato il nuovo valore più elevato dal 1961.

Gli ultimi 6 giorni del 2022, dal 26 al 31 dicembre, sono stati, con una media regionale di 8.4°C, i più miti almeno dal 1991, con uno scostamento di +5.7°C rispetto al clima recente (1991-2020), +6.3°C rispetto al clima del periodo 1961-1990. Eccezionale anche la temperatura del primo gennaio: gli 8.6 °C medi regionali sono di gran lunga il valore più elevato dal 1961, con uno scostamento di +6 °C rispetto ai 2.6 °C del clima 1991-2020. Il record precedente della temperatura media regionale del 1° giorno dell’anno era di 6.8 °C, stimato nel 2003.  In collina le temperature massime registrate ad inizio del mese hanno superato la soglia dei 15°C, dieci gradi oltre i valori medi climatologici del periodo 1991-2010. 

Il 2023 ha ereditato l’anno più caldo per la Romagna a livello di temperatura media annua, polverizzando il limite precedente che apparteneva al 2014. I 10 anni più caldi della serie storica che in questo caso parte dal 1900, si sono avuti tra il 2007 e il 2022, con i cinque più caldi occorsi tra il 2014 e il 2022. L’anomalia di temperatura media del 2022 è stata di +1,6°C su base 1981-2010, che salirebbe a +2,1°C se venisse considerato il trentennio 1961-1990. E anche il mese di dicembre è stato il più mite dal 1950. 

"La mitezza di questo prima parte della stagione è la più consistente dal 1950, con il dicembre più mite della serie storica così come la prima decade del mese corrente - ha spiegato nei giorni scorsi a ForlìToday Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e meteorologo Ampro (Associazione meteo professionisti) -. Al di là degli effetti del riscaldamento globale, ma che si manifestano su scale temporali ben più estese, la corrente anomalia è stata favorita anche dalla presenza di una pressione atmosferica assai inferiore alla norma tra l’oceano Atlantico e il nord Europa". 

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