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Aeroporto Mussolini, sindaco duro: "Danno di immagine"

"Il danno d'immagine che, al netto delle intenzioni provocatorie, è stato generato dalla sola idea sconsiderata di dedicare a Benito Mussolini l'aeroporto di Forlì, è notevolissimo"

Il danno d’immagine che, al netto delle intenzioni provocatorie, è stato generato dalla sola idea sconsiderata di dedicare a Benito Mussolini l’aeroporto di Forlì, è notevolissimo. - interviene di petto il sindaco di Forlì, Roberto Balzani - Alla città e pure al sottoscritto, visto che una parte della popolazione crede in buona fede che il Balzani in questione sia io”. Dopo il polverone che si è alzato intorno alla proposta fatta dall'altro Balzani, Massimo, direttore di Unindustria, la questione è finita, oltre che sui quotidiani nazionali, anche su Facebook.

“Questa mattina, dal Ruggito del Coniglio ai programmi radiofonici di approfondimento della Rai, per non parlare della stampa nazionale, - spiega il sindaco - l’iniziativa era associata ad altri estemporanei e bizzarri recuperi di “cose del Ventennio”, al di fuori di qualsiasi contesto e serietà. Certo, una città che ambisce ad uscire dal cono d’ombra della provincia, esige una classe dirigente all’altezza della sfida: se no, le nostre “eccellenze”, vere o presunte tali, finiscono per essere sepolte dalle risate e dal ridicolo, così tipiche delle “cronache italiane” d’altri tempi”, va giù pesante il primo cittadino.

“Ora, la mia modesta proposta è quella di concentrarsi, se possibile, sul tanto di serio che quotidianamente i forlivesi fanno, dalla scuola al lavoro, dimostrando col loro silenzioso impegno di essere migliori di gran parte di coloro che li guidano o che vorrebbero guidarli nel prossimo futuro.Non abbiamo bisogno di trovate ad effetto, che fra l’altro ci riportano alle caricature del periodo post-bellico, al complesso del dittatore di cui parlava Giorgio Bocca, alle battute da caserma con tanto di fez e di orbace. Quelle lasciamole al passato. - conclude Balzani con una frecciata diretta al suo omonimo - E cerchiamo, la prossima volta che impugniamo qualcosa da lanciare, di prendere in mano almeno un giavellotto, non un boomerang”.

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