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"Al fianco delle donne per diritti, libertà e pace"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"Ormai da diversi anni  il movimento delle donne ha dichiarato l'8 marzo non più giornata commemorativa o “Festa della donna”, bensì giornata di sciopero globale, in cui praticare forme di blocco della produzione e della riproduzione sociale, reinventando lo sciopero come vera e propria pratica femminista, a partire dalle forme specifiche di violenza, discriminazione e sfruttamento vissute dalle donne in ogni ambito della vita, pubblica o privata; per tale ragione, le iniziative che contrassegnano questa giornata intercettano una pluralità di temi che vanno dalla violenza, alla collocazione sessuata nel mercato del lavoro, alla suddivisione del lavoro di cura, alla lotta contro la persistenza di stereotipi patriarcali nella vita pubblica e privata.           

Questo 8 marzo si colloca inoltre in un contesto internazionale molto aspro, segnato ormai da oltre un anno da un terribile conflitto che si sta svolgendo entro le frontiere dell’Europa. La guerra deruba le persone di bisogni umani fondamentali (casa, cibo) ma finisce per aggravare anche tutti gli altri problemi già presenti. Così la mobilitazione bellica e l’arruolamento in massa degli uomini hanno aumentato ulteriormente lo sbilanciamento sulle donne dei compiti di cura, cui si sono sommati quelli legati alla scolarizzazione dei figli impossibilitati a recarsi a scuola; le donne si sono trovate inoltre a sostituire, nella produzione e in tutte le altre attività lavorative, centinaia di migliaia di uomini chiamati alle armi, in un contesto segnato da una forte intensificazione dei ritmi di lavoro e compressione degli spazi di attività sindacale. La guerra, inoltre, ha esposto le donne ad un forte aumento del rischio di violenza, sia perpetrata dalle truppe occupanti russe che nelle pareti domestiche.   

Tra i grandi drammi internazionali che questo 8 marzo non possiamo sottacere c’è poi quello dell’Iran, da mesi infiammato da dure proteste scaturite dalla morte di Mahsa Amini, ventiduenne curda uccisa dalla polizia perché non indossava correttamente l’hijab, e alimentate dal diffuso bisogno di portare alla luce la deriva di una nazione stretta tra patriarcato, crisi economica, corruzione e rigide norme religiose e ideologiche. Le notizie che arrivano dall’Iran restituiscono il quadro di una feroce repressione delle lotte per la libertà ma anche di un coraggio contagioso che unisce milioni di giovani.  Una rivolta che passa attraverso quegli stessi corpi che la dittatura dei fondamentalisti islamici vorrebbe cancellare, sottomettere con una violenza selvaggia.         

Mai come oggi, dunque, è impossibile negare che la parità di genere e il diritto all’autodeterminazione delle donne rappresentano una delle questioni più urgenti e di maggiore portata a livello globale. Non a caso le Nazioni Unite hanno inserito fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile da conseguire per il 2030 l’emancipazione di tutte le donne non solo in quanto diritto umano fondamentale ma come condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace. 

La politica e le istituzioni hanno dunque il dovere di essere all’altezza di questa esigenza di portata globale e debbono assumere come prioritario l’impegno a lavorare per superare forme di diseguaglianza e disparità la cui persistenza è del tutto intollerabile. A livello culturale, questo impone di cessare di agitare spauracchi rispetto alle sedicenti minacce legate al concetto di “cultura di genere”, che invece mira a portare alla luce e combattere gli stereotipi che coprono e legittimano la disparità di ruoli fra uomini e donne. 

Più in generale, la strutturazione di una rete di servizi sociali ed educativi in grado di rispondere alle esigenze delle donne e l’attuazione di politiche per l’occupazione femminile e per la promozione in ogni luogo di lavoro di un’effettiva uguaglianza di trattamento e di possibilità di crescita e carriera rappresentano un fronte decisivo su cui misurare la credibilità della politica, anche a livello locale.

Questi temi, generali e specifici, devono essere considerati cruciali all’interno del processo di costituzione di un’alternativa politica anche per la città di Forlì, attraverso un dialogo serrato con le donne e i loro movimenti. Se la politica non se ne occupa ora, quando?"

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