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Approvato il Piano triennale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri.

"In occasione della Giornata Mondiale contro il Razzismo, la Commissione regionale Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport ha approvato il programma 2014-2016 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

"In occasione della Giornata Mondiale contro il Razzismo, la Commissione regionale Cultura Scuola Formazione Lavoro Sport ha approvato il programma 2014-2016 per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri. Il programma triennale, realizzato dopo un percorso partecipato che ha previsto focus group, convegni e numerosi incontri pubblici, è uno strumento trasversale che pone al centro delle programmazioni di settore il tema di una regione già interculturale a tutti gli effetti, con 4.471.104 persone residenti provenienti da 170 paesi differenti e che nei prossimi anni rappresenterà una fascia sempre più importante dell’intera popolaziobne. La previsione è che da qui al 2020 circa il 60% dei residenti stranieri avrà meno di 40 anni, con un’incidenza prevista nella fascia di età (0-39 anni) intorno al 28%.

Il Piano mira innanzitutto al raggiungimento di un buon livello di inclusione sociale delle persone migranti attraverso la realizzazione di una pluralità di interventi multidimensionali, scuola, formazione, lavoro, sociale, salute, casa, tra loro strettamente connessi. La Regione ribadisce la definizione di una scuola di qualità per tutti, quale strumento prioritario di coesione sociale. Per quanto riguarda la garanzia dell’equità e dei diritti, rispetto all’accesso e alla fruizione dei servizi la legge regionale prevede già che siano garantite pari opportunità di accesso ai servizi universalistici evitando quindi di costruire, se non per situazioni e momenti particolari, servizi specialistici “separati”. La necessità di rimuovere ostacoli di ordine linguistico, culturale e organizzativo nella presa in carico e nella definizione di percorsi di inclusione socio-lavorativa appare ancora più urgente se riferito a un’ampia gamma di persone in condizioni di vulnerabilità sociale: per esempio i richiedenti e titolari di protezione internazionale e umanitaria, i minori stranieri non accompagnati, le persone vittime di tratta, le persone ex detenute, le persone vittime di violenza e/o matrimoni forzati.

Le politiche regionali devono poi promuovere la molteplicità delle forme di “cittadinanza attiva”, di relazioni sociali e di partecipazione che possano permettere di aumentare i livelli di coesione sociale e prevenire eventuali conflitti: è un percorso, questo, su cui si lavora già da tempo e che si intende rafforzare. Sotto questo profilo, il piano ribadisce l’importanza di un approccio “dal basso” nel quale gli Enti Locali esercitino funzioni di governo per la programmazione e la realizzazione degli interventi, attivando il coinvolgimento di una vasta gamma di attori, istituzionali e non (Enti periferici dello Stato, Soggetti del Terzo Settore, Scuole, Imprese), puntando comunque sempre sul protagonismo attivo degli stessi migranti. Il piano individua dunque alcune azioni prioritarie, dedicate in primo luogo alle donne e ai giovani di origine straniera: la promozione e il coordinamento in ambito locale delle iniziative per l’apprendimento e l’alfabetizzazione alla lingua italiana; la mediazione e la formazione culturale; l’informazione e la conoscenza diffusa dei diritti e dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero. Specifica attenzione è poi rivolta al settore sportivo – ove occorre rafforzare la funzione sociale del gioco, nel rispetto delle regole e nel contrasto a ogni forma di violenza, anche verbale – e a quello dei media, ove è sempre più urgente la promozione di iniziative all’insegna dell’intercultura".

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