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Ausl unica, ancora no di Bartolini (Pdl): "Lusenti conferma i nostri dubbi"

La regia dell'Ausl unica romagnola è tutta a Bologna. Lo afferma il consigliere regionale Luca Bartolini, che si pone in maniera critica sulla proposta di unificare le quattro aziende sanitarie

La regia dell'Ausl unica romagnola è tutta a Bologna. Lo afferma il consigliere regionale Luca Bartolini, che si pone in maniera critica sulla proposta di unificare le quattro aziende sanitarie e se la prende con l'assessore regionale Carlo Lusenti, accusato dal consigliere di non essere convinto che questa possa essere una delle soluzioni per il sistema sanitario.

"La calata a Forlì dell'assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti ha confermato tutti i nostri dubbi - commenta Bartolini dopo la riunione dei consigli comunali congiunti di venerdì scorso in salone comunale a Forlì -. Lusenti sostiene che è il territorio, cioè la Romagna, a dover decidere se dotarsi di un'Ausl unica oppure no, sottolinea che la Regione non vuole imporre nulla. Le cose, invece, non stanno affatto così: la regia dell'operazione è tutta a Bologna e, aggiungo, anche a Ravenna".

"L'Ausl unica la si vuol far passare come un'eventuale decisione autonoma dei sindaci: se così sarà, ancora una volta gli amministratori fedeli a Errani - aggiunge Bartolini - si dimostreranno dei soldati dell'esercito rosso emiliano in servizio permanente. La sanità forlivese ha delle eccellenze che molti ci invidiano dentro e fuori la Romagna: noi, la nostra sanità, vogliamo difendere da scelte azzardate, fatte in base a conti economici, senza una valutazione di una complessiva riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Se ci devono essere cambiamenti per restare al passo coi tempi, per contenere i costi della Regione, per non perdere la qualità dei servizi, allora questi cambiamenti devono riguardare tutta l'Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini, e non solo i parenti poveri della Romagna".

"Perché, come dice lo stesso Lusenti, se le esigenze richiedono una fusione - prosegue - allora le stesse esigenze non ci sono a Bologna, che mantiene intatte le sue cinque aziende, oppure in Emilia dove le aziende sono sette? Perché per la sanità noi in Romagna dovremmo essere gli antesignani di questo nuovo sistemi e gli altri i conservatori?".

"Contrariamente all'amico Luigi Di Placido, segretario del Pri cesenate, io non pretendo di avere la verità in tasca - aggiunge il leader del Pdl provinciale -. Il fatto è che i compagni anche con Hera ci raccontavano le stesse cose di adesso: fondiamo le municipalizzate e i servizi miglioreranno. Si è visto come è andata a finire. Queste argomentazioni non mi convincono più, a maggior ragione quando si parla della salute della gente e non di pattume e fogne. Dentro Hera i sindaco non contano più nulla, vogliamo che sia la stessa cosa nella sanità del futuro? E poi almeno con le multiutilities si era usato lo stesso criterio sia in Romagna, sia nell'Emilia del nord".

"In ogni caso non mi pare che i precedenti - aeroporti, fiere, Sapro - diano delle referenze tali da garantire l'affidabilità e l'autorevolezza a questa classe politico amministrativa - chiude Bartolini - che ora vuole calarci sulle nostre teste la fusione delle quattro Ausl della Romagna: questa classe politica romagnola non è ancora autonoma da Bologna o da qualche dirigente ravennate interessato alla mega fusione".

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