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Sanità

Automediche soppresse, Morrone (Lega): "Sanità pubblica, da Carradori e Lattuca segnali preoccupanti"

Il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, torna sulla decisione dell’Asl Unica di sopprimere tre automediche operanti nel territorio

“La cancellazione d’imperio dell’automedica di stanza a Meldola da parte dell’Asl Romagna non è preoccupante solo come fatto in sé. Rischia, infatti, di essere la punta dell’iceberg di una serie di tagli progressivi ai servizi della sanità romagnola con le immaginabili conseguenze sulla qualità e sulla diffusione delle prestazioni che penalizzerebbero tutte le fasce di popolazione ma in particolar modo quelle più deboli e a rischio”. Il giorno dopo la notizia delle dimissioni irrevocabili del sindaco di Meldola Roberto Cavallucci dall’Ufficio di Presidenza della Conferenza territoriale sociale e sanitaria della Romagna, il parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, torna sulla decisione dell’Asl Unica di sopprimere tre automediche operanti nel territorio, compresa quella di Meldola, nell’ambito del ‘Progetto di sviluppo sistema di soccorso preospedialiero Romagna’.

“In primo luogo, intendo inviare un sincero messaggio di sostegno a Cavallucci di cui ammiro l’onestà intellettuale ormai così rara fra amministratori locali che chinano la testa di fronte ai diktat di Bologna e alle decisioni d’imperio dei vertici dell’Asl Romagna - commenta Morrone -. Al contrario, abbiamo visto il presidente della Provincia di Forlì-Cesena Enzo Lattuca adeguarsi immediatamente alle decisioni dell’Asl ponendosi in contrasto con le legittime perplessità di Cavallucci e altri sindaci, forze politiche e sindacali. Un Lattuca in grande confusione che ha addirittura escluso dall’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio provinciale un documento presentato dai consiglieri di centrodestra, dove si impegna la Provincia ad attivarsi per il ripristino dell’automedica a Meldola. Temo, infine, che il problema della sanità regionale sia molto più esteso di quello che ci è propinato dalla Regione e dai manager locali. I nodi stanno arrivando al pettine e la loro origine è di anni anteriore al Covid. Segno che le politiche sanitarie dell’Emilia-Romagna si stanno rivelando inadeguate rispetto alle aspettative e alle promesse e che non sempre la classe professionale-manageriale si è dimostrata all’altezza”.

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