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Bando periferie, Di Maio darà battaglia: "Fondi che riguardano i cittadini, non una parte politica"

E' intenzionato a non mollare l'osso, visto che in tutta la Romagna ci sono in ballo circa 40 milioni di stanziamenti statali per opere pubbliche in buona parte già cantierabili

E' intenzionato a non mollare l'osso, visto che in tutta la Romagna ci sono in ballo circa 40 milioni di stanziamenti statali per opere pubbliche in buona parte già cantierabili, capaci di attivare investimenti per almeno il doppio di importo, dato che si tratta di compartecipazioni alla spesa. Per questo il deputato Marco Di Maio continua a difendere gli stanziamenti già assegnati dal precedente governo e di fatto cancellati da quello attuale. Di Maio smonta quindi le varie argomentazioni. Forlì perderebbe circa 8 milioni e mezzo di euro.

Scrive Di Maio: “Insisto sui finanziamenti previsti dal "bando periferie" perchè per giustificare la sottrazione di soldi a centinaia di Comuni in tutta Italia (40 milioni di euro solo in Romagna, tanto per quantificare il potenziale danno di questa norma) si leggono cose che non stanno né cielo né in terra”.

“Questa è la settimana decisiva per tornare indietro e salvare finanziamenti e progetti deliberati dai Comuni, che coinvolgono altri enti pubblici e privati in co-finanziamento, che riguardano la vita di tutti i cittadini e non solo di quelli di una parte politica. Ce la metteremo tutta”. Elenca quindi il deputato romagnolo le questioni più calde:

“1) Le reali intenzioni del governo le ha esplicitate il vice ministro dell'economia Laura Castelli assieme al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Simone Valente, che senza mezzi termini hanno spiegato che ad esclusione dei primi 24 progetti del bando "gli altri 96 progetti del bando periferie, verranno in ogni caso risarciti gli importi già spesi per progettazione e appalti". Ciò significa che l'intenzione del Governo è revocare le convenzioni e fregarsene di soldi assegnati, di finanziamenti di altri enti coinvolti in questi progetti, dell'impatto che ciò avrà sui cittadini.

2) Dicono che con la norma inserita nel decreto "Milleproroghe", sbloccano gli avanzi di amministrazioni per 140 milioni di euro. Vero, ma le due cose non sono paragonabili: a 96 città italiane si sottraggono un miliardo e 600 milioni di euro per progetti specifici, mentre i 140 milioni di euro di avanzo valgono su tutti gli 8mila comuni italiani. Molte delle 96 città che subiranno la sottrazione di questi fondi, non beneficeranno dello sblocco degli avanzi perchè li hanno già spesi per realizzare altre opere.

3) Citano la Corte costituzionale e una sentenza, la numero 74 del 2018: non c'entra assolutamente nulla con le coperture finanziarie. La Corte pone una questione sulla procedura chiedendo di sottoscrivere “un’intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale”. Ciò significa che non serviva nessuna norma, ma semplicemente un accordo tra Stato, Regioni e Comuni in sede di Conferenza unificata. Si è rifiutato anche questo, confermando che la volontà è quella di sottrarre quei soldi ai Comuni che ne hanno diritto anche sulla base di convenzioni firmate tra i sindaci interessati e la presidenza del Consiglio, per compiere una operazione demagogica di redistribuzione a pioggia.

4) Dicono che non c'erano le coperture necessarie per assicurare i finanziamenti deliberati dal precedente parlamento e stanziati dal precedente Governo: falso. La copertura c'era eccome, tanto che la registrazione alla Corte dei Conti è avvenuta regolarmente, certificando la corretta copertura di quei fondi.

5) C'è una convenzione - o un contratto come piace dire alla maggioranza di governo - firmata tra i sindaci delle città interessate e la Presidenza del Consiglio. Le istituzioni non sono di chi le rappresenta temporaneamente, ma di tutti: un accordo sottoscritto e sulla base del quale le comunità hanno pianificato la realizzazione di progetti, non si cancella solo perchè perfezionato da chi c'era prima. I patti si rispettano: se il primo a non rispettarli è lo Stato, come si può chiedere ai cittadini di fare altrettanto? Cosa rimane del già logorato rapporto di fiducia con le istituzioni?

6) Per la Romagna, se non si cambia registro, siamo di fronte ad una botta incredibile. A Ravenna sono in bilico 13 milioni a cui sono collegati 11 interventi che rientrano nel maxi-progetto "Ravenna in Darsena: il mare in piazza"; a Rimini si tratta di 18 milioni di euro per il maxi progetto per la riqualificazione urbana e ambientale e per il recupero delle vocazioni identitarie dei luoghi dell'area turistica di Rimini nord; a Forlì oltre 8 milioni di euro sono a rischio per 12 interventi che spaziano dal completamento del Campus universitario a interventi sul centro storico; a Cesena 2,1 milioni di euro che erano destinati al progetto "tre piazze".”

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