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Canone Rai alle imprese, Pini (Lega) scrive al ministro Passera

Gli onorevoli della Lega Nord Gianluca Pini, Vice Presidente della Commissione politiche europee e Davide Caparini, hanno scritto una lettera al ministro Passera

 “Così come hanno fatto le associazioni dei consumatori e quelle di categoria abbiamo chiesto al ministro Passera di chiarire se il nuovo canone Rai chiesto alle imprese è una tassa sulla modernità e sullo sviluppo che colpisce indiscriminatamente qualsiasi possessore di un personal computer collegato alla rete. Fino a che non arriverà una risposta chiarificatrice il nuovo canone preteso da Monti nel decreto Salva Italia non deve essere pagato”. Lo dichiarano gli onorevoli della Lega Nord Gianluca Pini, Vice Presidente della Commissione politiche europee e Davide Caparini, responsabile della comunicazione per la Lega Nord e presidente della commissione per le Questioni regionali.

 “E non certo un caso che sia in corso – proseguono i deputati leghisti - da parte del ministero dello sviluppo economico l’individuazione della tipologia di apparecchi che determinano l’obbligo del pagamento del canone RAI e anche l’Agenzia delle Entrate sostiene che spetta al Ministero delle comunicazioni procedere a tale individuazione”.

 “La Rai, facendo leva sul nuovo obbligo per le imprese introdotto dall’art. 17 del decreto ‘Salva Italia’ si sostituisce al legislatore nel tradurre in regola concreta una norma che, per quanto astrusa, evidentemente non ha come scopo quello di obbligare al pagamento del canone chi utilizza personal computer come strumento di lavoro e, a volte, addirittura per effetto di norme che obbligano l’impresa a dotarsene. Basti pensare – spiega Pini - all’obbligo per le società di dotarsi di posta elettronica certificata e la previsione che i contatti tra imprese e pubblica amministrazione debbano avvenire esclusivamente in forma telematica”.

 “La Rai si comporta come un qualsiasi truffatore su internet – aggiunge Caparini - che cerca di ingannare la vittima con le mail “phishing” spedite nella speranza che qualcuno ci abbocchi. Quella richiesta di pagamento inoltrata a tutte le imprese, senza un riscontro delle reali situazioni operative, è un maldestro tentativo “di far cassa” colpendo nel mucchio. Una pratica a cui l’ufficio abbonamenti della Rai è da tempo abituato e su questo chiederemo l’immediata audizione dei suoi rappresentanti in vigilanza”.

 “Sono sicuro – concludono i deputati del Carroccio - che Passera al più presto chiarirà che il canone Rai non può essere chiesto per il mero possesso di apparecchi di lavoro per le aziende, quali computer, telefoni cellulari e strumenti similari.”

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