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Caporalato in Romagna, Rifondazione comunista: "Legalizzare lo sfruttamento non è il modo di risolverlo"

"Dopo aver sentito per una settimana le suppliche per consentire l’accesso in Italia a manovalanza straniera da impiegare nei campi, l’indagine della Squadra Mobile su un nuovo fenomeno di caporalato nel Forlivese riporta alla realtà"

"Dopo aver sentito per una settimana le suppliche per consentire l’accesso in Italia a manovalanza straniera da impiegare nei campi, l’indagine della Squadra Mobile su un nuovo fenomeno di caporalato nel Forlivese riporta alla realtà. Bisogna smetterla di alimentare la retorica del “fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”. Dovremmo invece prendere coscienza del fatto che chi ha intenzione di vivere in condizioni non disumane in Italia non può accettare determinate condizioni di lavoro. Non si può continuare a giustificare “i poveri agricoltori” che sfruttano in questo modo persone in condizioni ricattabili: meriterebbero la requisizione dei terreni": è il punto di vista di Chiara Mancini, Segretaria di Rifondazione Comunista di Forlì sull'inchiesta della Questura che ha portato a scroprire un sistema di caporalato nei campi romagnoli, con 42 richiedenti asilo pachistani e afgani sfruttati in aziende agricole delle province di Forlì, Ravenna e Rimini.

Sempre Mancini: "Il settore agricolo è sicuramente complesso, esposto a maggiormente a fattori imprevedibili e con scarsa remunerazione sul mercato, ma non si può pensare che il problema sia il costo del lavoro che raggiunge livelli bassissimi anche quando viene svolto regolarmente. L’annosa questione è invece quella della grande distribuzione e dello squilibrio di potere che si palesa tra produzione e distribuzione dei prodotti agricoli: il mercato non si autoregola in modo equo. Purtroppo però le rivendicazioni vertono maggiormente su salari più bassi piuttosto che maggiori tutele sul mercato". 

"E’ il caso delle affermazioni del deputato forlivese Marco di Maio che lega questo fenomeno di sfruttamento all’assenza di voucher che vadano a regolarizzare al ribasso la manodopera agricola. Come a dire: 'Lo sfruttamento è in mano alla criminalità: per combatterla, legalizziamo lo sfruttamento'. Ma la figura degli imprenditori agricoli bisognosi di manodopera a basso costo viene riproposta anche da Bonaccini che come Salvini suggerisce di impiegare nei campi coloro che ricevono il reddito di cittadinanza. Quanta umiliazione si vuol far pesare sulle spalle di chi ha una simile necessità, sostenendo che debbano restituire un favore alla società? Inoltre, nel concreto, si vuol far passare per pubblica utilità il lavoro per un imprenditore privato e quali condizioni salariali?  Il nuovo caso di caporalato riscontrato a Forlì avrebbe molto da insegnare, ma ci sono ragioni che non vogliono essere ascoltate da chi ancora una volta dimostra di essere l’altra faccia della stessa medaglia".

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