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Carenza dei medici di base, la Lega: "Sulla salute non si può tergiversare"

. "Quasi un anno fa - ricordano gli esponenti del Carroccio - era stata presentata un'interrogazione in Regione. E la risposta dell’assessore regionale, Sergio Venturi, non aveva fugato alcun timore"

La Lega Nord, attraverso il segretario e parlamentare Jacopo Morone e il consigliere regionale Massimiliano Pompignoli, interviene sul problema relativo alla carenza dei medici di medicina generale nei prossimi anni, a causa di pensionamenti. "Quasi un anno fa - ricordano gli esponenti del Carroccio - era stata presentata un'interrogazione in Regione. E la risposta dell’assessore regionale, Sergio Venturi, non aveva fugato alcun timore". Secondo Venturi, proseguono Morrone e Pompignoli, "l’attuale rapporto medico/popolazione residente’ sarebbe ‘rispettato in tutti gli ambiti territoriali dell’Emilia-Romagna’ e, addirittura, negli ultimi anni ‘il numero di medici in graduatoria disponibili all’accettazione degli ambiti territoriali carenti di assistenza primaria’ sarebbe risultato ‘ben superiore alle zone carenti effettivamente assegnate’: nel 2017 in graduatoria per l’assistenza primaria sarebbero stati presenti 1.709 medici’, diventati 1.542 nel 2018, secondo i dati forniti alla stampa, nel marzo scorso, da un dirigente dell’assessorato regionale. Al contrario, secondo gli allarmanti articoli diffusi dai media negli ultimi mesi, l’Emilia-Romagna sarebbe già in sofferenza. In Romagna, e in particolare nella provincia di Forlì/Cesena, tra appena tre anni si dovrà fronteggiare un problema reale, visto che il numero dei medici formati sarà insufficiente rispetto alle esigenze. Con il rischio che restino sguarnite le zone di montagna e che si perda una figura di riferimento fondamentale, quale è il medico di base, a fronte di una popolazione in via di invecchiamento, quindi con più necessità, e a fronte di servizi ospedalieri sempre più rarefatti".

"Ma per la Regione la situazione non è così drammatica - attaccano gli esponenti della Lega -. Sia Venturi, che il citato dirigente hanno tentato di ridimensionare la questione scaricando molte colpe sulla normativa di riferimento per i Corsi di formazione della medicina generale, che non sembrerebbe prevedere la possibilità di attivare nuove borse di studio per incrementare il numero dei medici stabilito dalla legislazione vigente. A parere dell’assessore, il contingente di medici da ammettere al corso di formazione 2017/2020, concordato annualmente con le altre Regioni e approvato dal Ministero, era di 80 unità. 100 le unità nel 2018, secondo il dirigente regionale. Venturi, tuttavia, ha messo anche in guardia da possibili ricadute negative. Le ‘iniziative per fronteggiare la prospettata carenza di medici - sosteneva nella risposta - devono avere valenza nazionale per risultare efficaci. La previsione di un incremento solo per ‘Emilia Romagna oltre a non essere supportata dalla norma potrebbe non essere risolutiva poiché l’aumento di posti determinerebbe l’aumento di candidati provenienti anche da altre regioni, che, una volta diplomati, potrebbero optare per l’esercizio della professione nel territorio di provenienza vanificando gli sforzi economici della nostra Regione. Insomma, meglio non fare nulla".

Per la Lega si tratta di "un gioco allo scaricabarile, con il solito balletto di cifre. Forse alla Giunta è necessario ricordare che a stabilire il fabbisogno di medici sono le singole Regioni a fronte delle esigenze del territorio e che questi numeri sono poi sottoposti alla valutazione della Conferenza delle Regioni e del ministero, che ne considera la compatibilità con i bandi. Insomma, basta volere. Restano, quindi, troppi punti oscuri. Sia in tema di programmazione, che in quello dell’organizzazione. Non è certamente sufficiente, infatti, prevedere un generico aumento del numero di assistiti per ogni medico di base, operazione già di dubbia realizzazione, giustificandola con il fatto che il 50% di questi medici opererebbe in una sede unica, avendo a disposizione personale di segreteria e infermieri, comunque a carico dei medici. Né la soluzione può essere quella delle Case della Salute, così come pensate da questa Regione, che, come tutti sappiamo, presentano notevoli deficit organizzativi. Per non parlare dell’eccesso di burocrazia che occupa gran parte dell’attività di questi medici, trasformati ormai in esecutori di procedure amministrative. Serve, dunque, molto di più, soprattutto a fronte di condizioni di lavoro certamente peggiorate. La Giunta regionale, dunque, se ci sente, batta un colpo".

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