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Casadei (Pd): “Cittadinanza onoraria ai bimbi figli di migranti nati in Italia”

La Rete contro le discriminazioni della Regione Emilia-Romagna ha organizzato in tutta la regione iniziative ed eventi in occasione della "Settimana di azione contro il razzismo e le discriminazioni"

La Rete contro le discriminazioni della Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Fondazione Interculturale Mondinsieme e Rete TogethER, con il supporto dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ha organizzato in tutta la regione iniziative ed eventi in occasione della "Settimana di azione contro il razzismo e le discriminazioni". "Atti di razzismo e di discriminazione, purtroppo, coinvolgono anche il mondo della scuola", esordisce il consigliere regionale del Pd, Thomas Casadei.

"La scuola italiana è infatti profondamente cambiata - aggiunge Casadei -. A confermarlo è il Rapporto “Alunni con cittadinanza non italiana. Approfondimenti e analisi” elaborato dal ministero all’Istruzione e dalla fondazione Ismu. Nel 2001 gli studenti di cittadinanza non italiana erano meno di 200 mila; oggi sono quasi 800 mila. E la terza regione italiana, in questa classifica, è proprio l’Emilia-Romagna, con 86.944 studenti. È cresciuto notevolmente anche il numero dei nati in Italia, che ormai rappresentano il 44,2% degli studenti con cittadinanza non italiana (334.284). Cinque anni fa erano meno di 200 mila (34,7%). Guardando i numeri delle scuole dell’infanzia, poi, si nota come le bambine e i bambini figli di migranti e nati in Italia siano addirittura l’80,4% (126 mila) nel complesso dei bambini figli di migranti che vivono nel nostro paese".

"La cittadinanza non è un diritto legato al territorio o all’etnia - continua l'esponente democratico -. La cittadinanza è un diritto acquisito con la nascita. I bambini nati in Italia da genitori migranti sono, infatti, figli della nostra terra, anche se portano con sé anche una storia diversa. Sta proprio in questo prezioso scambio la grande opportunità di crescita culturale e sociale da cogliere. Valorizzare e rispettare le differenze, permettere la partecipazione politica e il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità non dovrebbero essere grandi passi per un Paese democratico. Eppure, è così. Dal 2011 giacciono in Parlamento due proposte di legge presentate al termine della campagna “l’Italia sono anche io”: una riguarda la riforma del diritto di cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri regolari; l’altra riguarda la partecipazione politica e il diritto di voto".

"Diritti già riconosciuti in molti Stati ma che in Italia non sono ancora concessi. Secondo la legge vigente, la cittadinanza italiana viene infatti conferita solo dopo il compimento del 18° anno di età. Ma nella realtà, a causa di lunghi processi burocratici, la cittadinanza arriva 5-7 anni dopo l'inizio della pratica di richiesta - aggiunge ancora Casadei -. Sono quasi un milione i minorenni di origine straniera che vive nel nostro Paese, di questi più di 500 mila vi sono nati. In Emilia-Romagna gli immigrati sono più di 460 mila; il 13,5% degli stranieri residenti in regione è costituito da bambini, spesso nati e cresciuti in Italia".

"La Regione Emilia-Romagna ha in passato più volte sollecitato una revisione del meccanismo dello Jus sanguinis perché vengano riconosciuti come cittadini italiani i bambini figli di migranti nati e cresciuti sul suolo italiano, e nel 2011 ha aderito alla campagna “L’Italia sono anch’io” - ricorda il consigliere regionale -. In seguito a quella campagna diversi Comuni emiliano-romagnoli hanno conferito la cittadinanza italiana onoraria ai bambini nati da genitori migranti. Si tratta di un gesto simbolico, che lancia un messaggio importante".

"A questo proposito, proprio in occasione della "Settimana di azioni contro il razzismo e le discriminazioni", mi rivolgo ai Sindaci dei Comuni dell’Unione della Romagna forlivese perché ognuno di loro conferisca la cittadinanza onoraria a tutte le bambine e tutti i bambini nati sul suolo italiano - chiosa Casadei -. Non possiamo continuare a chiedere a queste famiglie e ai loro figli il rispetto dei doveri stabiliti dal nostro ordinamento e, allo stesso tempo, negare loro i diritti di cui tutti gli italiani godono. Partire da gesti simbolici per superare una legislazione non consona all’evolversi della società italiana e arrivare ad una legge nazionale che preveda per questi bambini l’acquisizione automatica della cittadinanza italiana: mi pare un passo importante da compiere quanto prima".

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