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Caso Puglia, il M5S di Forlì contro il capo nazionale Vito Crimi: "Serve una nuova guida al movimento"

"E' necessario dare il via al più presto alle risultanze degli stati generali e ad una nuova guida per il M5S. Abbiamo gli strumenti, le persone e la capacità di risanare con decisione questa frattura"

"E' necessario dare il via al più presto alle risultanze degli stati generali e ad una nuova guida per il M5S. Abbiamo gli strumenti, le persone e la capacità di risanare con decisione questa frattura, cominciando però dal rispetto dei nostri codici e regolamenti interni": sono le parole di Simone Benini e Daniele Vergini, consiglieri comunali, a nome di tutto il Meetup del Movimento 5 Stelle di Forlì, che sfiduciano così formalmente il capo politico nazionale del Movimento 5 Stelle Vito Crimi. "Ci auguriamo quindi che si trovi una soluzione rapida ad una situazione francamente inaccettabile che l’attuale reggenza ha dimostrato di non saper affrontare", sempre i due esponenti pentastellati.

Il caso riguarda quanto accaduto in Puglia: "Il meetup ed i consiglieri 5 Stelle di Forlì esprimono la massima solidarietà ad Antonella Laricchia di cui hanno apprezzato da sempre la competenza, la preparazione, la serietà e la coerenza. Abbiamo seguito la campagna elettorale pugliese con attenzione e mai ci saremmo aspettati questo impietoso epilogo e scempio dei nostri principi fondanti dal quale prendiamo le distanze! Tradire gli elettori non è un qualcosa che appartiene alla parte sana del M5S, abbiamo sentito il bisogno di prendere posizione perché non possiamo tollerare giustificazioni improbabili o comunque contorte".

"Il 26 novembre scorso, nella prima seduta del neo consiglio regionale pugliese appena insediato, abbiamo assistito increduli alla elezione di Cristian Casili alla carica di vicepresidente del consiglio in quota maggioranza, contro tutte le promesse a suo tempo fatte in campagna elettorale. Primo passo di quello che sembra essere un nuovo “esperimento politico” che vede un accordo di programma e forse di legislatura (anche se non è dato saperlo con certezza visto che i protagonisti sono molto vaghi in tal senso) tra la grande maggioranza (4 su 5) dei consiglieri M5S eletti (Casili, Di Bari, Galante e Barone) e il presidente Emiliano".

Ed infine: "Fuori da questo accordo resta la coraggiosa e coerente Antonella Laricchia, già candidata presidente M5S, da sempre contraria ad una alleanza con Emiliano (linea assolutamente condivisa, evidentemente solo a parole, da tutti i candidati fino a pochi giorni fa). Dagli interventi di tre dei consiglieri si è chiaramente capito che “l’accordo è stato messo a punto privatamente ed in totale autonomia”, al di fuori del metodo 5 Stelle, senza alcun dibattito con la base e senza voto su Rousseau, lasciando totalmente all’oscuro la Laricchia, che non è nemmeno stata nominata capogruppo in totale spregio del codice etico del Movimento che all’art 5 recita “viene nominato capogruppo per i primi 18 mesi il candidato presidente”.In una battuta sono stati cancellati: metodo, partecipazione, statuto, codice etico, e non da ultimo i rapporti umani tra gli attivisti. Cosa aspetta il comitato di garanzia 5 Stelle ad allontanare i quattro consiglieri? Questi ultimi dichiarano in vari post ed interviste che si sono sentiti “responsabilmente coinvolti in maggioranza, per fare la differenza”, appoggiati in questo percorso dai vertici del M5S; poco dopo Vito Crimi reggente pro tempore ad interim del M5S pubblica un post che cerca di “salvare capra e cavoli” con un artificio dialettico secondo il quale non ci sarebbe nessun accordo di programma, motivazioni sinceramente poco credibili, che non ci soddisfano per nulla e ci impongono anzi di prendere posizione anche se il fatto riguarda una regione diversa dalla nostra! Come nessuno deve essere lasciato indietro, così nessuno può fare fughe in avanti... dal capo politico in giù (e tantomeno in su)".
 

 

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