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Cosa fare dopo il superamento delle Province? Un convegno per approfondirlo

Il centro studi "Leonardo Melandri", che celebra un anno di attività,al suo interno ha costituito un primo gruppo di lavoro composto da Lorenzo Ciapetti, Luca Mazzara, Salvatore Vassallo che si è fatto promotore di un documento di analisi

Il centro studi "Leonardo Melandri", che celebra un anno di attività,al suo interno ha costituito un primo gruppo di lavoro composto da Lorenzo Ciapetti, Luca Mazzara, Salvatore Vassallo che si è fatto promotore di un documento di analisi e proposte in relazione al nuovo assetto delle autonomie locali, in attesa della riforma del Titolo V della Costituzione. Il documento, che è stato al centro del dibattito del convegno forlivese, analizza la situazione con particolare riferimento alle problematiche di area vasta, dopo il superamento delle province e lancia alcuni possibili scenari di governance regionale.

Spiega il presidente del sodalizio Raffaele Schiavo: “Il tema del mantenimento o abolizione delle province in Italia è stato, negli ultimi anni, il metro con cui si è misurato il livello di sensibilità pubblica nei confronti dei costi della politica. Alla luce dell’introduzione della Legge 7 aprile 2014 n. 56 (detta “Delrio” dal nome del principale firmatario) riteniamo che sia opportuno inquadrare l’ormai annosa vicenda degli “enti intermedi”1 in Italia all’interno della paventata riforma dell’assetto amministrativo del nostro paese, con la possibile ridefinizione del Titolo V della Costituzione (Disegno di Legge Costituzionale sulla revisione della Parte II della Costituzione), adottando la prospettiva dell’efficienza nell’esercizio delle funzioni territoriali per lo sviluppo del territorio2. Si è consapevoli che si tratta di una prospettiva non priva di controversie, soprattutto perché il concetto di “efficienza” nel governo locale è stato sottoposto a diverse critiche sulla base della difficoltà di riconoscerne un’unica dimensione. Ed è bene ricordare che, infatti, i principi di “sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza” contenuti nell’Art. 118 della Costituzione, di fatto, chiamano in gioco non solo l’efficienza di costo, bensì anche dimensioni di efficienza “allocativa” e “multilivello”.”

"La riforma dello Stato è un punto irrinunciabile di questo Governo e sarà perseguita con tutta la determinazione possibile e la massima attenzione a prendere provvedimenti che semplifichino la vita dei cittadini e delle imprese migliorando la condizione attuale". Lo ha detto Marco Di Maio, parlamentare forlivese e componente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, intervenendo al convegno organizzato dal centro studi "Leonardo Melandri" a cui ha preso parte come ospite principale la vice presidente della Regione Emilia-Romagna, Simonetta Saliera con la partecipazione di autorevoli rappresentanti del mondo economico, istituzionale e accademico del territorio.


Quella della Legge 56/14  è "una riforma importante - ha detto la vice presidente Saliera - non ancora compiuta in tutti i suoi dettagli e ci aspettiamo che nei prossimi giorni un decreto della presidenza del consiglio chiarisca meglio con quali competenze e con quali risorse umane ed economiche questi enti continueranno a lavorare. Quel che è certo che è la Regione Emilia-Romagna chiederà con forza di poter contare su una flessibilità che ci permetta, come fatto oggi, di proseguire su un virtuoso modello di affidamento agli enti locali dell'erogazione e programmazione di molti servizi e investimenti".


Una richiesta condivisa anche dal parlamentare Marco Di Maio: "E' vero, la nostra Regione si è distinta in questi anni per aver delegato molte competenze alle Province; con le riforme in atto, ci batteremo in parlamento per cercare di assicurare la necessaria flessibilità del nuovo modello assetto degli enti locali per consentire di mantenere una delega forte ai territori. Però non possiamo pensare di tornare indietro rispetto all'obiettivo di una Romagna che deve tornare a pensare in grande, ma soprattutto a pensare insieme: i campanilismi di questi anni hanno prodotto più svantaggi che benefici”.

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